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Rimini, Gloria Lisi: “Disordini in centro storico…a chi giovano?”

Gloria Lisi, Consigliere Comunale e Presidente Gruppo Consiliare del Comune di Rimini, interviene sui disordini avvenuti nei giorni scorsi in centro storico.

“Cui prodest?

Analizzando quello che è successo sabato scorso in pieno centro a Rimini, mi sorge spontanea questa domanda.

A chi giova che piazza Cavour, sede del nostro Municipio, sia luogo di pestaggi di gruppi di ragazzini in un sabato sera di fine ottobre?

A chi giova che il centro sia reso ormai irraggiungibile per la totale mancanza di parcheggi?

A chi giova che persone che potrebbero avere una capacità di spesa ormai rara in questo periodo, debbano girare alla ricerca disperata di un parcheggio per poi doversi sentire insicuri nel cuore della nostra amata città?

A chi giova non curarsi delle difficoltà degli imprenditori “eroici”, mi permetto di dire, che nonostante il caro bollette, non solo continuano ad alzare le serrande delle loro attività, ma pagano stipendi a giovani ragazzi che lavorano, consumano prodotti del  territorio, si accordano fra loro, invece di farsi concorrenza, per gestire insieme la sicurezza? Perché oltre al danno, devono anche subire la beffa di essere quasi colpevolizzati di abitare o far vivere quegli spazi?

Quando rientravo a casa anni fa, in piena notte, da sola, non ho mai avvertito un sentimento di paura. Eppure la vista di quei video mi ha scioccata. Mi sono chiesta, come donna, se rientrassi ora, alle due di notte, mi sentirei sicura nella mia città?

La sicurezza di noi tutti è profondamente legata alla nostra libertà e nessuno di noi dovrebbe sentirsi limitato in questo. Un esempio utile per aumentare la percezione di sicurezza e utile alla diminuzione dei reati è data da una disciplina come la PREVENZIONE SITUAZIONALE,  tuttavia se le azioni non vengono concordate con chi amministra la città, rimane soltanto la forza della repressione. La prevenzione situazionale ci indica che per evitare che vengano commessi certi reati, si può agire su aspetti a volte molto scontati, come: una maggiore illuminazione, una siepe tagliata, ma anche: attività che richiamino gente tranquilla, servizi per le famiglie, facilitazioni nella fruizione degli spazi.

Ora torniamo alla Vecchia Pescheria, è un luogo a cui noi riminesi siamo affezionati, e non vorrei arrivare a dire, purtroppo, eravamo affezionati… Potenzialmente è un luogo che si presta bene allo scambio di relazioni e di socialità, ma se non gestito, se trascurato, se abbandonato, diventa facilmente un luogo insicuro. Io spero che chi ha l’onere di occuparsi sia delle attività economiche, sia della sicurezza sappia tenere presente questi fattori, capisco che se una Sopraintendenza dia delle precise indicazioni, sia difficile contravvenirle, tuttavia l’Amministrazione Comunale può trovare soluzioni per migliorare la situazione, prima che sia troppo tardi. Fra l’altro mi chiedo come si possa utilizzare lo stesso luogo, gli stessi banconi, per un evento patrocinato dal Comune stesso poco tempo fa, e poi uscire ancor prima di incontrare gli imprenditori con un comunicato stampa che dice “basta” già nel titolo…Non vorrei che nella mia città ci fossero logiche e interessi che vogliono privilegiare chi ha avuto la fortuna di gestire attività con un bel parcheggio attaccato, non vorrei che per favoritismi personali si brucino le possibilità imprenditoriali di un luogo bello come la Vecchia Pescheria, solo perché lì non abbiamo imprenditori amici… Sarebbe fantasioso solo immaginare un quadro di questo genere e francamente non voglio nemmeno ipotizzarlo!

Ed ora, in conclusione di queste mie riflessioni, lascio spazio al pensiero che più mi sta a cuore, ovvero l’aspetto educativo della questione “risse fra ragazzini”. Da quei filmati appare evidente come il mondo adulto non stia facendo un buon lavoro con questi ragazzi. Sicuramente la mancanza in quel momento di una pattuglia non ha fatto da deterrente per quegli episodi, ma francamente non penso che con la “paura” delle divise si ottengano dei grandi risultati in termini educativi, in fondo i ragazzi certe cose le possono fare in luoghi meno centrali e continuare a farle…non possiamo pensare di mettere una divisa accanto ad ogni adolescente… Dobbiamo riprenderci TUTTI e TUTTE come adulti, la responsabilità di educarli all’autodeterminazione di saper fare scelte corrette!”

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