Gli intermezzi dialettali verucchiesi risalenti al secolo XVIII, riscoperti e pubblicati di recente a cura di Lisetta Bernardi, Ennio Grassi, Domenico Pazzini e Vincenzo Sanchini, approdano dagli scaffali di librerie e biblioteche alle aule scolastiche, grazie ad un progetto di promozione della cultura dialettale locale curato dal Comune di Verucchio, realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna e la recente legge per la salvaguardia e valorizzazione delle lingue locali (LR 16/2014).
Due classi della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo di Verucchio, insieme alle insegnanti Chiara Mariani e Martina Mozzoni, hanno lavorato alcuni mesi sulla lettura dei testi e hanno preparato una serie di domande per i curatori della pubblicazione, edita da Pier Giorgio Pazzini nell’anno 2016. I curatori hanno risposto alle curiosità dei ragazzi e degli insegnanti e hanno anche inscenato una breve interpretazione a più voci del testo di una commedia (intermezzo) scritta dal verucchiese Giambattista Cupers nel Settecento, parte in lingua italiana e parte in dialetto verucchiese, giunta fino a noi grazie ad una iniziativa del Comune di Verucchio che a fine Ottocento commissionò ad un proprio dipendente la trascrizione dei testi manoscritti per conservarne la memoria nella Biblioteca comunale, fondata sin dal 1857 dal Sindaco Antonio Tondini.
Dopo le guerre mondiali, si era persa traccia e memoria dei testi manoscritti, riscoperti grazie ai curatori del volume e pubblicati in piccola parte in una prima edizione critica, con l’intento di rieditare tutti i testi ritrovati: gli autori antichi di cui si ha più certa memoria sono Giambattista Cupers, vissuto nel primo Settecento, e Carlo Andrea Celli, vissuto pochi anni dopo a Verucchio, che con i loro intermezzi burleschi allietavano le scene teatrali locali (di qui il nome “intermezzi”) soprattutto nel periodo di carnevale, quando il teatro era collocato all’interno del salone della Rocca Malatestiana. Nel comunicare l’iniziativa, il Sindaco di Verucchio Stefania Sabba si complimenta nuovamente con i curatori del volume per il lavoro svolto poiché “raramente si sono conservati testi di questo genere teatrale e in dialetto romagnolo, addirittura verucchiese. Pertanto la pubblicazione assume davvero connotati di rarità e apre nuove prospettive negli studi di settore”. Li ringrazia altresì per la disponibilità nel presentare il lavoro presso le scuole del territorio, così come ringrazia di cuore le insegnanti “che hanno accolto l’invito ad avvicinare i bambini allo studio del dialetto, lingua con la dignità piena di entrare nelle scuole, anche per approfondire la conoscenza delle tradizioni e delle radici della comunità”.
Nella foto: un momento della presentazione del volume avvenuta nel 2016.