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Giulio Lolli condannato a 9 anni per terrorismo internazionale

La prima Corte d’Assise di Roma ha condannato 9 anni di carcere l’ex imprenditore Giulio Lolli, estradato dalla Libia nel 2019, e accusato dai pm di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo e traffico d’armi internazionale.

I giudici hanno accolto l’impianto accusatorio del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco che aveva sollecitato una condanna a 8 anni di carcere. Secondo i pm di piazzale Clodio, Lolli aveva un “ruolo direttivo” in una organizzazione terroristica di matrice islamica in cui militava in Libia.

Giulio Lolli in LIbia

L’ex imprenditore 56enne aveva infatti fatto parte dell’organizzazione di matrice islamica Majlis ShuraThuwar Benghazi quale “comandante delle forze rivoluzionarie della marina di Tripoli” e aveva messo a disposizione due barche ”destinandole al traffico di armi”. In particolare, secondo l’accusa, “per favorire l’azione dell’associazione Majlis Sura Thuwar Bengasi, attraverso l’utilizzo della barca Mephisto nella sua disponibilità, e dell’equipaggio”, ”raccoglieva e introduceva nello Stato, deteneva e cedeva a terzi armi da guerra destinate al rifornimento di unità combattenti della prima linea d’assalto: quali armi portatili, munizionamento, granate, bombe, mine, lanciarazzi anticarro, antipersonale, missili anticarro e materiale accessorio da guerra, convenzionale e anticonvenzionale”.

Lolli aveva anche annunciato la sua conversione all’Islam. Ma con il ribaltamento delle fazioni, nel 17 dicembre 2017 era finito nel carcere di Mitiga (Tripoli) con l’accusa di terrorismo e rischiando la pena di morte; alla fine si era avuta notizia di una sua condanna all’ergastolo. Era poi stato estradato in Italia nel dicembre 2019.

Secondo quanto riposrta l’agenzia ANSA, nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip capitolino nel dicembre di tre anni fa, sono citati anche i risultati di una rogatoria internazionale dalla quale emerge che l’italiano era “detenuto dal 17 dicembre 2017 nel carcere di Mitiga (Tripoli) con l’accusa di terrorismo per la collaborazione fornita al gruppo armato denominato Shura di Bengasi oltre che di detenzione illegale di una pistola e trattenimento illegale in Libia”.

Sulle tracce di Lolli in Libia, c’erano arrivati per primi i carabinieri di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore, Davide Ercolani, titolare dell’indagine sulle truffe e il fallimento della Rimini Yacht. Lolli, imprenditore oggi condannato a Roma, era sparito dopo una fuga rocambolesca nel Mediterraneo e numerose truffe milionarie; era ricercato dagli inquirenti riminesi in mezza Europa, dalla Svizzera a San Marino, fino al Nordafrica.

A ottobre scorso, la Corte di appello di Bologna aveva confermato la condanna a quattro anni e sei mesi per associazione a delinquere decisa in primo grado per la vicendda di Rimini Yacht, di cui Lolli era presidente. Erano state proprio le indagini della Procura di Rimini a individuare Lolli in nord Africa e a far partire la prima richiesta di estradizione, cui era riuscito a sfuggire da “ultimo pirata” come lui stesso ha amato definirsi.

 

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