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Giulia Sarti, Salvini: “Vicenda disgustosa”. 4 disegni di legge contro il revenge porn

“È una vicenda disgustosa e molto grave. È nostro dovere proteggere la libertà e la privacy di Giulia Sarti e delle altre persone, spesso giovani, che subiscono e/o hanno subito lo stesso vergognoso trattamento”.

Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini, sul caso della parlamentare del Movimento 5 Stelle. Il ministro ha fatto sapere che segue personalmente la questione ed ha chiesto informazioni alla polizia. Al momento, fanno sapere fonti del Viminale, le verifiche della Polizia Postale “non hanno rilevato la presenza in rete di nuove foto e video. Le immagini si stanno diffondendo attraverso le applicazioni di messaggeria”.

Sul caso ieri erano intervenuti tantissimi esponenti politici, tutti per manifestare la propria solidarietà alla deputata di Rimini. Fra loro anche Laura Boldrini: “Quello che sta accadendo a Giulia Sarti è indecente, a lei va la mia solidarietà. Non si può tollerare la diffusione di immagini intime senza il consenso della persona interessata Basta #RevengePorn”. 

In Italia non esiste una norma specifica che punisca chi pubblica e diffonde, via internet e sui social media, video e foto private esplicitamente a carattere sessuale, senza il consenso delle persone coinvolte. Questo comportamento, chiamato “revenge porn” è invece un reato a se stante in Paesi come la Germania, Israele, Gran Bretagna, Canada e 34 stati Usa.

Per rimediare a questa lacuna, in parlamento giacciono quattro disegni di legge, presentati fra il 2018 e i primi mesi di quest’anno da  deputati e senatori di Forza Italia e del M5S. Si tratta di introdurre un nuovo articolo del codice penale, il 612-ter, per punire chi pubblica e diffonde immagini relative all’intimità sessuale con lo scopo di vendetta. Ne sono vittime quasi sempre le donne e le cronache hanno dovuto riportare i devastanti effetti di tali atti, compresi alcuni suicidi.

Forza Italia ha depositato due disegni di legge depositati alla Camera e uno al Senato, l’ultimo con primo firmatario l’on. Galeazzo Bignami il 9 gennaio. Il 12 marzo, primo firmatario Enrico Aimi, un testo è stato presentato in Senato. Come pena si propone la reclusione da uno a quatto anni e una multa non inferiore a 5 mila euro, ma la pena può arrivare a sei anni in specifici casi, come quando il responsabile dell’azione di vendetta sia una persona che è stata legata sentimentalmente al soggetto offeso. Nel terzo disegno di legge proposto da Forza Italia,  il 5 marzo in Senato con prima firmataria Sandra Savino, la pena prevista è invece la reclusione da uno a tre anni, aumentata della metà se il fatto è commesso da persona che è o è stata legata da una relazione affettiva alla persona offesa, con o senza vincoli matrimoniali.

Il disegno di legge  del M5S reca come prima firmataria Elvira Lucia Evangelista, presentato il 19 febbraio. Qui si fa riferimento alla responsabilità dei gestori delle piattaforme e alla necessità di ottenere la rimozione immediata delle immagini incriminate. La pena varia da sei mesi a tre anni, con multe da 75 a 250 euro, aumentata da uno a quattro anni se è il coniuge o altra persona legata sentimentalmente alla vittima ad aver commesso il fatto,  e da cinque a dieci anni qualora come conseguenza non voluta ci sia la morte della persona offesa. Previste inoltre azioni formative se le vittime sono giovani o addirittura minori «per un uso consapevole di internet e dei social media».

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