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Giovagnoli (PSD): “Noi per una San Marino più giusta e aperta all’Europa”

E’ questa l’ultima intervista di Chiamamicitta.it ad alcuni dei protagonisti sammarinesi della campagna elettorale per le prossime elezioni dell’8 dicembre. Questa volta abbiamo intervistato Gerardo Giovagnoli, segretario del Partito dei Socialisti e dei Democratici. 43 anni, ingegnere elettronico, insegnante, Segretario del PSD dal luglio 2009 a settembre 2013, membro del Consiglio Grande e Generale dal 2012 al 2016, Delegato all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa dal gennaio 2013 al’ottobre 2016, Vice-Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa dal gennaio 2014 al gennaio 2016, nuovamente Segretario del PSD dal novembre 2018.

Gerardo Giovagnoli

Noi per la Repubblica (la lista composta dal Partito dei Socialisti e dei Democratici, dal Partito Socialista, dal Movimento Democratico-San Marino Insieme) vede assieme i partiti storici della sinistra. Alle precedenti elezioni questi partiti erano assieme in una lista con il PDCS (San Marino prima di tutto), lista che perse il ballottaggio con Adesso.sm nel 2016. La domanda ovvia è: come sta oggi la sinistra sammarinese?

«Benino. Anche nella confusione politica sammarinese destra e sinistra stanno a rappresentare visioni politiche diverse, ma soprattutto interessi diversi. Per noi è fondamentale difendere gli interessi di chi lavora, di chi produce, di chi opera nella legalità per la ricchezza della nostra Repubblica.
La sinistra sammarinese potrebbe contare molto di più, ma i personalismi e le divisioni di questi ultimi anni sono stati devastanti. Se volessimo sommare ancor oggi tutti i consiglieri che si richiamano al riformismo o alla sinistra arriveremmo a circa il 50% degli eletti del Consiglio Grande e Generale. Il PSD era nato proprio con l’intento di mettere assieme le diverse anime riformiste e superare divisioni e contrapposizioni spesso difficilmente comprensibili, se non per questioni di potere personale. Noi a questo progetto crediamo ancora e continueremo a provare a lavorare per l’unità, sempre. Il progetto di Noi per la Repubblica va in questa direzione: forze di sinistra diverse, ma alleate, che assieme proveranno a convincere gli elettori sammarinesi che siamo in grado di operare per il bene della Repubblica.
Con le altre forze di sinistra esterne a noi, in particolare con quelle che erano al governo, le divergenze sono state tali e tante da impedire in questa fase un dialogo costruttivo. Ma dopo l’8 dicembre ci auguriamo che possa iniziare una nuova stagione politica anche per la sinistra sammarinese».

In questi tre anni di opposizione al Governo di Adesso.sm non gli avete risparmiato critiche sulle scelte economiche, sulla gestione delle banche e su quella della giustizia, per non parlare della politica estera. Qual è il vostro giudizio su questi tre anni del Governo di Adesso.sm? Salvate qualcosa delle riforme fatte?

«Il giudizio è molto semplice da formulare: gli stessi componenti della maggioranza hanno ammesso che l’azione di governo era arrivata ad un punto morto e che sono stati commessi molti errori, soprattutto nel settore bancario e finanziario.
Purtroppo non sono stati altrettanto limpidi nella autocritica sulla gestione scellerata della giustizia. Neanche ai tempi degli arresti eccellenti di diversi politici sammarinesi si era giunti, in Commissione parlamentare, all’interruzione della prassi dell’unanimità sulle decisioni che riguardavano il Tribunale, ed in particolare sulle nomine dei suoi vertici. In questi tre anni invece, soprattutto per la gestione autoritaria e divisiva della Segreteria della Giustizia, si è giunti al tutti contro tutti: partiti contro partiti, correnti nel tribunale, denunce incrociate tra giudici. È bene che le forze che puntano a governare nella prossima legislatura siano chiare nella denuncia di uno stato di fatto intollerabile e nell’ammissione che il metodo e gli atti compiuti hanno procurato gravi danni alle Istituzioni.
Non avevo dubbi che il controllo di AP (pardon, di Repubblica Futura) della giustizia avrebbe generato guerre e fratture, data la loro storica tendenza ad utilizzare la leva morale-giustizialista per ottenere consenso.
È stata invece un’autentica sorpresa negativa la strategia della Segreteria agli Esteri di totale abbandono della strada avviata di collaborazione con la Repubblica Italiana, di cancellazione della riforma del corpo diplomatico che era già pronta, di diplomazia segreta nella negoziazione dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea.
Il caso targhe, la mancata sottoscrizione del memorandum con Banca d’Italia, i mancati protocolli sulla collaborazione rispetto agli investimenti ed il mancato impulso definitivo nel negoziato con l’UE, sono lì a dimostrazione di tutto quanto non è stato fatto. In tutto ciò, le strampalate relazioni con paesi extra UE non hanno portato alcun beneficio ed hanno invece dato il segno di una Repubblica che non sa più come mettere in fila le priorità.
Per noi le prospettive su cui lavorare sono chiare: primo obiettivo la collaborazione con l’Italia per ottenere reciproci vantaggi su investimenti ed innovazione; secondo l’ingresso nel Mercato Unico Europeo e la fine dello status di extracomunitari per la Repubblica; terzo l’apertura oculata e non in contraddizione con la parte del mondo nella quale stiamo, e quindi di relazioni efficaci con gli altri stati occidentali».

Il PDCS corre da solo questa volta alle elezioni, ritenendo di avere le carte in regola per tornare a governare San Marino, certi che gli elettori abbiano ormai dimenticato, o meglio perdonato, tutte le pesanti responsabilità in capo a questo partito del recente passato. Nelle indicazioni pre-elettorali sulle alleanze future voi avete indicato sia il PDCS che la R.E.T.E., i due possibili candidati alla vittoria. Quali sono le vostre aspettative elettorali? Un buon risultato potrebbe consentirvi di discutere ed eventualmente entrare in un nuovo governo di coalizione, se non ci fosse un vincitore chiaro. Siete pronti ad assumervi nuovamente responsabilità di Governo in un momento così difficile della Repubblica?

«Noi siamo una forza politica che, aldilà dei numeri, ha una grande qualità nella elaborazione di proposte e di progetti. Non ha nemici da combattere se non la crisi economica che attanaglia il Paese. Mantiene ottime relazioni con i referenti italiani e non solo. Ha capacità di ascolto e di governo. Non ricerca inutili scorciatoie. Lavora per la soluzione dei problemi con le parti sociali ed economiche. Una forza politica che lavora per imprimere un deciso impulso riformista, consapevole e realista al governo del Paese. Noi lavoriamo per dare una identità chiara al nostro modello economico e sociale, per allinearlo ai migliori standard internazionali, ma con leggi scritte per rispondere al meglio alle esigenze del nostro Paese. Ci impegniamo ad operare per il superamento delle nostre difficoltà economiche e per la ripresa economica, ma lavoriamo anche per una maggiore tutela della persona, contro le disuguaglianze, in particolare quelle di genere. E opereremo con tutta la nostra forza per riportare ad un livello accettabile il dialogo tra le istituzioni (Consiglio, Governo, Tribunale) ormai saltato da troppo tempo e che è prioritario far funzionare. Noi pensiamo di avere uomini e donne capaci di dare un contributo importante per San Marino».

Con il Governo 5 Stelle-PD in Italia per voi potrebbe essere più facile avere un ruolo per contribuire a migliorare le relazioni con il Paese confinante e di conseguenza con l’Europa. Al di là della foto con Zingaretti della scorsa settimana, gli incontri romani degli esponenti di Noi per la Repubblica a cosa vi sono serviti?

«Questo incontro non è un episodio isolato, legato alla campagna elettorale. Abbiamo proseguito un confronto, iniziato da tempo, fra forze politiche presenti assieme nel Partito Socialista Europea e che riguardano i problemi dei due paesi.
Tutti i partiti sammarinesi, per decenni, hanno avuto relazioni continue con i leader di partito e i componenti del Governo italiano: quelle relazioni erano sia politiche che umane ed hanno permesso per molto tempo comunicazioni e intese molto proficue. La fine della prima Repubblica in Italia ha reso lo schema più complicato, ma la necessità di conoscenza reciproca e di un lavoro continuativo di collaborazione e proposte è fondamentale per la nostra Repubblica. Noi lo facciamo con il PD italiano, ma non solo. Dobbiamo saper rapportarci istituzionalmente con chiunque e la trasversalità della nostra lista è un valore a tal fine.
Non dobbiamo poi dimenticare anche la dimensione locale: le relazioni con Rimini e la Regione Emilia Romagna non possono essere considerate ininfluenti sulla nostra azione di governo. Farlo sarebbe un grosso errore. Su molti temi (infrastrutture viarie, sanità, turismo, investimenti commerciali e turistici, università ed innovazione) devono diventare partner fondamentali. La Regione Emilia Romagna è una delle regioni traino d’Europa e l’interazione con San Marino può essere di grande vantaggio reciproco».

Paolo Zaghini

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