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Gessica: “Non potrò più nuotare con i miei amati delfini”

«Mentre l’acido mi mangiava la faccia io, in ginocchio, pregavo Dio: toglimi la bellezza ma lasciami almeno la vista». Gessica Notaro, la 28enne riminese sfregiata con l’acido dall’ex compagno a gennaio, ha concesso a “Panorama” la prima intervista in cui racconta di quella terribile sera.
«Lui mi aveva minacciato quando lo denunciai un anno fa – racconta Gessica – e minacciava spesso anche di togliersi la vita dopo avermela fatta pagare… La sera del 10 gennaio immaginavo di ritrovarmelo sotto casa perché aveva telefonato più volte a mia madre. Nonostante gli obblighi domiciliari ai quali era stato sottoposto, infatti, Edson Tavares era libero di andare in giro a tutte le ore e di avvicinarsi a casa mia».

Quella dell’aggressione non è una data scelta a caso: nello stesso giorno di sei anni prima il fratello si era tolto la vita impiccandosi: «Ha scelto quel giorno apposta, in segno di sfida». 

«Ho cercato di restare lucida. Sapevo che non dovevo toccarmi il viso con le mani e sapevo anche che non dovevo sciacquarmi… Mi sono fatta portare subito da mia madre all’ospedale mentre sentivo che l’acido mi entrava negli occhi e cominciavo a vedere sempre di meno».

Ora Gessica deve constatare quanto le leggi si stiano dimostrando inadeguate per casi come il suo: «Il viso delle vittime resta deturpato a vita mentre le pene degli aggressori si limitano a pochi anni». Alla domanda se abbia paura che il suo ex esca di prigione, risponde: «Adesso no perché sono certa che per un po’ starà in cella. Ora ho tante cose da affrontare; ho già fatto tre interventi e ne dovrò fare tanti altri per anni. Poi ho terapie costosissime, quotidiane. Tornerò a essere quella di sempre anche se per anni non potrò guardare il sole se non con delle maschere e bendata. Non potrò fare i bagni con i miei amati delfini perché il cloro sarebbe devastante».

E il perdono? «Non perdono Eddy , non lo perdonerò mai, ma non lo odio. Ora voglio aiutare le donne che rischiano di fare la mia stessa fine a uscire dal loro incubo».

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