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“Gender Project è evoluzione non rivoluzione”: Veronique Charlotte da Londra nella sua Rimini

Gender Project, lavoro di fotografia sociale ideato dall’artista visiva e body performer riminese Veronique Charlotte, approda oggi proprio a Rimini da Londra, dove la fotografa vive ormai da sei anni. Il progetto ha visto la sua prima edizione nella capitale inglese il 3 e 4 settembre 2019, dove ha avuto grande successo, e da qui è pronto per partire ed essere portato in diverse città a livello internazionale.

Veronique Charlotte

Veronique, com’è nato il progetto? Perché pensi sia importante portarlo avanti? «Gender Project nasce dall’esigenza di creare uno “save space”, uno spazio che non si limiti solo all’opera d’arte, ma che si evolve e si trasforma in uno strumento educativo. Nasce perché sento l’esigenza nel 2020 di fare chiarezza e discutere la comprensione della fluidità e dell’identità di genere. È un movimento il mio che verrà portato in altri otto paesi del mondo dopo l’edizione dello scorso settembre a Londra e di questa del 2020 in Italia, per un totale di dieci tappe. L’identità di cui parlo è fluida e in costante mutamento, voglio ricercare ed esplorare le diversità che ci rendono uguali in paesi diversi e negli anni a seguire, fino ad arrivare a un risultato totale di 1000 ritratti che parlano di come “gender” e “identità” siano vissute in relazione al paese di provenienza, al territorio e allo stato sociale».

Dalla prima tappa a oggi come si è evoluto? Qual è stata la risposta del pubblico all’estero? E cosa ti aspetti invece dall’Italia? «Come ti dicevo è in costante movimento, ho iniziato questo progetto nel gennaio del 2019 e non mi sono fermata un solo giorno, è una battaglia per l’evoluzione la mia, non per la rivoluzione. La risposta oltre Manica nel Regno Unito è stata fantastica, mi ha dato la carica emotiva per continuare. Gender London è stato un progetto educativo anche per me: mi ha insegnato i miei limiti e le mie potenzialità come artista sociale, e mi collego a questo per ringraziare ancora una volta questa città che ritengo una seconda casa da quasi più di sei anni. Dall’Italia ho avuto già ottimi riscontri: la possibilità di fare un piccolo show-case a Milano lo scorso novembre al Gender Border film festival, per esempio, mi ha permesso di incontrare nuove persone che sono poi diventate collaborazioni esterne per questa edizione italiana 2020. Sono pronta per iniziare questa nuova avventura e esplorare nuove possibilità e ovviamente non vedo l’ora di incontrare i nuovi futuri 100!»

Cosa accadrà a Rimini e che effetto ti fa portarlo nella tua città? «Sarò brevemente di passaggio a Rimini dal 24 al 29 febbraio dove scatterò per tutta la durata della mia permanenza, Gender Italy ha come base Milano, ma ho sentito l’esigenza di fermarmi e raccontare anche alcune delle storie della città in cui sono cresciuta e che amo tanto. Se qualcuno è interessato a farne parte può contattarci su gender100london@gmail.com o su Instagram @gender_project».

Che rapporto si crea tra te e le persone che fotografi? Ti portano la loro storia e cerchi di racchiuderla in uno scatto? «È uno scambio intimo e molto personale, soggetto e fotografo assumono volontariamente una posizione aperta e vulnerabile l’uno di fronte all’altro: si crea davvero velocemente una situazione di fiducia reciproca, questo per sottolineare la capacità di comunicare apertamente che stiamo purtroppo perdendo nell’era dei social media dove tutto passa prima da uno schermo virtuale. Le emozioni che ho vissuto e provato non si possono misurare in mgbite, sono autentiche e reali ed è questo che cerco di trasmettere con le mie foto: emozioni senza filtri».

Irene Gulminelli

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