L’ondata verde-azzurra e pentastellata ha travolto anche Gemmano, comune sotto amministrazione PD. Risultato: centrosinistra terzo sia alla Camera (87 voti) che al Senato (86). Si piazzano al secondo posto – per entrambe le Camere – i 5 Stelle, con Giulia Sarti che prende 225 voti e Carla Franchini 203. Successone poi per il centrodestra: Elena Raffaeli si porta a casa 292 voti, Antonio Barboni 273. Les jeux sont faits.
Un risultato inaspettato anche per il sindaco Riziero Santi.
Come si spiega questa sconfitta del PD?
«Vi sono ancora numerose difficoltà sul fronte del lavoro, che si riversano inevitabilmente sulle famiglie. Lo vedo nel rapporto di tutti i giorni con la gente. Il problema è la mancanza di una chiara prospettiva futura, che ha contribuito ad alimentare rabbia verso chi detiene il potere centrale. Rafforzando così le forze anti-sistema, come la Lega e il Movimento 5 Stelle. Partiti che propongono un’alternativa sulla base di promesse, tra l’altro irrealizzabili, che riescono a confortare buona parte degli italiani. Quella del Partito Democratico è viceversa una proposta concreta, razionale e progressista».
Dai risultati, anche il territorio riminese è stato travolto dall’ondata di malcontento?
«I risultati provinciali sono stati sicuramente contaminati da questo nuovo trend. Lo dimostra il fatto che a livello locale le amministrazioni PD siano apprezzate dai cittadini. Ma evidentemente il lavoro svolto non è stato ancora del tutto percepito e ben comunicato».
A giochi fatti, crede sia stata sbagliata la scelta di candidare Sergio Pizzolante alla Camera e Tiziano Arlotti al Senato?
«No, rimango convinto che siano i due veri candidati del territorio. Lo hanno dimostrato nel corso di questi anni. Se siamo riusciti a realizzare determinate opere è anche grazie al loro lavoro. Mi auguro, per il bene del territorio, che siano altrettanto capaci e competenti anche i neo eletti, e che non ragionino solo in base a logiche di appartenenza politica».
Tra poco a Gemmano si voterà per decidere il nuovo sindaco. Lei è preoccupato per le sorti del PD?
«Visti i risultati del 4 marzo, è necessario comunicare meglio ai cittadini quello che stiamo realizzando, la crescita attuata. Dobbiamo rilanciare la nostra proposta, valorizzarla. Bisogna tuttavia precisare che tra le elezioni locali e nazionali prevale una logica diversa».
Lei ha intenzione di ricandidarsi?
«Non ho ancora deciso se ripresentarmi, ma chi prenderà la guida del Comune si troverà un territorio in ordine, nel quale sono stati creati ulteriori presupposti di sviluppo».
Matteo Renzi ha annunciato che si dimetterà da segretario solo dopo la formazione del nuovo Governo. Per alcuni dei suoi avrebbe dovuto lasciare contestualmente al risultato, senza tentennamenti. E’ d’accordo?
«Io mi definisco un “non renziano”. Ma mi dispiace molto vedere tale accanimento, tra l’altro spesso strumentale, contro il Partito Democratico e il suo segretario. Bisognerebbe abbandonare, almeno internamente, queste ostilità e lasciare spazio a discussioni più produttive, prima tra tutte quelle sulla nostra identità futura».