I Garante dei Detenuti di Rimini lascia l’incarico dopo tre anni. Ilaria Pruccoli, nella sua relazione conclusiva presentata la consiglio comunale, parla parecchie difficoltà “a volte più di quelle che mi sarei potuta aspettare”.
“Purtroppo – scrive – le problematicità che hanno sempre circondato la figura del Garante dei Diritti delle Persone private della Libertà Personale del Comune di Rimini non si sono ancora del tutto risolte: permangono i dubbi sull’autonomia gestionale delle spese e sul riconoscimento di fatto di questo ruolo mentre ora lo è, a mio avviso, solo dal punto di vista teorico. In piena sincerità penso che le motivazioni, che mi hanno accompagnato fino ad oggi, si stiano affievolendo e ritengo doverono fare un passo indietro e lasciare l’incarico di Garante dei Detenuti di Rimini che così tanto mi ha arricchito, inorgoglito e mi ha permesso di crescere dal punto di vista professionale ma soprattutto umano”.
Il problema principale e più “annoso” è ancora quello di non avere una direzione stabile: “Nel 2018 l’incarico era stato affidato alla dott.ssa Manuela Ceresani. Ad oggi invece il posto della direzione è occupato, sempre in maniera temporanea, dal dott. Gianluca Candiano. Il dott. Candiano era già stato direttore del carcere di Rimini nel 2014, sempre per tamponare situazioni di posti vacanti. Sono diversi anni che Rimini affronta questa instabilità che ormai si è cronicizzata e pare che nessuno a nessun livello dell’Amministrazione, sappia come intervenire”.
“Vorrei ringraziare davvero tutti quelli che mi hanno sostenuto, aiutato e ascoltato in questo cammino: l’ Amministrazione comunale tutta, in particolar modo nella persona del Vicesindaco Gloria Lisi e del suo staff, l’ Amministrazione Penitenziaria, l’equipe educativa del carcere di Rimini, il corpo di Polizia Penitenziaria e l’Ispettore Gabriele Celli, gli operatori e i volontari che operano all’interno della Casa Circondariale. Un ringraziamento speciale va ai miei colleghi Garanti: Stefania Carnevale del Comune di Ferrara, Antonio Ianniello del Comune di Bologna, Roberto Cavalieri del Comune di Parma e ultimo ma non ultimo Marcello Marighelli Garante della Regione Emilia Romagna che è stato in grado di creare e unire questo gruppo e di darci sempre preziosi consigli. Un grazie speciale mi sento di rivolgerlo ad Anna Mazza, da poco venuta a mancare, che in questa esperienza come Garante mi è sempre stata vicina, non solo come professionista nel gruppo di supporto del Consiglio Comunale ma soprattutto come donna, come amica“, conclude. Ilaria Pruccoli.
Dalla relazione emerge il ritratto più aggiornato dei “Casetti”, la casa circondariale di Rimini dove sono recluse persone sia con condanna definitiva che in attesa di giudizio che hanno ottenuto condanne inferiori ai cinque anni o che il loro residuo pena è inferiore ai cinque anni. Le sezione sono 7, di cui due situate all’esterno delle mura di cinta ed ospitano rispettivamente i semiliberi e i tossicodipendenti. Alla fine del 2017, la sezione Vega, riservata a detenuti transessuali, “è stata chiusa e i detenuti presenti (circa 8) trasferiti in più idonee strutture carcerarie”.
Alla data del 19 marzo 2019, i detenuti presenti alla Casa Circondariale di Rimini erano 152, di cui 73 con sentenza definitiva. I detenuti italiani sono 82 e 70 gli stranieri. Tra questi ultimi le nazionalità più rappresentate sono Marocco (23 persone) e Albania (12). Una situazione piuttosto differente rispetto alla media nazionale, che vede una media di detenuti stranieri molto inferiore: il 33,5% nel 2019, rispetto ad un 34 % dello scorso anno.
I servizi ai quali i detenuti possono accedere sono: Biblioteca: (circa 4000 libri); Sportello “Centro d’ Ascolto” gestito da operatori dell’Associazione “Madonna della Carità”; “Caffè corretto”, gestito anche’esso da operatori dell’Associazione “Madonna della Carità”e dedicato a esperienze di lettura dei quotidiani e riviste, scrittura,
poesia, musica, cinema, informazione, educazione civica, volontariato, salute e stili di vita sani.
Poi la Sezione Andromeda: qui vi sono i detenuti che hanno dichiarato di voler intraprendere un percorso con il Sert per liberarsi da droga o alcool. Il progetto vede il coinvolgimento di Ausl, Copp CentoFiori, Uepe, associazioni di volontariato, oltre che l’ Amministrazione Penitenziaria stessa. Attualmente vi sono reclusi 11 detenuti.
Per la consulenza lavorativa e previdenziale, circa una volta al mese vi è un delegato del patronato Inca della Cgil che da consulenza ai detenuti in materia contributiva, lavorativa e così via..
La distribuzione vestiario è gestita da alcune volontarie che si occupano di far fronte all’indigenza che spesso colpisce i detenuti reclusi distribuendo quindi abbigliamento, scarpe, prodotti per l’igiene personale. C’è anche una Ludoteca: all interno della sala colloqui è stato inaugurato uno spazio a misura di bambino, con
pareti colorate, giochi e un’animatrice presente una volta ogni due settimane per “guidare” genitori e figli in attività e laboratori.
Scuola: da settembre a giugno vi sono corsi di alfabetizzazione, lezioni di scuola primaria, media e i primi due anni di scuola superiore tenuti da insegnanti del C.P.I.A. di Rimini. Nel corso del 2017, 186 persone recluse hanno partecipato a corsi di scuola all’interno della casa circondariale.
Lo sportello per l’inserimento dei detenuti in strutture terapeutiche o di comunità è gestito dall’Associazione Papa Giovanni XXIII aiuta i detenuti a compiere questo passo e li segue nel cammino dentro e fuori l’Istituto.
Oltre a questui servizi vi è tutta una serie di attività proposte dall’Equipe educativa ai detenuti, “che svolgono un’importante ruolo per la risocializzazione. Queste attività sono spesso condotte e ideate da volontari motivati ma non per questo si tratta di persone poco competenti”. Come il Vivaio di Natale, laboratorio organizzato in collaborazione con La Fazenda per la realizzazione di terrari con piante, composizione di piante grasse, piccoli presepi; il Centro per le Famiglie del Comune di Rimini ha organizzato la festa del papà e la festa di Babbo Natale e portato avanti gli incontri denominati Papà al di la delle sbarre.
Per quanto riguarda il lavoro, in carcere vi è la possibilità di lavorare per l’ Amministrazione Penitenziaria ricoprendo alcune mansioni:
– Cuoco, aiuto cuoco, inserviente
– Addetto alla lavanderia
– Addetto alle pulizie di vari luoghi
– Stiratore
– Bibliotecario
– Addetto alla spesa
– MOF , il gruppo di lavoratori che si occupano di manutenzione ordinaria.
Dalla relazione della Pruccoli salta fuori anche quello che appare un paradosso: “Ciò che risulta incomprensibile, incoerente, è che a tale aumento della popolazione carceraria, non corrisponde un aumento dei reati in Italia. Negli ultimi 10 anni gli omicidi sono passati da circa 600 all’anno agli attuali 350 annui. Ma non solo gli omicidi, anche gli stupri, le rapine e i furti sono calati sensibilmente. A mio avviso ciò che più influenza l’ aumento dei detenuti in strutture carcerarie è da ricercarsi nella tipologia di persone recluse: è sempre più evidente che le persone detenute provengono da contesti di emarginazione sociale e a volte di disagio psichico, oltre che di povertà economica e culturale, che non permetterebbe ad esempio a queste persone ne di accedere a misure alternative né di assicurarsi un’adeguata difesa. la maggior parte degli starnieri si ritrova a scontare per intero la pena in carcere pur potendo usufruire di benefici quali l’ affidamento in prova o la detenzione domiciliare, proprio per mancanza di alcuni di quegli elementi fondamentali che il Magistrato di Sorveglianza valuta ai fini della pronuncia favorevole di misura alternativa: una dimora abituale e un ambiente socio-familiare positivo”.