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Gambini sbatte la porta: “Mi dimetto da consigliere comunale, i 5 stelle fanno carne di porco delle istituzioni”

Sergio Gambini sbatte la porta e si dimette dalla carica di consigliere comunale di Cattolica. La goccia che ha fatto traboccare il vaso: le risposte del sindaco grillino Mariano Gennari e del suo dirigente alle interrogazioni del consigliere Pd Cecchini sulla vicenda del Bus Terminal.

Ecco come Gambini motiva la sua decisione e il testo della sua lettera di dimissioni protocollata presso il il Comune di Cattolica.

Quella che vedete allegata è il frutto di una riflessione che mi trascino da tempo. So che non vi piacerà, ma è una decisione che ormai ho preso e dalla quale non intendo recedere. Le ragioni sono numerose, ma le motivazioni principali sono indicate nel testo che ho già protocollato: accelerare la preparazione di una alternativa per ricandidarsi alla guida della città. Ovviamente c’è di mezzo anche l’indignazione per come i 5 stelle fanno carne di porco delle istituzioni, ma non sono abituato a sottrarmi ad uno scontro, semplicemente ho maturato la convinzione che fino a quando ci sarò io di mezzo la nostra voce potrà sempre essere equivocata e perciò la nostra battaglia sarà più debole. Nello stesso tempo oggi funziono anche come un tappo che rinvia la necessaria ricerca di soluzioni alle traversie del PD cattolichino, che sono lì ancora tutte pendenti.
Mi auguro si possa aprire una fase nuova capace di mobilitare tutte le nostre energie e dare visibilità a tutte le nostre risorse. La linea l’abbiamo tirata, chi è restato dentro il perimetro del partito però non deve avere più nessun alibi per continuare a mugugnare.
Le mie dimissioni, rassegnate in un altro contesto, avrebbero potuto risultare dannose per il partito sotto il profilo dell’immagine così invece possono essere un atto d’accusa nei confronti del malgoverno grillino che personalmente considero davvero vergognoso. Spero possano essere intese nel modo giusto.

Ovviamente non mi chiuderò in casa e potrete contare anche in futuro, per quello che può valere, sul mio sostegno.

Sergio Gambini

Gentile Signora Presidente,

ho letto sinceramente con grande stupore la risposta fornita dal Sindaco all’interrogazione da me avanzata a proposito della delibera per debiti fuori bilancio originati dal contenzioso Bus Terminal.

Considero gravissimo che il Sindaco abbia totalmente avvallato e coperto l’arrogante giustificazione fornita dal dirigente per il proprio operato.

Tutti noi che eravamo presenti in Consiglio Comunale sappiamo l’insistenza con la quale, riferendosi al contenuto della sentenza del Tribunale di Rimini, il dirigente ha risposto, mentendo, alle richieste del consigliere Cecchini.

Per chi voglia valutare serenamente ed oggettivamente la discussione avvenuta è del tutto evidente che la convinzione di fare valere le buone ragioni del comune in sede di appello, convinzione che tutti condividiamo, purtroppo oggi non modifica in nulla quanto stabilito dalla sentenza, proprio ciò che era invece il cuore della domanda rivolta al dirigente dal consigliere Cecchini.

La sentenza, a differenza di quanto è stato in quella sede affermato, rigetta fondamentali richieste del comune, motiva la permanenza di una ipoteca sugli immobili in questione e rappresenta perciò, se confermata in secondo grado, una pesante minaccia per il patrimonio e le finanze comunali.

D’altra parte stiamo parlando di un travisamento che proviene dello stesso dirigente il quale ha rivestito un ruolo centrale nella determina che stabiliva l’indennizzo dovuto dal comune alla società Ge.Co.Park. Una somma che è stata corrisposta, a quanto appare dalla documentazione disponibile, senza che vi sia cenno di nessuna visura catastale effettuata sull’immobile acquisito, procedura che anche il più sprovveduto dei padri di famiglia avrebbe certamente adottato.

Il Sindaco ha invece deciso di chiudere gli occhi e di tapparsi le orecchie, anzi di suonare la fanfara, costituendo così l’inqualificabile precedente che consente ad un dipendente della pubblica amministrazione di presentare in modo non veritiero i documenti oggetto di delibera, senza neppure scusarsi dell’errore (sempre ammesso che di semplice errore si tratti).

In questo modo viene minato alla radice il principio dell’imparzialità della pubblica amministrazione e collassano i presupposti del confronto amministrativo tra maggioranza ed opposizione che risiedono nella comune certezza dei reali contenuti delle deliberazioni da assumere.

Purtroppo nei pochi mesi passati da quando il M5S ha ottenuto la guida del comune di Cattolica, quello descritto non è l’unico episodio che ha il sapore di una prevaricazione di fondamentali principi di trasparenza ed imparzialità. In campi diversi, ma non meno delicati, questo vulnus si è prodotto più volte, non sto a farne l’elenco, per alcuni di essi ha riferito ampiamente la stampa locale.

Quello che maggiormente mi sconcerta però è la miscela tra questo deficit di cultura delle istituzioni e la scelta di assoluta continuità nel solco del sistema di potere che ha caratterizzato le precedenti amministrazioni.

La decisione di nascondere e di insabbiare tutte le questioni più controverse ereditate dal passato, di silenziare le informazioni su punti decisivi per la vita dell’ente, come i debiti della fondazione Regina Maris, la pendenza degli Swap o i destini del VGS, di blindare in chiave di continuità le politiche che più incidono e coinvolgono i vertici della PA, di mantenere ed accentuare la diffidenza nei confronti degli organi di garanzia come il Collegio dei revisori, di sposare le medesime politiche urbanistiche e di annunciare solo novità ad personam, tutto ciò rappresenta una incomprensibile rottamazione di ogni speranza di cambiamento nel modo di governare.

Tagliare con il passato, pretendere aria nuova e trasparente nelle polverose stanze di palazzo Mancini tuttavia non è una richiesta di parte o una fissazione da ceto politico, è la domanda esigente che migliaia di elettori hanno rivolto con il proprio voto eleggendo un sindaco a 5 Stelle, ma anche, lo dico con orgoglio, sostenendo la mia candidatura di aperta discontinuità nel centro sinistra.

Quel taglio è la risposta necessaria ad una richiesta fortemente radicata che coinvolge la larghissima maggioranza dei cittadini di Cattolica.

E’ inoltre la premessa indispensabile per tornare ad avvicinare quei cittadini alla cosa pubblica, per governare dalla loro parte e restituire efficienza alla amministrazione locale, prigioniera di troppe e vecchie incrostazioni.

Non ci sarà attuazione tempestiva e trasparente di nessun programma se non si affronterà con coraggio questo decisivo passaggio.

Ho spiegato, facendo gli auguri per l’inizio del mandato, che se il Sindaco avesse interpretato con atti conseguenti la domanda di cambiamento espressa dai cittadini con il voto di Giugno, avrebbe trovato da parte mia un sostegno convinto, anzi una sfida a fare ancora meglio.

E’ questa l’unica ragione che mi ha spinto a rimanere sui banchi del Consiglio.

Non c’erano motivazioni politiche, ne tanto meno personali, che mi spingessero a questa scelta.

Il candidato sconfitto al ballottaggio infatti in molti casi è un inutile ingombro per la propria parte politica; è meglio non ostacoli con la sua presenza, il rinnovamento e l’allargamento della coalizione che lo ha sostenuto, è preferibile anzi che si faccia da parte per facilitare la costruzione di una nuova e vincente alternativa.

Ho ritenuto al contrario che l’esperimento inedito di una giunta 5 Stelle, con le sue promesse di una stagione nuova nel modo di governare, potesse rendere necessaria ed utile la mia permanenza in Consiglio.

Un partito sconfitto dopo decenni di governo infatti avrebbe potuto fare fatica a lasciarsi alle spalle il passato e subire la tentazione di rifugiarsi nelle antiche certezze; mi sono perciò convinto che, chi, come me, non aveva legami con quelle esperienze amministrative, avrebbe potuto più facilmente di altri scongiurare il riflesso conservatore da vecchio partito di governo, presidiando la frontiera del cambiamento dalle file dell’opposizione, ed essere così proficuo ad un percorso di rinnovamento della città.

Non era un muro pregiudiziale alla giunta 5 Stelle quello al quale mi ero proposto di portare il mio contributo, ma piuttosto un pungolo competitivo per la sfida della trasparenza e della riforma della politica.

Devo purtroppo constatare che mi sbagliavo. In questi mesi ne ho già avuto numerose prove. Se tuttavia avessi avuto bisogno di un ulteriore riscontro, l’incredibile risposta alla mia interrogazione chiude definitivamente il cerchio: lo spregio delle regole di buon funzionamento delle istituzioni si salda alla ottusa difesa di pagine purtroppo oscure del passato.

Ho visto in quella risposta la totale abdicazione della politica al potere degli apparati. La franchigia del silenzio, la blindatura del passato, in cambio della promessa di fedeltà di parte e di una presunta efficienza della macchina pubblica.

Credo nella politica, nella sua capacità di affrontare i problemi, nel coraggio che può mettere in campo per bonificare, migliorare, rendere trasparente ed efficiente la cosa pubblica, per tutti.

Se la politica però si gira dall’altra parte, non svolge il proprio compito, abbandona i controlli che le spettano, si rende schiava di burocrazie inamovibili e dei vecchi poteri, la situazione finirà per marcire e allora l’opera di bonifica dovrà essere affidata ad altri organi dello Stato. E’ una prospettiva di surroga delle inerzie della politica da parte della magistratura che purtroppo abbiamo conosciuto in altre realtà, l’extrema ratio che nessuno certo può augurare debba essere percorsa anche dalla nostra città e di cui personalmente non intendo essere spettatore.

In questo scenario ritengo che la mia presenza in Consiglio Comunale non sia più di nessuna utilità. Rapidamente tramontata la speranza di una sfida sul cambiamento, per il PD la mia ulteriore presenza potrebbe significare soltanto un inutile attardarsi e rinviare, mentre il suo compito deve essere quello di preparare in fretta una nuova leadership per candidarsi alla guida della città.

Il gruppo PD, che svolge con tenacia, anche se in solitudine, il ruolo di controllo che spetta all’opposizione, può crescere meglio senza di me, può costruire nuove alleanze, può attivare e ottenere il sostegno di militanti e personalità esterne al Consiglio e certamente non ha bisogno di un tutore, perché non corre più il rischio di arroccarsi su posizioni di difesa del passato, questo compito infatti è stato paradossalmente assunto interamente dalla maggioranza a 5 Stelle.

La prego quindi di prendere atto che, con questa mia lettera, rassegno le dimissioni dal Consiglio Comunale di Cattolica e di comunicare alla Provincia di Rimini la fine del mio mandato, che comporta la decadenza da Consigliere Provinciale.

Nel ringraziare lei e gli altri colleghi consiglieri per la pazienza dimostrata nei miei confronti, le invio cordiali saluti e i migliori auguri di buon lavoro.

Sergio Gambini

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