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Gabicce in Romagna: “Ecco perché vogliamo il referendum”

Era il 1228 quando il castello di “Ligabitij” (Gabicce), insieme a quelli di “Medio” (Casteldimezzo), Fiorenzuola e Granarola, si mettevano sotto la protezione del Comune di Rimini per sottrarsi al controllo di Pesaro. Dopo quasi otto secoli la storia si ripete: a Gabicce Mare, un gruppo di cittadini ha espresso il desiderio di lasciare le Marche per entrare in Romagna, raccogliendo firme per un referendum come quello (l’unico finora in Italia) che ha portato sette Comuni della Valmarecchia (San Leo, Novafeltria, Talamello, Maiolo, Pennabilli, S. Agata Feltria, Casteldelci) a cambiare regione, modificandone i confini, dopo la trionfale consultazione popolare del 2006.

E mentre anche Montecopiolo e Sassofeltrio  da tempo fremono per fare lo stesso, a Gabicce è tornata in auge un’idea non nuova: “perché noi no?” A muoversi questa volta sono le forze dell’opposizione del consiglio comunale gabiccese, formata dal Movimento 5 Stelle, Gabicce del popolo e Lista per Gabicce: hanno formato il Comitato ‘Gabicce Partecipa’, che ha raccolto in breve circa 500 firme  per il referendum in consiglio comunale. Tra i 5 Stelle che fanno parte del comitato, abbiamo parlato con la consigliera comunale Sabrina Paola Banzato.

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Sabrina Paola Banzato

Banzato, perché avete sentito l’esigenza di raccogliere queste firme?

«La gente di Gabicce Mare si sente romagnola. Questo piccolo comune si sente più vicino a Cattolica e quindi alla Romagna, non solo per un fatto territoriale, ma anche per quanto riguarda tradizioni, usi e costumi. A Gabicce Mare parliamo un dialetto molto più simile a quello cattolichino.
I nostri figli vivono a Cattolica e non a Gabicce Mare e noi stessi compriamo fuori dal confine, un confine puramente amministrativo che molti proprio non sentono. Vorrei però aggiungere  ultimamente l’amministrazione comunale di Gabicce ha forzato la mano, imponendo sempre scelte non condivise. Per esempio, quando ha fatto e chiuso in pochissimi mesi l’unione del comuni del S.Bartolo e del Foglia, fatta con Pesaro, un comune enorme, 98 mila abitanti, insieme a Gradara e Mombaroccio, quest’ultimo lontanissimo da qui. I pochi che hanno seguito la vicenda, l’hanno vissuta come una vera e propria forzatura fatta a fini partitici. Cosa che ora si sta ripetendo con l’unione Pian del Bruscolo (Mombaroccio, Montelabbate, Pesaro, Tavullia e Vallefoglia) con cui non abbiamo proprio nulla in comune e dove si decideranno cose che non ci riguardano per niente. Stessa cosa per la proposta del presidente della regione Marche Luca Ceriscioli di fondere le Marche con Umbria e Toscana, presentata addirittura in giunta senza neanche passare dal consiglio regionale.
E’ stata la gente a chiederci di intraprendere la strada del referendum e noi siamo convinti che quello che stiamo facendo sia giusto. Il referendum è uno dei pochi strumenti di democrazia rimasti».

Quando avete creato questo Comitato?

«Da ottobre dell’anno scorso. Abbiamo fatto numerosi incontri aperti e alla fine abbiamo deciso che era giusto chiedere ai cittadini. Il dibattito si è aperto in modo particolare sui social dove si è parlato di tutto e molto più di quanto potessimo immaginare, addirittura anche infervorando gli animi, nel bene e nel male.
Comunque, ognuno è libero di pensarla come vuole, ci mancherebbe, purché si resti sempre nei limiti della civiltà. Abbiamo cercato, attraverso banchetti, incontri pubblici e personali con le persone che incontravamo per le firme, di creare un rapporto con la gente, ascoltando quello che avevano da dire. Ci stiamo mettendo al servizio delle persone ed è questo che la politica dovrebbe fare o no?».

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Pensate che il Sindaco e la giunta possano mettersi di traverso riguardo questo referendum?

«Spero di no. Mi auguro che si riesca ad andare al voto. Lo chiedono i cittadini e la volontà dei cittadini dovrebbe essere sempre rispettata. Gabicce Mare ha bisogno di sentirsi parte di qualcosa. In questi anni la regione Marche e lo stesso Comune hanno sempre deciso tutto senza consultarci e di questo la gente è stufa. Questo comune ha bisogno di potenziare i suoi servizi e la sua economia. Abbiamo strutture fatiscenti, abbandonate a sé stesse e in tutto questo tempo non è mai stato fatto niente per risolvere la situazione da nessuna amministrazione. Avrei preferito che fosse stato il Sindaco a riunire i cittadini per chiedergli quello che, secondo loro, andava fatto, magari proponendo lui stesso questo referendum, ma così non è stato».

Nei primi mesi del 2019, Gabicce Mare andrà di nuovo al voto. Questo è l’ultimo anno per voi per cambiare le cose, vero?

«Sì è vero. Speriamo, infatti, di riuscire nel nostro intento, perché se questo referendum non si farà, allora le cose si complicherebbero e non poco. Mi auguro vivamente che prevalga il buon senso e che sia messo davanti a tutto il bene di questa città. Siamo tutti gabiccesi e dovremmo, e sottolineo dovremmo, volere che prevalga sempre la democrazia. Un voto popolare è democrazia».

Nicola Luccarelli

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