Uno dei volti più noti del panorama pubblicitario italiano. L’attrice che, in 30 anni di carriera iniziata quando ne aveva solo 14, ha girato almeno un migliaio di spot. E’ Francesca Giannini, è riminese ma le sue origini sono umbre. E’ talmente richiesta dai registi del settore che quasi ogni giorno la vediamo in tv a reclamizzare qualche marchio, a iniziare dai più importanti.
Non la riconoscete? Fateci caso: già, è proprio lei con quell’aranciata, quel cioccolatino, a fare la spesa in quella catena di supermercati, a ottenere quel bel sorriso grazie a…
Ma come si svolge questo lavoro così particolare? E che doti sono richieste? Lo abbiamo chiesto proprio a lei.
Francesca, quando è scoppiato in lei l’amore per la recitazione?
«Inizialmente ero più attirata dal mondo dello spettacolo, senza avere una vera passione. Vedevo i set sia cinematografici che pubblicitari o fotografici come una sorta di famiglia dove la distanza relazionale si accorcia in brevissimo tempo e si è tutti rivolti, e in un certo senso uniti, alla riuscita di un unico obiettivo. Poi era un modo rapido per essere indipendente dalla mia famiglia. Di conseguenza, visto che ad ogni casting che mi presentavo era una vittoria, mi trasferii a Milano appena maggiorenne».
Quando, invece, si è accorta che, in un certo senso, sarebbe diventato un lavoro?
«Una grossa dose di fortuna o forse una tecnica raffinata mi ha portato a lavorare tantissimo… Ogni tanto aggiungevo un pezzettino, comparire solo con il volto, fare uno stage, un workshop, un cortometraggio, un film sulla mia vita, un video musicale e così via. In realtà non so se fosse il mio lavoro, perché ho sempre mantenuto anche una vita diciamo più tradizionale. Infatti, ho studiato Scienze Politiche e ho fatto molte esperienze lavorative differenti».
Ha frequentato dei corsi di recitazione?
«Ho seguito i corsi di Micheal Margotta a New York e poi a Roma , quando lui ha fondato l’ACTOR CENTRE e poi con Beatrice Bracco, che è stata la coach di grandi attori italiani. Quando vivevo a Barcellona, c’è stata Boyan IVIC, che segue un filone più simile a Strasberg e ira sto seguendo delle lezioni di doppiaggio».
Come è approdato nel mondo della pubblicità e degli spot?
«Al mondo pubblicitario ci sono arrivata dopo tante piccole particine cinematografiche, tutte girate a Rimini o in Romagna. Mi ero decisa ad accompagnare una persona che avevo conosciuto in un set a Milano in un agenzia: hanno scelto me e non lei».
Quali sono le caratteristiche che un attore di spot deve assolutamente possedere?
«Secondo me, un attore pubblicitario deve essere completamente empatico, rapido nell’eseguire in breve tempo, di solito 30 secondi, ciò che ti viene richiesto. E soprattutto deve essere sempre sorridente. A fine anni ’80 si guadagnava molto, ora le tariffe sono quasi ridicole: Ma i personaggi famosi, i vip chiamati come testimonial di un prodotto, quelli guadagnano cifre da capogiro».
Si crede che un attore di un certo livello 99 volte su 100 rifiuti di lavorare in pubblicità, temendo di rovinarsi l’immagine. E’ proprio così? Lei cosa ne pensa?
«Ho sempre ragionato al contrario. Forse è per questo che, alla fine, ne ho fatto un lavoro… Sì, comunque è la verità. Vedere un attore mangiare, bere e telefonare in uno spot e poi vederlo, magari, vestire i panni di un poliziotto in un film, disorienta un po’ anche me e non li trovo così credibili».
A proposito di cinema o fiction, se le offrissero una parte, accetterebbe?
«Se mi offrissero una parte seria mi piacerebbe molto, certo… sono sempre pronta!».
Sta girando qualche spot in questo momento?
«Aspettare senza fare nulla non è mai stato nelle mie corde, per cui mentre “aspetto”, da 5 anni sono l’assistente di una regista e scrittrice teatrale per bambini: Mitzi Amoroso, un vero talento».
Nicola Luccarelli