Voglio la stessa cosa che prende Enrico Mentana prima delle sue maratone televisive. Alzi la mano chi non l’ha pensato almeno una volta, quando deve affrontare una giornata campale non catodica, soprattutto se si ha una una certa età, la resistenza fisica è quello che è, e dopo una giornata di lavoro anche una pizza fuori casa sembra la tredicesima fatica di Ercole.
Mentana è più vicino ai settanta che ai sessanta, conduce un tiggì tutte le sere e dirige pure un giornale, ma non sembra mai così energetico ed euforico come quando può aggiungere ai suoi normali impegni qualche ora di diretta no-stop nello studio de La7.
La maratona elettorale di stasera, dalle 23 alle 20 di domani, è una corsetta di riscaldamento rispetto alle distanze che Chicco Duracell ha coperto dal 2011 in poi, quando inaugurò il format in occasione delle elezioni amministrative: un ballon d’essai di sole cinque ore, un lampo, ma molto apprezzato dall’audience, che mostrò di preferire l’adrenalinica (ma mai vacua) logorrea mentaniana al soporifero bla bla dei conduttori dell’emittente pubblica.
Al pragmatico boss de LA7, Urbano Cairo, non dev’essere sfuggito il vantaggioso rapporto costi-benefici in termini di share delle performance del suo direttore. Da allora non c’è tornata elettorale, crisi di governo, grande evento nazionale o internazionale che non abbia la sua maratona, ininterrotta o spezzettata ma sempre eroica, come quella dedicata alla guerra in Ucraina, tre ore al giorno per cento giorni, dal 24 febbraio al 3 giugno, in cui Mentana aveva finalmente un partner alla sua altezza, l’esperto di geopolitica (e campione juniores di inesauribilità verbale) Dario Fabbri.
Ma la maratona doc resta quella post-elettorale, con gli exit poll, le prime proiezioni, i siparietti comici fra Mentana e i suoi inviati Celata e Sardoni, appostati davanti alle sedi di partito mentre attendono invano l’epifania di qualche portavoce scorbutico, le reazioni dei leader che si arrampicano sugli specchi per sostenere di avere vinto o almeno di avere perso meno di altri, e in sottofondo il live-tweeting in cui si scommette sulla tenuta di Enrico, si sparla degli snack con cui si sostiene dietro le quinte o si favoleggia di micropisolini sincronizzati esattamente sulle interruzioni pubblicitarie.
La maratona diventa un evento nell’evento, un rito imperdibile al quale gli spettatori si preparano attrezzandosi con vari generi di conforto, dall’accoppiata fantozziana Peroni gigante-frittatona di cipolle alla pizza a domicilio, passando per menù a tema reperibili in rete. C’è un account @maratonamentana su Twitter e una community riunita sotto l’omonimo hashtag che già ieri era in tendenza e stasera di sicuro esploderà.
Tra i vari argomenti che potrebbero persuadere gli indecisi o i demotivati a recarsi al seggio nella giornata di oggi, il godersi meglio la maratona Mentana su La7 non è sicuramente il più nobile, ma neanche il meno convincente. È come guardare i risultati delle partite senza aver neanche giocato la schedina – un paragone troppo arcaico, comprensibile solo a chi non è molto più giovane di Mentana. Che probabilmente da quando conduce le maratone elettorali è così impegnato a prepararle e organizzarle che solo quando iniziano, un minuto dopo la chiusura dei seggi, si accorge di essersi scordato di andare a votare.
Lia Celi