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Forze politiche e organizzazioni sindacali dicono NO alla Violenza sulle donne

Negli 87 giorni di lockdown sono stati in Italia 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo, di cui 44 sono donne. “Ciò significa – sottolinea Francesco Marinelli Segretario generale CISL Romagna – che ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia. I diritti delle donne sono una responsabilità di tutti e dobbiamo lottare contro ogni forma di violenza”

“Il 25 novembre ricorre la Giornata mondiale contro la violenza sulle Donne e purtroppo -afferma Francesco Marinelli Segretario Generale della CISL Romagna – come certificato dall’Istat nel suo ultimo Rapporto, anche in Emilia Romagna la pandemia ha notevolmente aumentato i casi di violenza, soprattutto in famiglia”.

In Italia, secondo i dati forniti dal Viminale, negli 87 giorni di lockdown sono stati 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo, il 76% dei quali (quindi 44) delle vittime sono donne. “Ciò significa – sottolinea il Segretario cislino – che ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia. I diritti delle donne sono una responsabilità di tutti e dobbiamo lottare contro ogni forma di violenza”.

In base all’analisi svolta da Istat sulle chiamate al numero verde 1522 durante il periodo del lockdown, dal 1marzo al 16 aprile 2020, in Emilia-Romagna sono state 282 le telefonate al 1522, tra le quali quelle motivate da una richiesta di aiuto per violenza subita sono state 125, quasi il doppio rispetto alle 64 rilevate nello stesso periodo del 2019.
Nel periodo tra marzo e giugno nella nostra Regione sono state infatti 804 le chiamate al numero verde 1522, per chiedere protezione o aiuto per difendersi da casi di violenza o stalking. Fra queste, le chiamate riconducibili a vittime di violenza sono 377, oltre il doppio delle 171 del periodo marzo-giugno 2019, oltre il triplo di quelle riferite al 2017.

“Possiamo quindi dire – prosegue Marinelli- che il lockdown, che per alcuni è stato un periodo di riscoperta degli affetti e di un ambiente familiare diverso rispetto alla frenesia quotidiana, per alcune donne è stato un vero e proprio incubo perché ha amplificato situazioni di violenza familiare già presenti o ancora latenti”.

Secondo il Rapporto Istat in Italia la violenza riportata durante il periodo del lockdown è soprattutto domestica, agita prevalentemente da coniugi/conviventi o da altri familiari. La forma di violenza più frequente è quella fisica, segue la forma di violenza psicologica in un numero di casi molto alto.
Sempre secondo Istat in Italia le vittime sono quasi esclusivamente donne, in tre quarti dei casi coniugate o single, prevalentemente di nazionalità italiana e l’età più a rischio è quella tra i 25 e i 54 anni. Nella maggioranza dei casi rilevati, oltre un terzo, le vittime hanno un’occupazione, ma molte sono anche disoccupate (circa 25%), casalinghe o ritirate dal lavoro (circa 10% entrambe le categorie).

Questa cultura repressiva nei confronti delle Donne in quanto “donne” è ancora estremamente presente. Come Sindacato possiamo intervenire, tramite la contrattazione, per prevenire ogni forma di discriminazione sessuale e tutelare le donne anche sul posto di lavoro contro mobbing e molestie. Ma molto c’è ancora da fare. Dobbiamo tutti insieme, Istituzioni, scuola e società civile insieme, intervenire per correggere questa cultura sbagliata il prima possibile.

Su iniziativa del Coordinamento Donne CISL Romagna in tutte le sedi della CISL Romagna le operatrici e gli operatori indosseranno un fiocco rosso e in tutte le sedi saranno presenti delle scarpe rosse, simboli contro il femminicidio e la violenza sulle donne”.

Anche i Verdi – Europa Verde della Provincia di Rimini si uniscono al coro di chi vuole fermare il fenomeno.

“La violenza contro le donne è un fenomeno sistemico che ha meccanismi di funzionamento precisi e ben noti, grazie al lavoro delle associazioni femministe e dei centri antiviolenza – spiegano -. Affrontarla ed eliminarla deve essere al centro di qualunque politica tesa a costruire concretamente e senza indugio una società più equa e giusta per tutte e per tutti, nella quale ogni spazio sia sicuro per le donne in qualunque momento: casa, lavoro, spazio pubblico”.

“Per farlo occorre per prima cosa imparare a vedere e riconoscere ogni aspetto della violenza psicologica, economica, fisica, sessuale ed istituzionale contro le donne. Si tratta di un insieme di violenze che si intrecciano e che, se non affrontate, rendono permanente un sistema fondato sulla discriminazione delle donne in virtù del loro essere donne. Mancanza di opportunità, abuso, disoccupazione affliggono le donne in maniera preponderante, ancor più in tempi di pandemia, e rendono un numero sempre maggiore di donne, migranti e non, vulnerabili allo sfruttamento sessuale nella prostituzione, che va finalmente riconosciuta con chiarezza come violenza e violazione dei diritti umani e che continua ad alimentare un’idea della donna come corpo a disposizione degli uomini”.

“Occorrono interventi concreti e campagne di sensibilizzazione per cambiare la cultura che alimenta discriminazioni e violenze. Vanno sostenuti economicamente e potenziati i luoghi in cui le donne sono accolte e affiancate in tutti i casi in cui subiscono violenze ed è assolutamente necessario contrastare ed estirpare una cultura che continua a legittimare l’idea maschile di controllo e possesso delle donne, la cultura che impedisce la libertà delle donne. Occorre lavoro – dignità del lavoro – e occorre dare valore alla cura delle persone e dell’ambiente nella nostra società. Come Verdi di Rimini continueremo in modo ancor più determinato, con la
collaborazione di alcune associazioni che contrastano quotidianamente la violenza sulle donne, ad affrontare il problema e ad analizzare nello specifico la situazione Riminese, proponendo soluzioni concrete. Invitiamo tutte le parti sociali, i gruppi politici e i cittadini a collaborare con noi in incontri e dibattiti partecipati da uomini e donne insieme”, concludono.

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