La saga di Giulio Lolli, colui che si definisce “l’ultimo avventuriero”, potrebbe arricchirsi di un nuovo capitolo: forse c’è anche lui fra i 400 evasi dal carcere di Ain-Zara, presso Tripoli, durante l’ultima ondata di caos che sta travolgendo la Libia. Il bertinorese, da oltre otto anni in fuga dall’Italia per il crac milionario di Rimini Yacht, secondo le ultime informazioni come detenuto in una cella di quel carcere, dopo che fa la procura generale di Tripoli, due mesi fa, aveva formalizzato contro di lui le accuse di traffico d’armi, truffa e sostegno a gruppi armati anti-governativi.
Gli scontri tra milizie rivali negli ultimi giorni hanno provocato una cinquantina di vittime nei dintorni di Tripoli. La Settima Brigata del generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica, partendo da Tobruk ha dato l’assalto alle forze del governo di Fayez al Serraj, ma dopo i primi successi ora starebbe retrocedendo, sotto la pressione di rinforzi giunti da Misurata. Il risultato è il caos totale, con numerose vittime anche fra i civili e l’evasione in massa dal carcere di Ain-Zara.
Sulla sorte di Lolli, 52 anni, è mistero assoluto, e nemmeno il suo avvocato è riuscito finora a contattarlo. Se la sua fuga fosse confermata, sarebbe la sua seconda evasione da un carcere libico e di nuovo grazie a una sommossa. Era accaduto così nel 2011, quando le porte della prigione in cui Lolli era rinchiuso furono spalancate dai rivoltosi anti-Gheddafi. L’ex broker nautico, che era scappato dall’Italia a bordo di una sua barca a vela, non ci pensò due volte si arruolò in quelle milizie, convertendosi anche all’Islam. Fece anche una brillante carriera, almeno stando a quanto raccontava nel suo blog, «decorato dal viceministro della difesa del primo governo post Gheddafi». Prima di cadere in disgrazia ed essere nuovamente arrestato, Lolli aveva sostenuto di guidare una forza speciale marittima a contrasto del traffico di migranti con il nome di “Capitan Karim”.