Nella giornata di ieri venerdì 3 maggio il Ministro dell’Interno e Vice Premier Matteo Salvini ha intrapreso un tour in Regione che ha toccato alcuni comuni capoluogo dell’Emilia Romagna. Modena e Ferrara nel pomeriggio e Forlì a sera. Il tutto per supportare la campagna elettorale delle liste civiche di centrodestra e lega in quei comuni che il prossimo 26 maggio saranno chiamati a votare. Un pomeriggio cominciato sotto una pioggia di contestazioni in Emilia e finito sotto la pioggia in Romagna, dove la platea si è divisa tra sostenitori e contestatori. A Forlì il Ministro avrebbe dovuto parlare in Piazza Saffi, ma il maltempo ha imposto un cambio, spostando il comizio nei locali del palazzo comunale con posti visibilmente ridotti. Un occasione per incontrare anche alcuni rappresentanti della Lega in Romagna. Su tutti il sottosegretario Jacopo Morrone ma anche l’assessore riccionese Elena Raffaelli, presenti a Forlì.
Ma nel capoluogo romagnololo e più precisamente in quella piazza ancora illuminata da quei lampioni che durante la grande guerra fungevano da patibolo sfruttato dai nazifascisti per impiccare partigiani e dissidenti Salvini ha scelto di parlare al microfono dal balcone del Municipio cittadino, con toni visibilmente alterati. Dopo i primi saluti “Prima vengono gli italiani poi il resto del mondo“, è passato alle invettive: “Se voi 50 sfigati volete i clandestini, pagateveli, a voi zecche dei centri sociali, vi rimanderemo indietro sui barconi“, ha esclamato dal balcone. In piazza, sotto al lampione simbolo di memoria e resistenza partivano i fischi dei contestatori e il coro che intonava Bella Ciao. Un filo diretto e immaginario con Modena, dove pure era stato intonato dai contestatori del viceministro.
La scelta di parlare alla platea (per gli organizzatori c’erano 2.500 persone) è stata duramente criticata dalsindaco Davide Drei che ha parlato di “adunata fascista, in un luogo simbolo della resistenza” e dal deputato Pd Marco Di Maio che pure ha paragonato il comizio a un retaggio del ventennio. “Salvini aveva tutto il diritto di parlare in Piazza Saffi, ma il linguaggio dei simboli conta spesso più delle parole“.
Critiche anche dalla Cgil: “Sfregio alla città”.