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A Forlì la pittura dell’Italia che nasce

“Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini” Forlì, Musei San Domenico, sino al 19 giugno 2019.

Per realizzare una grande mostra ci vogliono tre cose (almeno): uno spazio idoneo, soldi, un Comitato scientifico capace.

Le mostre che Forlì da una quindicina d’anni propone hanno tutte queste caratteristiche. Uno spazio magnifico come è il complesso di San Domenico in grado di ospitare grandi mostre. Tanti soldi perché allestire mostre di questo genere costa, e tanto: e qui ci pensa la Fondazione Casa dei Risparmi di Forlì, guidata dall’avv. Roberto Pinza, con la capacità di selezionare partner economici prestigiosi. Ed infine un Comitato scientifico di grande valore, come in questo caso presieduto da Antonio Paolucci e diretto da Gianfranco Brunelli, capace di avere curatori delle mostre, come in questa occasione, Fernando Mazzocca e Francesco Leone, in grado di scegliere opere fondamentali, mai casuali, grazie a prestiti prestigiosissimi da tante altre istituzioni culturali e musei italiani.

“Luglio” di Ettore Tito (1894)

Ha detto Brunelli: “Una mostra che vuole mettere un punto fermo sull’Ottocento italiano, dopo le centinaia di retrospettive che hanno indagato questo o quell’autore, questo o quell’aspetto, declinazione o sfaccettatura di quell’importante secolo”.

“Lo staffato” di Giovanni Fattori (1880)

La scelta delle 160 opere in esposizione da parte dei curatori ha voluto focalizzare l’attenzione sui sessant’anni che intercorrono tra l’Unità d’Italia e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La varietà dei linguaggi delle opere esposte ripercorrono le sperimentazioni stilistiche che hanno caratterizzato il corso dell’arte italiana nella seconda metà dell’Ottocento e alle soglie del nuovo secolo, in una coinvolgente dialettica tra la tradizione e la modernità.

“Gli emigranti” di Angiolo Tommasi (1896)

Nasce il nostro Paese in quegli anni e la sua nascita viene segnata da episodi che l’arte rende immortali, o traducendoli in maniera realistica, o utilizzando la metafora mitica, o biblica, per parlare del presente.

Umberto Boccioni, “Tre donne” (1909-1910)

In esposizione opere di Hayez, di Fattori, di Signorini, di Lega, di Boldini, di Corcos, di Tito, di Cammarano, di Previati, di Tommasi, di Pellizza da Volpedo, di Segantini, di Sartorio, di Balla, di Boccioni.

“La breccia di Porta Pia” di Michele Cammarano (1871)

Sempre Brunelli: “I due fuochi, iniziale e finale, Hayez e Segantini, tracciano certamente un confine simbolico. Ma quel confine dice ad un tempo tutto il recupero della classicità e tutto il rinnovamento di un secolo. All’inizio e alla fine del secolo, entrambi sono pittori del rinnovamento dell’arte italiana. Se Hayez viene consacrato da Mazzini pittore della nazione, Segantini avrà da D’Annunzio, nella suo “Ode in morte del pittore”, analogo, alto riconoscimento”.

“Ruth” di Francesco Hayez (1853)

Le sezioni della mostra ricostruiscono i percorsi dei diversi generi: quello storico, la rappresentazione della vita moderna, l’arte di denuncia sociale, il ritratto, il paesaggio e la veduta, temi culturali nuovissimi, di impatto popolare e dal significato universale.

“In lettura sul mare” di Vittorio Matteo Corcos (1910)

Alcuni quadri, da soli, meriterebbero una visita: uno straordinario Umberto Boccioni, “Tre donne”, del 1909-1910, olio su tela, di proprietà della Collezione Intesa San Paolo; “L’alzaia” di Telemaco Signorini del 1864, olio su tela, proveniente da una collezione privata; “Lo staffato” di Giovanni Fattori del 1880, olio su tela, di proprietà delle Gallerie degli Uffizi di Firenze; “In lettura sul mare” di Vittorio Matteo Corcos del 1910, olio su tela, proveniente da una collezione privata; “Ruth” di Francesco Hayez del 1853, olio su tela, dalle Collezioni comunali d’arte di Bologna; “La breccia di Porta Pia” di Michele Cammarano del 1871, olio su tela, dal Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli; “Gli emigranti” di Angiolo Tommasi del 1896, olio su tela, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; “Luglio” di Ettore Tito del 1894, olio su tela, dalla Fondazione Progetto Marzotto di Trissino.

“L’alzaia” di Telemaco Signorini (1864)

Paolo Zaghini

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