Nel decreto che sta preparando il Governo per la manovra correttiva dei conti 2017 è prevista anche la proposta di tassare gli airbnb con una cedolare secca al 21%.
Ma cosa è airbnb? Si tratta di un portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con persone che dispongono di uno spazio extra da affittare, generalmente privati. Nel 2015 gli host e i guest italiani di Airbnb – cioè coloro che hanno proposto e affittato stanze o intere abitazioni tramite la piattaforma – hanno prodotto un impatto economico da 3,4 miliardi di euro. Ospitando, solo negli ultimi dodici mesi, 3,6 milioni di viaggiatori. Un fenomeno in ulteriore crescita e praticamente esente tasse per chi affitta e per lo stesso portale che denuncia pochissimi utili in Italia.
Se le indiscrezioni vengono confermate chi affitta una camera o un appartamento con la piattaforma Airbnb d’ora in poi dovrà pagare la cedolare secca del 21%. La ritenuta del 21% sarà gestita direttamente dagli intermediari, anche quando questi operino attraverso portali online. Proprio come accade per Airbnb.
In altre parole, Airbnb diventerà sostituto d’imposta: al momento stesso del pagamento, toccherà al portale trattenere l’importo relativo alla cedolare secca, che dunque sarà sottratto automaticamente dalla cifra che riceverà l’host (chi affitta). Poi sarà sempre il portale a dover versare questa somma all’erario.
Inoltre l’intermediario dovrà comunicare all’Agenzia delle Entrate i contratti conclusi e rilasciare annualmente a chi affitta la certificazione unica (Cu) contenente gli importi percepiti e le ritenute effettuate. La violazione delle regole comporta delle sanzioni, per l’intermediario, pari a 2.000 euro.
L’importo della cedolare secca dovrebbe essere pagato tramite modello F24.