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Figliuolo: “Chi molesta non può essere Alpino, fermare sessismo”

“Chi molesta non può essere un alpino, il sessismo va fermato”: così in una intervista il generale Francesco Paolo Figliuolo che oggi, a Napoli, prende arte alle manifestazioni per i 150 anni dalla fondazione del corpo degli alpini, battezzato nel capoluogo partenopeo da Vittorio Emanuele II il 15 ottobre 1872.

“Tolleranza zero su qualsiasi episodio di molestie sessuali, che vanno condannate senza distinguo. Mi risulta che le denunce sporte a Rimini non siano state suffragate da prove, ma se fossero accertate responsabilità da parte di chiunque, bisognerebbe agire di conseguenza. Certi comportamenti sono quanto di più lontano possa esistere dai valori di rispetto e solidarietà propri dell’universo alpino. Sarebbe veramente surreale immaginare che il rispetto e l’attenzione per l’altro sesso siano stati sostituiti da atteggiamenti sgraditi e molestie”, afferma il generale.

E aggiunge: “Ciò detto, dobbiamo essere consapevoli che il sessismo e i pregiudizi passano dal linguaggio, dal modo di pensare e di agire. Occorre un impegno da parte di tutti per superare gli stereotipi e i pregiudizi che creano fraintendimenti e sofferenze nei rapporti tra uomini e donne. Nelle Forze armate c’è assoluta parità di genere”,

La cerimonia per il 150mo anniversario si è conclusa con il sorvolo delle Frecce tricolori su piazza del Plebiscito a Napoli si è chiusa  della fondazione del corpo degli alpini, istituito proprio a Napoli nel 1872. Ed oggi il capoluogo campano è stato affollato da migliaia di penne nere, uomini e donne provenienti da tutta Italia.

A fare gli auguri alle Penne nere in servizio e a quelle che dopo aver lasciato il servizio sono ancora attive con l’Associazione nazionale alpini, oggi è giunto a Napoli il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che nel corso del suo saluto ha ricordato di essere figlio di un alpino e padre di un ufficiale degli alpini.
Uomini e donne presenti sia nei teatri operativi, in operazioni di pace all’estero ma anche in operazioni di concorso alla sicurezza interna, come “Strade sicure”. E non solo. Gli alpini congedati, come ha ricordato il presidente dell’Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, sono stati sempre presenti quando il Paese ha avuto bisogno, soprattutto per soccorrere le popolazioni in difficoltà a seguito di calamità naturali.

A fare da padroni di casa in piazza del Plebiscito c’erano il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, Pietro Serino e il comandante del Corpo degli alpini, Ignazio Gamba, che ha sottolineato come la festa di oggi, nella città in cui nacque il Corpo, può essere considerata un ponte ideale “tra il mare e la montagna, due ambienti dove bisogna essere particolarmente preparati per operare”.

Sul palco tra le autorità, oltre al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ha dato il benvenuto alle Penne nere a nome di tutta la città, anche un alpino diventato, nel corso dell’emergenza Covid, uno dei volti più noti agli italiani: il generale Francesco Paolo Figliuolo, capo del Comando Operativo di Vertice Interforze. “Qual è la pace per cui gli alpini si sono sempre battuti e continueranno a battersi?”, si è chiesto il generale Serino. “Non è sicuramente quella, talvolta fredda, dei trattati internazionali ma è quella giusta, quella che garantisce dignità agli uomini e illumina e riscalda i nostri ed i vostri focolari. Siete un Corpo dell’Esercito – ha concluso Serino – che è nel cuore degli italiani”.

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