Una storia di dolore e disperazione si è chiusa oggi, almeno per la giustizia, davanti al tribunale di Rimini. Il giudice ha infatti accolto la richiesta di patteggiamento che era stata avanzata nell’agosto scorso da Gulnara Laktionova, badante russa di 48 anni e mamma di Katerina (nella foto), che era stata trovata morta in una valigia galleggiante nel porto canale di Rimini.
Un vero e proprio giallo, che aveva aperto le ipotesi più svariate, tirando in ballo racket della prostituzione o tratta di migranti. Niente di tutto questo: come poi si scoprirà, la ragazza. di appena 27 anni, era morta di inedia come conseguenza di una grave forma di anoressia e disturbi psichici.
La madre aveva poi vegliato in casa il cadavere della figlia per cinque giorni, prima di metterlo in un trolley con l’intenzione di riportarsela in Russia. Dopo aver vagato sconvolta per Rimini, a un certo punto aveva poi invece gettato la valigia nel porto canale, dove era stata il 5 aprile scorso era stata notata e recuperata da alcuni diportisti. Gulnara nel frattempo era tornata in Russia da sola. Al suo rientro in Italia era stata fermata all’aeroporto di Bologna e poi aveva confessato il suo gesto, senza peraltro potersi dare una spiegazione di quanto aveva fatto.
I resti di Katerina avevavo poi trovato un degno riposo grazie ad una cerimonia intima, resa possibile grazie al gruppo alpini di Rimini “Aldo Iorio”, che aveva attivato una raccolta fondi per sostenere il costo dei funerali.
Difesa dall’avvocato Mario Scarpa, oggi la donna ha patteggiato un anno e due mesi di reclusione, con la sospensione della pena, per morte conseguente a maltrattamenti e dispersione di cadavere.