Una fuga d’amore dai contorni già poco limpidi si è trasformata in un sequestro di persona lampo, che poteva portare a conseguenze ancora più gravi. Sabato pomeriggio, durante un normale pattugliamento, un’auto dei Carabinieri di Riccione che percorreva Viale D’Annunzio in direzione Rimini, all’altezza del Beach Village si è imbattuta in una scena degna dei migliori action movie. Dalla direzione contraria stava arrivando una piccola Mazda lanciata a folle velocità e con la portiera destra aperta, alla quale stava disperatamente aggrappato un uomo di colore che gli occupanti della vettura cercavano di scaricare. Non solo: l’uomo pericolosamente in bilico fra automobile e asfalto impugnava con una mano un cellulare con il quale stava chiamando proprio il 112.
Bloccata l’auto, le sorprese non erano finite. Sul sedile posteriore, serrata fra da due giovani che le sedevano ai due lati forzandone la volontà, una donna cercava di divincolarsi e supplicava gridando di essere liberata. Nemmeno la presenza dei Carabinieri è valsa subito a far desistere gli individui dalla loro aggressione; anzi si sono richiusi nell’auto e solo l’arrivo altre pattuglie, che erano state allertate proprio dopo le chiamate effettuate dall’uomo in una situazione da Mission: Impossible.
Quando si è trattato di capire cosa stava succedendo, ne è uscito un quadro sconcertante. Vittima di un vero sequestro di persona, aggravato dal vincolo famigliare, era una donna di 45 anni e i suoi aggressori erano i due figli, D.B.C.N. di 23 anni e D.B. O. di 16. Alla guida della vettura, B.S. di 49 anni, dipendente di una società appartenente al nucleo famigliare in cui si stava consumando il sequestro.
Una famiglia di origine siciliana ma da tempo trasferita a Tradate, nel Varesotto, dove conduce delle società nel settore edile. Tutte attività intestate alla donna, che però a un certo punto si separa dal marito e da qualche tempo intreccia una nuova relazione sentimentale con un prestante 34enne originario del Kenia. I due scappano per una vera fuga d’amore e lei , stanca delle violenze minacce subite in famiglia,cerca in ogni modo di rendersi irreperibile, cambiando anche le sim dei cellulari, anche perché dopo il suo allontanamento nel gennaio scorso era già stata vittima di un primo tentativo di sequestro, sventato solo dalla pronta reazione del suo nuovo compagno. A tentare di rapirla, sempre i figli, forse su mandato dell’ex marito. E non certo per gelosia o per costringerla a ritornare a casa, ma per obbligarle la madre a cedere la proprietà delle società edili rimaste tutte nel suo legale possesso. Per completare il quadro, sia la donna che l’ex marito hanno già avuto problemi con la giustizia e lui è addirittura sottoposto a sorveglianza speciale.
L’ultimo capitolo dell’intreccio si svolge sulla riviera romagnola, dove la coppia aveva cercato di godersi una vacanza segreta. Ma aveva anche provato a ed economizzare, andandosene senza pagare da un hotel di Miramare per spostarsi subito in un altro albergo, sempre nella frazione riminese. E sono stati gli albergatori coinvolti, involontariamente, a far scattare il blitz dei figli. Sentitisi fra di loro dopo la fuga senza pagare il conto, gli albergatori hanno cercato qualche recapito telefonico della donna, trovando il numero di una delle sue società; all’altro capo del filo ha però risposto uno dei figli, che su due piedi insieme agli altri due si è lanciato nella spedizione da Tradate a Rimini. Trovata la coppia nella hall dell’hotel di Miramare, l’hanno caricata a forza sull’auto, mentre il compagno disperatamente si aggrappava alla portiera del veicolo in corsa cercando contemporaneamente di chiamare in soccorso telefonando ai Carabinieri e restando in quella acrobatica posizione per diversi chilometri, fino al provvidenziale incontro con la pattuglia.
Tutti e tre sono stati denunciati per sequestro di persona aggravato, ma le indagini continuano per appurare se esitano responsabilità di altre persone.