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Fierro-Provincia Rimini: “Festeggiamo il lavoro alla luce dei cambiamenti”

La consigliera di Parità della Provincia di Rimini, Carmelina Fierro, in occasione della festa del primo maggio lancia il suo messaggio alla luce dei cambiamenti con cui la comunità sta facendo i conti in questo difficile periodo.

“E’ la festa del lavoro! Quest’anno festeggiamo il lavoro più che mai, perché più che mai forse stiamo capendo quanto sia importante il lavoro per la nostra libertà, per i nostri bisogni di sostentamento e di realizzazione; per sentirci protagonisti e partecipi alla costruzione del nostro senso e del nostro mondo – spiega Fierro -. Con la fase 2 torniamo a lavoro o forse non abbiamo mai smesso di lavorare. Lavoriamo sapendo e sentendo che qualcosa è cambiato. Sono cambiati gli spazi e i tempi del nostro lavoro. Sono cambiati gli spazi, gli ambienti in cui lavorerò e sono cambiati gli orari in cui dovrò lavorare”.

“Se torniamo in azienda o in ufficio, gli spazi saranno gestiti secondo le procedure di sicurezza e l’applicazione delle regole di protezione e prevenzione; se rimaniamo a casa, gli spazi limitati e condivisi dovranno essere organizzati pensando che non sarà più per poche settimane ma per mesi. Cambieranno gli orari in funzione degli ingressi in azienda contingentati o magari in funzione di modelli organizzativi più flessibili per permettere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei genitori che comunque avranno i loro figli a casa”.

“Per chi lavorerà in smart working invece la gestione del tempo dovrà essere autogestita sapendo del rischio dell’esasperazione dovuta a restrizione e promiscuità e alla facile, costante e continua connessione con un mondo fuori da me. Il lavoro agile in realtà nasce nel 2017 e spero si possa presto recuperare il senso e gli obiettivi di questa nuova forma di lavoro. Nasce per dare maggiore qualità di un lavoro fondato sui risultati, sulla fiducia e sulla capacità di autogestirsi e di riflesso per una diversa qualità della vita. Nasce per poter avere il tempo di fare ciò che sto facendo e non tanto per fare tante cose in poco tempo. Nasce per armonizzare i tempi e generare equilibri puntando sulle persone e sugli obiettivi piuttosto che sulle presenze fisiche in azienda a volte meno produttivi e più in tensione”.

“Ecco, smart working dovrà significare questo e questa sarà se ci riusciremo una storica trasformazione del lavoro. Il lavoro che fino a pochi mesi fa tenevamo ben separato e lontano dalla nostra vita privata entra nelle nostre case irrompe in cucin, in camera, per alcuni anche in bagno ed è sempre con me, in un pc portatile mi porto sempre con me o addirittura in un telefono nelle mie tasche, addosso come un vestito”.

Irrompe nella relazione tra me e i miei figli e così mi trovo davanti ad uno schermo a fare altro mentre allatto o mentre preparo da mangiare o semplicemente mentre seguo mia figlia mentre fa i compiti. Da lavoro esterno alla casa, a lavoro che entra in casa, nei miei spazi più intimi. All’improvviso, quindi, molto è cambiato e con una velocità inaudita. E noi abbiamo dimostrato di essere capaci di cambiare!”

“Ci saranno nuovi contesti lavorativi in cui le sindromi da stress, da disadattamento si svilupperanno per un sovraccarico che spesso sarà correlato proprio alla difficoltà di gestire questi nostri nuovi spazi e questi nostri nuovi tempi di lavoro; ma ci saranno anche opportunità nuove di sviluppo proprie di questa trasformazione del lavoro, in cui i nuovi lavoratori e le nuove lavoratrici se da una parte potenzieranno le proprie capacità digitali dall’altro dovranno imparare a gestire la propria libertà con una maggiore responsabilità, in cui il saper disconnettersi e il saper organizzare i propri tempi e spazi saranno le nuove competenze necessarie per lavorare bene”.

“Sarà un appello alla nostra capacità di gestirci in autonomia verso una vita buona e perché no, una vita felice in cui l’equilibrio dovrà essere sempre tra lavoro, affetti, riposo e salute. Festeggiamo questo tipo di lavoro. Festeggiamo il lavoro e impegniamoci a non lasciare andare le cose in automatico: sarebbe automatica la decisione delle donne di lasciare il lavoro, automatico sarebbe dare per scontato che siano loro a farlo perchè precarie, perchè part-time, perchè madri nel primo anno di vita del bambino, perchè guadagnano meno, perchè devono accudire i bambini che non vanno a scuola, perché chi deve stare a casa se non loro? La risposta in automatico sarebbe: le mamme. E questo automatismo nefasto moltiplicherebbe le storiche diseguaglianze in cui ancora una volta le donne dovranno pagare lo scotto di scelte miopi”, conclude la consigliera.

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