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Fiera Rimini, Cagnoni: “Pronti a trattare con Bologna. La Borsa? Disastro” – VIDEO

La Fiera di Rimini è pronta a tornare al tavolo con la cugina di Bologna per parlare di integrazione. Se ieri dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, è arrivato l’invito alle parti a “riprendere il ragionamento”, spiega il presidente di Italian exhibition group, la società nata dalla fusione delle Fiere di Rimini e di Vicenza, Lorenzo Cagnoni, “noi non abbiamo obiezioni. L’augurio – chiosa – è che si parli di progetto industriale, la politica ci interessa in altri salotti”.

Il dibattito sull’integrazione, ricostruisce Cagnoni rispondendo questa mattina alle domande dei giornalisti durante la presentazione del nuovo Piano industriale 2022-2027 della società, si è “provvisoriamente concluso senza decisioni ufficiali” nel momento in cui i rispettivi sindaci erano in scadenza di mandato. Ufficialmente, aggiunge, perché “in realtà non è solo così, ma era una risposta che convinceva”. Nel Piano industriale, prosegue il presidente di Ieg, “non parliamo di integrazione, non apriamo un capitolo ufficiale”. Certo, sottolinea, “l’interesse continua per sinergie e integrazioni con altre strutture fieristiche”, con la differenza rispetto agli altri soggetti che Rimini è proprietaria della stragrande maggioranza delle sue fiere. Da questo punto di vista, rimarca, quella tra Bologna e Rimini è “la più convincente delle operazioni, ma anche la più complicata. Le ragioni industriali non sono venute meno e non c’è interesse ad abbandonare la riflessione”, bensì a “riprendere la discussione, senza da parte nostra dettare condizioni”.

Occorre capire dunque se ne vale la pena per entrambe le parti, “ciascuno ha un piano di sviluppo con logiche diverse, noi abbiamo reso pubbliche le intenzioni di dove vogliamo andare, speriamo lo faccia anche Bologna”. Cosa ci si deve dunque aspettare ora, viene da chiedersi. Cagnoni indica due possibilità: “Potrebbe prevalere la linea per cui il prossimo appuntamento per discuterne ci sarà a conclusione dei rispettivi piani industriali, oppure quella di iniziare il discorso a breve”. 

Quanto alla quotazione in Borsa di IEG, Cagnoni non fa certo giri di parole: “Peggio di così non poteva andare”. Davvero difficile essere soddisfatti, dati alla mano. “Oggi siamo a 1,89, quando abbiamo fatto il collocamento eravamo a 3,70 e siamo saliti fino oltre a 5”. E certo non consola, chiosa Cagnoni sempre a margine della presentazione del Piano industriale, “dire che siamo in buona o cattiva compagnia”. Per cui “alla domanda se in queste condizioni rifarei quella scelta, rispondo che quando i contesti cambiano le risposte sono sempre diverse, ma probabilmente avrei dei dubbi”.

Ci scherza su anche l’amministratore delegato Corrado Peraboni: “Io ho 9.000 azioni e ci credo molto che torneremo ai livelli precedenti”. Così stimolato, da azionista anche lui, pure Cagnoni afferma di crederci, “anche oltre la conclusione del mio mandato”, fissata tra due anni, nella primavera del 2024. Dunque ampiamente prima della scadenza del Piano industriale 2022-2027, che non lo vedrà dunque protagonista che per i primi due anni. Invece, “l’ad è giovanissimo – conclude il presidente – e penso abbia prospettive infinite, per cui sarà lui a decidere”. 

Nuove alleanze e nuovi mercati, digitalizzazione, nuove acquisizioni, espansione del congressuale, sviluppo e qualificazione dei servizi. Sono le direttrici di crescita che indica il Piano industriale 2022-2027 di Italian exhibition group, che dopo l’anticipazione sui numeri diffusa ieri, chiede un sostegno anche da parte dei soci pubblici.

È “ambizioso”, spiega l’amministratore delegato Corrado Peraboni, con investimenti “importanti”, per quasi 135 milioni di euro, di cui circa un centinaio per ampliare i due quartieri e il resto per l’acquisto di nuovi prodotti in Italia e all’estero. Da questo punto di vista “a breve ci saranno i primi annunci significativi”, in base a scelte di carattere dimensionale e di posizionamento. Agli azionisti pubblici è stato chiesto un “sostegno” attraverso un’opzione di prestito obbligazionario convertibile per una cifra intorno ai 40 milioni di euro, di cui, come da divisioni societarie, il 49% per la parte riminese e il 19% per quella vicentina. La proposta è stata condivisa dai due gruppi di azionisti. La previsione del Piano, prosegue Peraboni, è di aumentare del 50% i ricavi record del 2019, l’obiettivo di “diventare un player globale e rafforzare la nostra leadership in Italia”. Internazionalità, dunque, e rapporto con gli stakeholder per rendere più forti le fiere di proprietà, da Ecomondo a Vicenzaoro.

I cinque anni pre pandemia, ricorda, hanno registrato crescite superiori alle previsioni, del 24% rispetto al 14%. E al momento c’è “ottimismo. Il primo trimestre dell’anno – conclude Peraboni – è stato condizionato dalla pandemia, ma l’autunno va molto bene e dai colleghi oltreconfine arriva un segnale di ripresa sostenuta”.

Comunque, “se le cose vanno come riteniamo, le ipotesi di sviluppo e di crescita sono alla nostra portata”, afferma
Cagnoni sulla previsione a fine ciclo un volume di affari di oltre 267 milioni di euro. “Viviamo una condizione di generale imbarazzo – analizza il momento – tra l’indeterminatezza delle condizioni generali politiche ed economiche, e la necessità di programmare idee e progetti”. Ma di certo, “farci ricattare dalle difficoltà, subendo la paralisi dei comportamenti industriali sarebbe un errore imperdonabile”. Ieg preferisce “muoversi, avere idee e progetti”, forte del suo “dna diverso rispetto alle consorelle: noi facciamo il nostro mestiere, siamo organizzatori professionali di manifestazioni, proprietari dei marchi”. Cagnoni dà anche “un appuntamento temporale” al 2023, “un giro di boa fondamentale per capire se la previsione di raggiungere gli obiettivi precovid si attua”. In caso di riscontro positivo, gli anni successivi, chiosa, avranno “con grande probabilità successi di sviluppo e di crescita”. Gli investimenti sfiorano i 135 milioni di euro, concentrati in particolare su lavori nelle due sedi.

A Rimini, accantonata almeno per ora l’ipotesi progettuale di un padiglione a cupola nella zona est, sul lato ovest verrà realizzato un grande padiglione doppio da 14.000 metri quadrati e un padiglioncino di collegamento. La superficie netta vendibile arriverà così a circa 73.000 metri quadrati. “Non un quartiere grandissimo – chiosa Cagnoni – ma non cerchiamo gigantismo nelle manifestazioni”. Sia a ovest che a est verranno inoltre realizzati parcheggi su aree da espropriare per circa 170.000 metri quadrati. Le opere saranno pronte per gennaio 2028 con una spesa di circa 50 milioni di euro. Per venire subito incontro alle esigenze di maggiori spazi si punterà su strutture provvisorie. A Vicenza, invece, verranno demoliti i padiglioni 2 e 5, e sostituiti da un padiglione su due piani, in modo da dare “una soluzione definitiva al settore Tecnologie”. Un investimento da 40 milioni di euro, con lavori terminati per gennaio 2026. Si tratta, rimarca Cagnoni, di “interventi per rendere più forti i due quartieri e rafforzare il business fiersitico, attraverso nuovi spazi moderni e qualificati”.

Nel piano, precisa il presidente, il 63% del business è generato dalle manifestazioni gestite direttamente. Sigep, Ttg, Ecomondo e Key energy, Vicenzaoro vanno “rafforzate in Italia e replicate a livello internazionale, soli o con altri partner”.
Insomma, “il piano è realistico, non dipendiamo da domande esterne che sono del tutto residuali nella formazione del business”. Senza dimenticare, conclude, che “siamo attrezzati per gli imprevisti, anche per i prossimi cinque anni”, con politiche di acquisizione con dossier già aperti e “investimenti forti” sulle attrezzature.

(Agenzia DIRE)

Lorenzo Cagnoni intervistato dai giornalisti:

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