“Meglio l’idea di Lepore, il modello Bonaccini va bene solo per l’Emilia”: l’analisi del politlogo Carlo Galli pubblicata da Repubblica scatena l’immediata reazione del diretto interessato.
Scrive Bonaccini: “Se alle elezioni regionali del 2020 in Emilia-Romagna abbiamo vinto quando tutti ci davano sconfitti, e successivamente (nelle tre tornate amministrative dall’ottobre 2020 ad oggi) siamo l’unica regione in cui Pd e centrosinistra hanno prevalso in 5 capoluoghi su 5 (al primo turno Bologna, Ravenna e Rimini un anno fa, di recente a Piacenza, strappandola alla destra a casa loro, e a Parma dopo ben 25 anni di opposizione) e riconquistato anche grandi comuni come Imola, Cento, Cattolica, Vignola, Budrio, Riccione (tutti governati da altri) e’ perché ci siamo presentati con un centrosinistra rinnovato, plurale e civico. Sapendo parlare largo, conquistando voti anche da elettori di altri schieramenti”.
E rispondendo a Galli: “Leggo che qualcuno ritiene invece che la funzione del Pd dovrebbe essere quella di rappresentare la sola sinistra. Fosse stato per tali scienziati non avremmo vinto le regionali, ne’ in città come Piacenza, Cento, Rimini o Riccione. Invece che teorizzare strategie e soluzioni da un piedistallo, consiglierei di girare e frequentare i territori, incontrare ed ascoltare le persone, a partire dai loro problemi e le loro inquietudini, sapere cosa sia una impresa o una partita iva, andare a parlare con chi lavora in fabbrica o con gli studenti delle scuole e delle università, così come occuparsi anche delle periferie o dei luoghi lontani dalle città, dove spesso chi ci vive, studia o lavora si sente meno considerato rispetto a chi si trova nelle città. Si chiama “mondo reale” da conoscere e affrontare, non “mondo virtuale” da commentare, magari seduti in salotto”.
“Per questo non dobbiamo lasciare la rappresentanza del riformismo a chicchessia. Io mi sento orgogliosamente un uomo di sinistra, ma non ho nostalgia del Pds o dei Ds, e convintamente contribuii a fondare il Pd come casa dei democratici, dei progressisti e dei riformisti, per unire culture e sensibilità differenti, con l’ambizione di conquistare anche nuovi elettori o recuperare chi ci aveva abbandonato. Un Pd e un centrosinistra mai contro qualcuno, ma per qualcosa. Di fronte ad una destra così poco liberale e così tanto sovranista, diamoci da fare, allora. Per l’Italia e per i nostri figli, innanzitutto”, conclude il presidente dell’Emilia Romagna.
Gli fa eco il sindaco di Rimini: “Adesso ti capita anche di leggere che il ‘modello di governo dell’Emilia Romagna non va bene per l’Italia’. E’ un modello che tiene assieme in un pragmatismo visionario forze politiche, civismo, riformismo, scelte radicali; che governa centinaia di città, grandi, medi, piccole, del Paese, Rimini compresa. Ma per l’Italia, secondo qualcuno, ci vuole ‘altro’. Strano dibattito quello che si sta sviluppando nel Pd e nel centrosinistra, dopo il ‘tradimento’ di Calenda”.
E Jamil Sadegholvaad prosegue: “In sottofondo mi pare si sentano echi di congresso post 25 settembre, e non ci sarebbe nulla di strano né di male se il tema non fosse tanto il posizionamento preventivo di truppe per un contest congressuale, semmai il futuro che si vuole dare al riformismo sociale e democratico, di stampo europeista e ambientalista, in questo Paese. Cominciare buttando lì una fatwa verso il modello emiliano romagnolo, dicendo che non è ‘buono’ per l’Italia fa venire in mente prima di tutto che Italia vogliamo e abbiamo in mente per costruire una proposta capace di aggregare consenso. Allearsi solo con chi già c’è; non cercare le strade e le vie programmatiche e le alleanze sociali con mondi che ideologicamente e storicamente sono molto tiepidi con tutto ciò che è centrosinistra; non solo è anacronistico e inefficace ma anche errato”.
“Per la cronaca Veltroni, nel 2008, costruì il suo PD del debutto cercando nei programmi e nelle candidature l’armonia con la società contemporanea uscendo dal recinto ideologico attraverso il coinvolgimento del civismo, del mondo dell’impresa sana, di nuove realtà sociali, dei giovani. Altro non era che il famoso PD del Lingotto e il modello di governo emiliano romagnolo è stato, in questi anni, la migliore e la più vincente attuazione di quell’impianto riformista e popolare. Per la cronaca”, sottolinea il sindaco.