E’ in corso in queste ultime settimane un dibattito, seguito dagli specialisti del settore, sul costo dei farmaci di ultima generazione, in particolare dei farmaci oncologici, ma anche di quelli cardiologici e di molte altre patologie (psoriasi, sclerosi multipla, malattie rare pediatriche ecc.).
Ed é in corso anche una dialettica serrata fra farmacie e Azienda sanitaria sulla erogazione di quei farmaci: deve farla l’Ospedale e l’Azienda di Area Vasta o le Farmacie esterne agli Ospedali?
Come si può orientare il cittadino?
Cerchiamo allora di fare un poco di chiarezza.
IL COSTO DEI FARMACI
Negli ultimi anni sono usciti, fortunatamente, sul mercato dei farmaci numerose molecole nuove che hanno cambiato, in meglio, la storia di numerose malattie.
Bastano alcuni esempi per capirne il rilievo.
Oncologia: alcuni farmaci veramente innovativi hanno cambiato la storia dei pazienti: Herceptin (immunoterapico) nel tumore mammario con un costo di circa 3.000 euro al mese, Keytruda nel Melanoma (immunoterapico) dal costo di circa 9000 euro al mese; e sono solo alcuni di innumerevoli nuovi farmaci.
Fra i farmaci di supporto alle terapie, cioè quelli che hanno modificato l’impatto sui pazienti delle terapie chemioterapiche rendendole molto più agevoli, gli anti-infettivi Granulokine al costo di 600 euro al mese e gli anti-emetici Ondansentron a circa 100 euro mensili e tantissimi altri.
Ematologia: vi sono farmaci che hanno salvato la vita a tanti pazienti e moltissimi altri sono in arrivo. Come il Glivec per la Leucemia dal costo di 3.500 euro al mese, Rituximab nei Linfomi a circa 2.500 euro al mese e altri ancora.
Cardiologia: nuovi, e costosi, farmaci anche in questo settore: vorrei ricordare Pradaxa , il nuovo anticoagulante a 250 euro al mese, Crestor anticolesterolo al prezzo di 30 euro al mese e così via.
Sclerosi Multipla: si utilizza il farmaco Tecfidera (dimetil-fumarato) dal costo di circa 2.500 euro mensili, e altri.
Difronte a questa rivoluzione sanitaria i sistemi Sanitari Pubblici hanno messo in atto delle strategie per contenere i costi e nello stesso tempo un azione di recepimento delle novità per restare al passo dei tempi, cercando così rendere disponibili ai pazienti le migliori novità terapeutiche.
LE STRATEGIE PER RIDURRE I COSTI
Quali strategie?
Sostanzialmente quattro.
Sostituire con i generici i prodotti farmaceutici alla scadenza dei brevetti; puntare su farmaci equivalenti, i cosiddetti biosimilari; acquisto diretto dei farmaci da parte delle strutture sanitarie; concertazione dei costi con le aziende farmaceutiche .
I farmaci generici: quando il brevetto di un prodotto scade, dopo 10 anni dalla sua registrazione ufficiale, è possibile mettere in commercio la stessa molecola sotto altra denominazione, molto spesso il nome farmaceutico (ad esempio Letrozolo al posto di Femara- un ormone- o Amoxicillina al posto di Augmentin – un antibiotico – ecc.) con costi decisamente più bassi. Ma due problemi: il controllo della serietà dei nuovi venditori, e convincere pazienti e medici che il prodotto, pur con nomi diversi, offre le stesse garanzie terapeutiche.
I biosimilari : sono farmaci con la stessa formula dell’originale, ma con qualche modifica. Anche qui gli stessi due problemi di prima. Modificando infatti la molecola, occorrono studi adeguati al fini di dimostrare la stessa efficacia terapeutica. Non si parla infatti del colore di una parete più o meno intenso, ma della percentuale di guarigione di un certo livello piuttosto che di un altro.
A proposito di generici e biosimilari, i Paesi del cosiddetto Terzo Mondo si sono già affrancati e producono gli stessi farmaci, anche in presenza del brevetto, a prezzi infinitesimali rispetto a quelli di origine. Un problema di non poco conto per Paesi afflitti ad esempio, oltre che dalle patologie di cui abbiamo parlato, anche dall’Immunodeficienza acquisita o AIDS o Epatite virale C ecc.
Poter produrre gli stessi farmaci a prezzi molto inferiori permette a quei Paesi l’accesso alle cure a una moltitudine di pazienti assai poveri, ma naturalmente la loro azione sarebbe contro le regole e leggi internazionali.
L’acquisto diretto dei farmaci da parte degli Ospedali: i cittadini devono sapere che le Aziende Ospedaliere acquistano gli stessi farmaci, di cui abbiamo parlato, a prezzi molto inferiori (circa il 50% del listino), sia che siano farmaci in vendita all’esterno tramite la ricetta rosa del medico di famiglia, sia che siano farmaci ad uso solo ospedaliero.
Di qui è nata l’idea di alcuni direttori di Azienda Sanitaria, fra i quali ha primeggiato il nostro ex direttore di Rimini, dr. Marcello Tonini, di aprire dei punti di distribuzione farmaci, non solo per le terapie in continuazione del ricovero (per alcuni giorni), ma anche per i numerosi pazienti in terapia cronica, quali pazienti oncologici, ematologici, diabetici, cardiologici, neurologici ecc.
In questi pazienti, con malattie che possono durare molti anni e spesso tutta la vita, la possibilità di fornire i farmaci più costosi a metà prezzo, ha permesso alle Aziende di avere un risparmio notevole. Per l’ex-Azienda sanitaria riminese era quantificabile, ad esempio, in quasi 4-5 milioni all’anno; moltiplicato ora per le 4 ex-Aziende confluite nell’ Area Vasta, fanno 15-20 milioni all’anno.
Una cifra non piccola, che sicuramente può essere devoluta all’acquisto dei nuovi farmaci innovativi. Penso al Sofosbivir per l’Epatite C, ai farmaci anti-Aids, ai farmaci Oncologici e così via.
LA CONTESTAZIONE DELLE FARMACIE
Si legge in queste settimane sulla stampa della protesta delle Associazione delle Farmacie sulla estensione della strategia della distribuzione diretta dei farmaci. Ci sarebbe una perdita secca per loro non solo per una parte dei farmaci oncologici, ma in particolare per quelli cardiologici, diabetologici, neurologici ecc.
Ma una soluzione diversa azzererebbe il risparmio che l’Azienda Pubblica sortisce e permetterebbe l’accesso alle cure a un numero molto inferiore di pazienti.
Lo sappiamo, la spesa sanitaria non può estendersi all’infinito e quindi ritengo che queste rivendicazioni delle Farmacie esterne non possano avere spazio alcuno.
Penso che una situazione di compromesso possa essere trovata, ma a beneficio comunque dei pazienti e dei cittadini.
In ogni caso ritengo che , sicuramente in questo caso, le ragioni della Sanità Pubblica e dei suoi Amministratori vadano sostenute.
IL PREZZO DEI FARMACI IN EUROPA
Ma il problema del prezzo dei farmaci, al di al di queste vicende locali per quanto importanti, è di grande rilievo.
Sentiamo affermare che dopo la Brexit (la decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione europea) l’Agenzia EMA ( European Medicines Agency) situata oggi a Londra, dovrebbe trasferirsi in Italia. Per questo vi è una precisa richiesta del Governo Italiano; personalmente ritengo molto adeguata l’idea di collocarla a Milano.
Trattare con i colossi dell’Industria Farmaceutica da soli, come Paese Italia, attraverso la nostra Agenzia del Farmaco (AIFA) risulta infatti alquanto velleitario.
Si ricorre a meccanismi di controllo della spesa con meccanismi alquanto complicati, che fanno impazzire medici e pazienti, costringono a lavoro burocratico massacrante, con risparmi a volte risibili (si paga ad esempio il medicinale solo per i pazienti che rispondono alle terapia).
Questo vale non solo per l’Italia, ma anche per tutti i rimanenti Paesi europei.
Fare una Agenzia Unica Europea, eliminare quelle dei singoli Paesi, comporterebbe sicuramente un risparmio di tempo e di denaro, in personale e in strutture.
E’ una indicazione che il Parlamento Europeo dovrebbe assumere.
C’E’ UN TRUCCO PER CONVINCERE LE AZIENDE
Fra i farmaci innovativi, non tutti sono veramente innovativi.
Cosa significa ?
Che l’innovazione può essere più o meno pregnante.
Ci sono farmaci che modificano veramente la storia naturale delle malattie, altri invece che portano benefici, ma in una percentuale molto inferiore. Cioè che può servire ai paziente, ma non risulta determinante.
Questo principio alcuni Paesi l’hanno già applicato. Ad esempio, proprio la Gran Bretagna, che non ha immesso nel mercato pubblico alcuni prodotti non estremamente innovativi, per l’esosità delle aziende farmaceutiche su altri farmaci invece di grande utilità.
Questo insegna che la battaglia non può essere vinta da soli, come singolo Paese. Occorre fare massa critica, per favorire un risparmio e una Sanità accessibile a tutti.
Al problema della protesta delle farmacie, pur inquadrando il problema in un contesto più ampio, occorre rispondere che in questo caso ha ragione l’Azienda Sanitaria.
Alberto Ravaioli