l deserto del Qatar, gli sceicchi e la caccia al falco. Mescola tradizioni ancestrali e vita contemporanea The Challenge, primo lungometraggio dell’artista ravennate Yuri Ancarani, in programma nella sala Wenders del Supercinema di Santarcangelo martedì 9 e mercoledì 10 maggio (ore 21,15). Vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival di Locarno, il film nasce da un viaggio che il regista ha compiuto in Qatar spinto dalla curiosità, per poi tornarci “dopo aver capito un po’ meglio le abitudini, le tradizioni”.
Yuri Ancarani è uno degli artisti italiani più interessanti sulla scena contemporanea. Classe 1972, studi all’Accademia di Brera, è un artista che con la sua video arte si è affermato in breve tempo nel panorama internazionale. Le sue opere sono conosciute in Canada, in Francia, negli Stati Uniti, in Olanda. Con i suoi primi lavori girati tra Ravenna e Rimini ha registrato come pochi altri i cambiamenti sociali e territoriali della Romagna. Dai primi film ha poi costruito vere e proprie installazioni video, passando dalle gallerie d’arte e i musei che ospitano i suoi lavori alle partecipazioni ai festival di mezzo mondo.
Nel lavoro per The Challenge, a catturare l’attenzione del regista è stata in particolare una pratica radicata nella cultura del Qatar: la caccia col falco. Attività che vanta oltre quaranta secoli di storia, in Occidente fu la passione dominante dell’aristocrazia medioevale, mentre mantiene inalterato il suo prestigio nella cultura araba contemporanea. Yuri Ancarani ha dedicato tre anni di osservazione e lavoro sul campo all’impresa di catturare lo spirito di questa tradizione, che permette a chi la pratica di mantenere ancora oggi un rapporto stretto con il deserto, in un contesto altrimenti dominato dalla vita urbana. La sua guida nell’attraversamento di questa soglia è un falconiere che accompagna a un importante torneo in Qatar i suoi falchi da competizione. Nella luce zenitale di uno spazio spoglio, tra parabole e collisioni di oggetti del desiderio, The Challenge racconta uno stralunato “week-end nel deserto” intercettando microcosmi tecnologici e antropologici sospesi, come il falco, sulla deriva irreversibile degli immaginari.