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Fabio Gervasoni, dentista a Rimini e fotografo in tutto il mondo

Dentista e fotografo. Due mestieri apparentemente distanti, ma che per Fabio Gervasoni, milanese di 33 anni che da 10 vive a Rimini, non lo sono affatto. Gervasoni è diventato un apprezzato e talentuoso fotografo, riuscendo ad aggiudicarsi perfino un premio prestigioso per la fotografia di viaggio, il Photolux Travel Photography Award del festival biennale di fotografia Photolux di Lucca. Ed è proprio lui a spiegarci questa sua passione per le foto.

Fabio Gervasoni

Gervasoni, che cosa rappresenta per lei la fotografia?

«La fotografia è una passione. Uno strumento e un mezzo attraverso cui comunicare con me stesso e con gli altri, mostrare il mio punto di vista sulla realtà che mi circonda».

Quando ha scoperto questa18 sua passione?

«Ho ricevuto in regalo la mia prima reflex poco più di dieci anni fa e da autodidatta mi sono avvicinato al mondo della fotografia. Con il tempo, ho dedicato sempre più spazio a questa passione e da qualche anno ho intensificato lo studio acquisendo più consapevolezza».

“Via IV Novembre”

Cosa serve per definirsi fotografo? Quali caratteristiche bisogna avere? Si nasce con un talento fotografico oppure si può diventare con tanto lavoro e impegno? 

«Come per tutte le attività, esiste sempre una predisposizione personale, un’affinità per il mezzo. Nel campo della fotografia le strade che si possono percorrere sono le più disparate, dalle più tecniche a quelle più artistiche, ma per tutte è sicuramente fondamentale tanto, troppo studio ed esperienza».

Oggi le macchine digitali hanno facilitato anche il vostro compito oppure no?

«Sono nato e cresciuto, fotograficamente parlando, nell’era digitale. Le tecnologie disponibili facilitano sicuramente il compito di un fotografo, permettendo di visionare immediatamente il risultato dello scatto, scattare tante immagini senza timore di sprecare materiale, con il vantaggio di potere capire subito i propri errori e la maniera per correggerli. Il contro, secondo me, risiede nella velocità eccessiva, nella mancanza di attesa e di osservazione a cui i sistemi digitali portano».

“Blue”

Qual è il soggetto delle sue foto? Quante foto ha scattato fino ad oggi?

«Generalmente, per semplicità mi definisco fotografo di viaggio e reportage. La mia attenzione è trasversale e per raccontare una realtà ricorro a fotografia di paesaggio, ritratto, still life. Credo sia impossibile mantenere il conto degli scatti fatti: pochi sono probabilmente quelli decisivi, ma tutti gli altri sono stati funzionali al raggiungimento di un obiettivo».

Mi parli del premio che ha vinto recentemente…

«Il festival biennale di fotografia Photolux ha indetto per l’edizione di quest’anno il premio per la fotografia di viaggio “Photolux Travel Photography Award”, di cui sono risultato il vincitore. Lo scopo del premio è “interpretare il tema della fotografia di viaggio, attraverso uno sguardo inedito e originale che offra nuove prospettive dalle quali osservare il mondo” e questa è la motivazione del premio fornita dalla giuria presieduta da Michele Dalla Palma: “Nella sensibilità di cogliere un frammento di realtà in un luogo “esotico” – in quanto lontano dalla quotidianità occidentale – l’autore dimostra la capacità di sintetizzare, in una singola immagine, azioni e atmosfere che narrano il vissuto di un viaggio in culture lontane dalla nostra”. La fotografia vincitrice è stata scattata a Tokyo lo scorso autunno, e sintetizza in un’immagine l’atmosfera di un’area molto caratteristica del quartiere di Shinjuku».

“Ichifuji”

Lei è un fotografo freelance? Collabora con qualche testata o rivista? 

«La mia attività fotografica si affianca alla professione di dentista. Come fotografo collaboro con agenzie che mi richiedono fotografie per scopi editoriali, ma anche con aziende e associazioni del territorio, in particolare per documentare eventi e concerti».

Come riesce a portare avanti queste due attività?

«Negli anni sono riuscito a trovare un equilibrio tra le due attività, dedicando alla fotografia buona parte del mio tempo libero dalla professione principale, programmando, sincronizzando le due agende e organizzando con largo anticipo eventuali lavori o viaggi fotografici».

Viaggia spesso per la sua attività da fotografo?

«Viaggio spesso per motivi esclusivamente fotografici. Viaggiare per fare fotografie è molto diverso dal viaggiare per vedere un luogo come turista: i tempi sono molto più dilatati, metto a punto un itinerario che tocchi i punti di interesse e dedico del tempo per osservare e studiare, prima e durante il viaggio, mi muovo a orari precisi per cercare determinate luci o situazioni. Ho cominciato con la fotografia di paesaggio in luoghi con natura incontaminata e mozzafiato, come Islanda o Norvegia, per poi concentrarmi maggiormente sull’umanità, prediligendo grandi città europee o culture lontane dalla nostra, come quella giapponese. Ho un legame particolare con l’India e tutti gli anni organizzo un tour nel nord del paese, accompagnando persone appassionate di fotografia, che imparano sul campo ad approcciare un’altra cultura, vivendo una realtà completamente diversa dalla nostra».

“India”

Ha organizzato qualche mostra fino ad oggi?

«Ho organizzato mostre fotografiche in alcuni locali del centro di Rimini e Ravenna. Uno degli ultimi progetti, in collaborazione con il Festival Interazioni, è in parte ancora in mostra presso ReeDoLab, laboratorio sartoriale di Via Bertola, e ha visto alcune fotografie esposte anche al Museo della Città di Rimini. Durante quest’ultima edizione di Fotografia d’autunno, una mia fotografia è risultata finalista del progetto mapparimini, organizzato da Associazione Fotografica t.club, ed è stata esposta per tutta la città, utilizzando le plance per le affissioni pubblicitarie».

Ha qualche altro progetto in cantiere?

«Il viaggio in India, che ripeterò a marzo in occasione di Holi, il “Festival dei colori”, è un’occasione per ampliare un progetto che per ora è in continuo divenire su diversi aspetti della cultura e della società indiane. Ho diversi progetti personali che per ora sono ancora allo stadio embrionale, ma mi auguro che il 2020 riservi belle sorprese. Sento molto la necessità di confrontarmi con altri fotografi e porterò avanti alcuni progetti di gruppo con l’Associazione t.club, di cui sono socio, tra cui sicuramente la nuova edizione di mapparimini».

Ha vinto altri premi o riconoscimenti oltre a quello di Lucca?

«Oltre al premio del Photolux Festival, che mi vedrà ospite a Lucca a fine novembre, parteciperò nei prossimi giorni ad una mostra organizzata a Parigi durante Paris Photo, dall’8 al 10 novembre, grazie alla selezione di un mio ritratto indiano per il progetto Atlas of Humanity, insieme a 62 fotografi da tutto il mondo. Ho vinto in passato concorsi e premi legati alla fotografia di viaggio e racconto di un territorio, come i concorsi fotografici Mountain Experience e Romagna: luci, volti e colori».

Nicola Luccarelli

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