Potere alle donne?
Da giorni è affisso in via Roma, all’altezza del Cinema Settebello, un manifesto dell’associazione Pro Vita, con la foto di un feto e uno slogan che recita: “Potere alle donne? Facciamole nascere!“. Praticamente una citazione sarcastica del “Girl Power” tanto antipatico a questo tipo di associazione che tutto ha a cuore, fuorché la salute delle donne. Un’associazione che spende le sue energie e le sue risorse ignorando la realtà e perpetrando un’ideologia che colpevolizza la donna che decide sul proprio corpo e, quindi, sul proprio destino. La realtà che i Pro Vita ignorano è questa:
Il ricorso all’ interruzione volontaria di gravidanza (IVG), in Italia, è un numero in calo dal 1983 ad oggi. Il 1983 è stato l’anno in cui si sono registrate più IVG in assoluto: 234801, oggi siamo ad un terzo di quel valore.
Tutti i dati che riguardano l’aborto volontario ci dicono che le donne vi ricorrono sempre meno e che, nella quasi metà dei casi, vi ricorrono donne occupate, che le donne straniere hanno un tasso di abortività maggiore e che, spesso, le donne hanno già altri figli. (Dati del Ministero della Salute).
La legge 194 del 1978 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” che, ricordiamo, è ancora in vigore, è stata il frutto di una lunga trattativa tra le donne stesse, appartenti a diversi gruppi parlamentari ed extra parlamentari. Tra di loro c’era anche la parte delle donne cattoliche, che pure non hanno potuto negare il dramma che era l’aborto illegale in quegli anni. Nel 2012 la rivista scientifica “Lancet” scriveva che l’aborto clandestino è una delle principali cause di morte delle donne e che il tasso di aborto è più basso nei paesi con leggi più permissive. La nostra legge 194 non è perfetta, lo sappiamo, ma uno dei suoi pregi è quello di indicare, negli artt. 14 e 15, alle Regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri, di investire sulla formazione e sulla prevenzione. L’interruzione volontaria di gravidanza non è MAI una scelta facile per una donna, sia da un punto di vista psicologico che da un punto di vista fattivo. La salute della donna è un tema ancora troppo poco preso in considerazione, dimostrazione ne è il continuo attacco ai Consultori per i quali i fondi stanziati sono sempre pochi. Anche a Rimini abbiamo un solo consultorio per una popolazione femminile che supera le 70000 unità e anche a Rimini il numero di obiettori di coscienza non garantisce appieno la possibilità di abortire. Questi sono gli obiettivi che deve porsi una società civile: garantire alle donne una tutela a 360 gradi, in grado di intercettare i bisogni e risolvere le criticità. Basta con la demonizzazione e la colpevolizzazione della nostra libertà di scelta, questo è POTERE: poter decidere sul nostro corpo. Non siamo incubatrici.
Di Rago Alessia Lea
Co portavoce Europa Verde Rimini