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Erosione della costa, cosa facciamo e quanto spendiamo

Oggi al Palazzo dei Congressi di Ravenna si terrà il convegno sullo stato del litorale emiliano-romagnolo. Erosione e interventi di difesa.

L’evento è organizzato da Arpae Emilia-Romagna. Nell’occasione verranno presentati risultati del volume sullo stato del litorale emiliano-romagnolo, focalizzando l´attenzione sui processi erosivi costieri e gli interventi attuati dalla Regione.

SUBSIDENZA
La subsidenza  è un lento movimento di abbassamento della crosta terrestre che si verifica in determinate zone ed è attribuito al peso dei sedimenti che si accumulano; è, infatti, un fenomeno che fa parte del naturale sviluppo delle pianure alluvionali.

Tuttavia, a partire dagli anni ’40-’50, questo fenomeno ha interessato la costa emiliano-romagnola in maniera talmente rilevante da far pensare di risultare la causa preponderante dell’erosione costiera.

La misurazione dell’abbassamento del litorale è stato affinato soltanto negli ultimi anni in quanto i punti di riferimento si trovano quasi sempre in territori soggetti a loro volta ad abbassamenti.

Le nuove tecniche, molto precise, di misurazione del fenomeno permettono di ridimensionare alcuni allarmi del passato. Ad esempio sino a qualche anno fa gli studi mostravano una gravità del fenomeno preoccupante: la subsidenza misurata, negli ultimi 35-40 anni a Cesenatico era pari a 110/115 cm.

Nella tabella allegata si noterà che a Cesenatico dal 1984 al 2011 l’abbassamento stimato è di 36 cm. Da non sottovalutare ma di gran lunga inferiore.

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Inoltre come si può osservare, nel periodo più recente, prevale nettamente la tendenza alla riduzione degli abbassamenti, fatta eccezione per il di Lido di Dante (foce Fiumi Uniti) che presenta anche il valore piu alto dell’intero arco costiero con 21 mm/anno.

Per quanto riguarda gli abbassamenti complessivi dal 1984 al 2011, ancora Lido di Dante appare la località più subsidente (-45 cm) insieme al limitrofo Lido Adriano (-40 cm), seguono Dosso degli Angeli (foce F. Reno) e Porto Corsini con -38 cm.

Erosione e difesa della costa.
I primi interventi di difesa costiera attuati lungo il litorale emiliano-romagnolo sono stati quelli di Viserba (Rimini) e Porto Garibaldi (Ferrara) in seguito agli effetti di erosione della spiaggia causati dal prolungamento dei moli dei rispettivi porti realizzati nei primi decenni del ‘900.

Prima di questi prolungamenti, i moli portuali non avevano determinato rilevanti effetti sull’equilibrio delle spiagge limitrofe, in quanto avevano un modesto aggetto verso il mare ed erano costruiti con pali e pietrame che non ostacolavano del tutto il flusso litoraneo delle sabbie.

Per rispondere alle esigenze di una marineria in forte sviluppo che richiedeva fondali sempre più profondi, le tradizionali “palate” furono sostituite con moli più lunghi e realizzati in cemento armato. Queste nuove strutture ostacolano il trasporto dei sedimenti lungo costa in maniera significativa e determinano l’avanzamento delle spiagge sopraflutto e l’arretramento di quelle sottoflutto, ridisegnando così il profilo della costa regionale.

A fronte di questa nuova situazione di erosione si è intervenuti sulla costa in vari modo.

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Come si vede le opere di difesa dal moto ondoso più utilizzate lungo il litorale emiliano-romagnolo sono le scogliere parallele emerse (circa 38 km), seguono le scogliere radenti (circa 9 km), i pennelli in roccia o in pali di legno (circa 8 km) e infine le barriere sommerse in sacchi pieni di sabbia e le scogliere a cresta bassa (circa 7 km ciascuna).

Si osserva che alcuni litorali sono difesi contemporaneamente da più tipologie di opere, ad esempio, la spiaggia di Misano è difesa da pennelli in roccia e da barriere sommerse in sacchi pieni di sabbia.

Ripascimento delle spiagge.

Il termine letteralmente significa “ridare da mangiare”, “nutrire nuovamente” per il pascolo degli animali. In questi casi il soggetto è la costa, dove viene rimpiazzato il materiale perduto con l’erosione.

Nel corso degli anni, la riduzione al ricorso di opere rigide (come le scogliere), è stata possibile grazie alla progressivo impiego del ripascimento artificiale di sabbia come sistema di difesa dei litorali dall’ingressione marina e dall’erosione.

Tra il 1983, anno del primo intervento di ripascimento, e il 2000 sono stati apportati sulle spiagge in erosione poco più di 3 milioni di mc di sabbia, pari a circa 185.000 mc/anno; mentre nei periodi 2000-2006 e 2006-2012 sono stati portati rispettivamente circa 3,5 milioni di mc (575.000 mc/anno) e 2,8 milioni di mc (470.000 mc/anno) di sabbia.

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Dal 1983 al 2012 sulle spiagge della costa (Cattolica – Comacchio) sono stati utilizzati circa 10 milioni di metri cubi di materiale sabbioso.

Una strategia molto importante portata avanti dalla Regione è stata la diversificazione delle fonti di prelievo di sabbia, privilegiando sempre più quelle a minor impatto ambientale. Tra il 1983 e il 2000, l’85% del materiale sabbioso proveniva da cave a terra, e solo il 14% da accumuli litoranei.

Tra il 2000 e il 2006, il ricorso di materiale proveniente da cave a terra si è ridotto drasticamente (19%) ed è aumentato l’utilizzo di fonti litoranee (36%). Questa riduzione è stata possibile anche all’utilizzo di nuove fonti quali giacimenti sottomarini (23%) e materiale provenienti da scavi edili per la realizzazioni di fabbricati, di parcheggi sotterranei e di darsene (22%). Tale strategia è continuata anche nell’ultimo periodo (2006-2012), infatti, solo il 7% del materiali portato a ripascimento è stato prelevato da cave a terra.

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Solo nel 2016 questi interventi son costati 20 milioni di euro, cui vanno aggiunti i 10 milioni spesi negli anni precedenti. La maggior parte di questi soldi è stata sborsata dalla Regione Emilia Romagna, a parte un contributo di 1,5 milioni arrivato dal Ministero dell’Ambiente.

Per chi vuole approfondire può trovare lo studio completo al presente https://www.arpae.it/cms3/documenti/_cerca_doc/quaderni_arpa/2016_arpa_slem_bassa.pdf

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