I dati delle violenze sulle donne ma anche quelli dell’accoglienza e dell’ascolto, i progetti messi in campo dalla Regione Emilia-Romagna. A un anno dall’istituzione, arrivano i dati dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere.
emilia romagnaIl report per la prima volta offre un panorama esaustivo su denunce, femminicidi, strutture e le cifre inedite sugli accessi ai Pronto soccorso, oltre a dar conto del lavoro svolto nell’ultimo anno dalla Regione per la formazione degli operatori dei servizi sanitari dell’emergenza e per l’operatività e l’ampliamento dei Consultori, riportando i dati dell’Istat e del Ministero. I dati dell’osservatorio sono stati presentati questa mattina nella sede della Case delle donne per non subire violenza, a Bologna, alla presenza dell’assessora alle Pari opportunità Emma Petitti e del presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna Angela Romanin. Nell’occasione è stato illustrato il progetto del Coordinamento regionale “Donne al centro contro la violenza”. Presente Roberta Mori della Commissione Parità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.
“Nella nostra regione – ha detto l’assessora Petitti – vi è una lunga tradizione di collaborazione pubblico-privato. E’ una strada che percorriamo per non lasciare soli chi sta sul fronte di questa battaglia. L’impegno di questa Regione sta nel fornire strumenti di prevenzione, educazione e informazione. Cinque anni fa abbiamo approvato la legge sulla parità, quindi il Programma regionale Antiviolenza, poi abbiamo investito risorse con i nostri bandi. E’ nato anche l’Osservatorio che ci ha aiutato a capire in modo più organico come nasce e si sviluppa questo fenomeno. Dal quadro è risultato un dato che mi fa molto piacere: le donne sono più coraggiose, escono dall’ombra, denunciano e sanno di non esser più sole”.
Le cifre
L’Emilia-Romagna è una delle regioni dove i tassi di violenza contro le donne sono più alti in Italia ma è anche la prima per le denunce di violenze sessuali (15,6 ogni centomila donne), percosse (28,6), lesioni dolose (89,6) e la quarta per i femminicidi (0,6 su centomila). Tassi inferiori alla media nazionale si riscontrano invece riguardo allo stalking (23,2).
Nell’ultimo quinquennio le donne che hanno sporto denuncia nella nostra regione per aver subito una violenza sono state oltre 31.000 (dati 2012-2016 – Ministero Interno), di cui 14.000 sono state vittime di minaccia, oltre 3.000 di stalking, 1.700 di violenza sessuale, 13.000 di una violenza fisica grave o gravissima quali percosse, lesioni e tentati omicidio, mentre 66 sono state assassinate.
Nel decennio 2007-2016 – fatta eccezione per le vittime di stalking, che sono cresciute costantemente da quando nel 2009 lo stalking è diventato un reato, i dati registrano una chiara diminuzione delle vittime di questi reati: le vittime di minacce sono scese di quasi 30 punti percentuali dal 2007 al 2016, di 27 per le violenze sessuali, di oltre 30 per le percosse, di 20 per le lesioni, di 8 per i tentati omicidi, mentre il numero di donne uccise è rimasto uguale.
La Regione Emilia-Romagna per contrastare il fenomeno ha messo in piedi un sistema che si basa su una rete di 56 sportelli per ascolto e presa in carico, 20 Centri Antiviolenza, che forniscono accoglienza, consulenza, sostegno alle donne, anche con figli/e, minacciate o che hanno subito violenza e 39 Case Rifugio, strutture a indirizzo segreto o riservato che forniscono, a titolo gratuito, alloggio sicuro alle donne con o senza figli minori che subiscono violenza, indipendentemente dal luogo di residenza, per salvaguardarne l’incolumità fisica e psichica. Inoltre, sono sorti in Emilia-Romagna 10 Centri di aiuto per uomini maltrattanti un’esperienza innovative per il trattamento di uomini violenti.
Nel corso del 2017 i Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna hanno registrato 17.235 contatti da parte di 5.345 donne, di cui il 44,6% ha contattato un centro per la prima volta. Delle 5.345, 1.732 sono state indirizzate ad altri servizi, in particolare: circa un migliaio ai servizi territoriali (Servizio Sociale, Forze dell’ordine, Consultori familiari, Pronto soccorso, Sert, altro Centro antiviolenza); 280 ad accoglienza in emergenza/pronta accoglienza e 148 ad accoglienza in casa rifugio. Risultavano in carico presso i Centri antiviolenza 3.520 donne (di cui 2.526 accolte nel 2017).
La Regione Emilia-Romagna attraverso un bando, le cui attività sono state realizzate nel 2017, ha inoltre finanziato 49 progetti per 1 milione di euro per rafforzare le politiche regionali di contrasto alle discriminazioni di genere e alla violenza sulle donne e promuovere una cultura della parità e del contrasto agli stereotipi. Oltre metà dei progetti sono promossi da Enti Locali, il 24% (12 progetti) da associazioni o soggetti del privato sociale e il20,4% (10 progetti) da un Centro Antiviolenza. Sono stati coinvolti circa 24.500 cittadini, tra cui 14.200 studenti, più di 600 insegnanti e 380 genitori e 1600 operatori dei servizi.
Nel 2017 la Regione aveva anche stanziato 240.000 euro per realizzare un progetto formativo finalizzato a migliorare le capacità di accoglienza da parte dei servizi di emergenza e della rete dei servizi territoriali per le donne che subiscono violenza e i loro figli. Fra gli obiettivi: la definizione di protocolli integrati di assistenza e modelli condivisi di intervento. La Regione ha avuto un ruolo di coordinamento del progetto con il coinvolgimento del Servizio politiche sociali e socioeducative, del Servizio Assistenza Territoriale, del Servizio Assistenza Ospedaliera e dell’Area formazione dell’Agenzia Regionale. Nella prima parte del progetto sono stati formati 168 operatori dei servizi di cui 84 dei Pronto soccorsi e 84 dell’area dei consultori e dei servizi sociali.
L’identikit delle vittime
Le vittime appartengono prioritariamente a una fascia di età tra i 35 e i 44 anni, mentre nel caso delle violenze sessuali l’età delle vittime è compresa fra 18 e i 24 anni. Il rischio di violenza aumenta in genere con il crescere del grado di istruzione della vittima, colpendo prioritariamente laureate, donne che lavorano, e soprattutto che occupano posizioni apicali e in misura minore le casalinghe. Le violenze riguarderebbero soprattutto donne separate e divorziate, per le quali è la causa può risiedere nella relazione conflittuale con il partner. Inoltre il 14% delle donne residenti in regione avrebbe subito forme di controllo dal proprio partner (ad esempio gli è stato proibito di uscire o imposto come vestirsi, comportarsi in pubblico, ecc.), altrettante sarebbero state isolate dalla famiglia di origine, dagli amici o dagli ambienti lavorativi e di studio, e una quota quasi simile avrebbe subito umiliazioni e violenze verbali. Le donne minacciate sono circa il 10%.
Gli accessi ai Pronto Soccorso
Nel periodo 2015-2017 tra gli oltre 550 mila accessi all’anno in un Pronto soccorso da parte di una donna (tra i 16 e i 70 anni) attorno ai 5 mila (0,9%) sono riconducibili a una causa violenta, con un tasso stabile attorno al 3,2-3,1 per mille. Circa l’8% di queste donne rifiuta il ricovero e meno del 2% accetta l’assistenza in reparto o il trasferimento presso altra struttura sanitaria o residenziale. Il numero di donne (dai 16 ai 70 anni) con accesso al Pronto soccorso per causa violenta è passato da 3.953 nel 2015 a 4334 nel 2017, di cui 182 dimesse nel 2017con una diagnosi di abuso o maltrattamento, sessuale o meno. L’88,5% delle donne con un accesso in Ps per causa violenta nel corso del 2017 ha tra i 16 e i 54 anni. La formazione regionale agli operatori migliorerà nel tempo la capacità di riconoscimento della violenza, della valutazione e dei rischi connessi e conseguentemente della classificazione delle violenze. I dati potranno essere in futuro ancora più attendibili.
I Centri e le Case Rifugio
Il sistema di ascolto e assistenza e protezione in Emilia-Romagna per le donne vittime di violenza si basa su una rete di 56 sportelli per l’ascolto e la presa in carico, 20 i Centri Antiviolenza, che forniscono accoglienza, consulenza, ascolto, sostegno alle donne, anche con figli/e, minacciate o che hanno subito violenza ( 6 in provincia di Bologna (4 in città e 2 a Imola), 3 in provincia di Ravenna e Modena, 2 Rimini e 2 a Forlì- Cesena, uno nelle città di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Ferrara. Infine 39 Case Rifugio (7 nella Provincia di Bologna, 3 Ferrara, 1 Forlì-Cesena, 4 Modena, 4 Parma, 2 Piacenza, 10 Ravenna, 4 Reggio Emilia, 4 Rimini), strutture a indirizzo segreto o riservato che forniscono, a titolo gratuito, alloggio sicuro alle donne con o senza figli minori che subiscono violenza, indipendentemente dal luogo di residenza, per salvaguardarne l’incolumità fisica e psichica.
Le donne nei Centri Antiviolenza
Nel corso del 2017 i Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna hanno registrato 17.235 contatti da parte di 5.345 donne, di cui il 44,6% ha contattato un centro per la prima volta. Di queste circa un migliaio ai servizi territoriali (Servizio Sociale, Forze dell’ordine, Consultori familiari, Pronto soccorso, SERT, altro CAV); 280 ad accoglienza in emergenza/pronta accoglienza e 148 ad accoglienza in casa rifugio.
Nel 2017 risultavano presso un Centro antiviolenza 3.520 donne (di cui 2.526 accolte nel 2017), il 34,7% delle quali di cittadinanza straniera. Il 71% del totale, aveva figli. Si stima che in oltre i tre quarti dei casi è presente almeno un figlio minorenne. La maggior parte delle donne nuove accolte (84,2%) subisce violenze psicologiche (insulti, comportamenti denigratori, minacce); quasi il 61,6% violenze fisiche (schiaffi, spintoni, pugni) e il 39% subisce almeno un tipo di violenza economica (controllo sulle fonti di reddito proprie o l’impedimento ad avere una propria fonte di reddito). Infine, circa il 15% delle nuove accolte si dice essere stata costretta a pratiche sessuali considerate umilianti.
Centri di aiuto per uomini che maltrattano le donne
In Emilia-Romagna vi sono esperienze innovative anche per il trattamento di uomini violenti. Nel 2011 è nato il Centro “Liberiamoci dalla violenza” di Modena, la prima struttura pubblica in Italia per gli uomini autori di violenze contro le donne. Attualmente i Centri di aiuto per uomini maltrattanti in Emilia-Romagna sono 10, di cui 4 a gestione pubblica (Ldv – Liberi dalla violenza – di Bologna, Modena, Parma e di Rimini) e 6 gestiti da Enti del privato sociale.
Nel 2018 da una ricognizione promossa dalla Regione Emilia-Romagna sono anche emersi i centri specializzati a gestione privata, con una sede in ciascuna delle Province della Regione, tranne che a Reggio Emilia dove non è presente alcun centro e a Bologna (2 centri).
I primi 10 mesi del 2018
Secondo i dati raccolti dal Coordinamento regionale (14 strutture su 20), le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza fra il 1 gennaio e il 31 ottobre 2018 sono state complessivamente 3.629, di cui 2477 quelle per la prima volta. Fra le donne ‘nuove’ 837, pari al 34,9%, provengono da altri Paesi. A ottobre 2018, le donne ospitate nelle strutture dei Centri antiviolenza del Coordinamento sono state 273, il 69,9% con i propri figli. Nel confronto con il 2015, emerge un aumento significativo sia delle donne accolte che delle donne ospitate.
Il progetto ‘Donne al centro contro la violenza’
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna ha realizzato, con un bando finanziato dalla Regione, il progetto “Donne al centro contro la violenza”. L’originalità della proposta di comunicazione sta nel metodo partecipativo della campagna: le donne che frequentano i centri sono state coinvolte tramite 7 focus group realizzati tra maggio e giugno 2018, consentendo loro anche una riflessione sul proprio vissuto.
La campagna verrà promossa attraverso di versi canali: locandine su autobus (Tper di Bologna, partner del progetto), manifesti, video e segnalibri diffusi in biblioteche universitarie e comunali. Interesserà tutto il territorio regionale, coinvolgendo in particolare sei comuni dell’area del Basso ferrarese (Comacchio, Codigoro, Mesola, Goro, Lagosanto e Berra) e altrettanti comuni montani (Borgo Tossignano, Castel del Rio, Monte San Pietro, Pavullo nel Frignano, Riolo Terme e Castelnovo ne’ Monti).