2mila appartamenti per l’emergenza casa
Il tema della casa è al centro dell’attenzione dei sindaci delle grandi città e Rimini non fa eccezione. L’abitazione è tornata a essere un’emergenza sociale. Ci sono molti sfratti, aumenti degli interessi e quindi dei mutui, poi c’è l’esplosione del mercato immobiliare determinato anche dagli affitti turistici brevi. Un problema pesante anche per Rimini. Tante le famiglie nelle liste di attesa per un alloggio popolare o ad affitto calmierato.
Tante le famiglie che cercano casa ma che in affitto non la trovano. Una ricerca recente ha messo in evidenza come la provincia di Rimini è l’unico territorio in Regione, oltre alla città di Bologna, a toccare la soglia dei 3.000 euro al metro quadro quale prezzo medio di vendita
Per quanto riguarda gli affitti, le province più care e con valori di locazione a doppia cifra sono Ravenna (16,3 euro/m2), Rimini (14,2 euro/m2) e Bologna (12,5 euro/m2).
Bologna di fronte a questa emergenza ha lanciato un piano casa: “10 mila case in dieci anni, con 200 milioni di euro di risorse messe a disposizione dal Comune, perché Bologna continui ad essere una città attrattiva e superi la grande fame di alloggi che in questo momento colpisce soprattutto studenti e lavoratori. Un piano che permetta di affrontare la richiesta di abitazioni, in una città che continua a crescere, con la metà degli interventi che verranno realizzati dai privati, ma con precisi standard”.
Certo stiamo parlando del capoluogo di Regione. Tuttavia, per le caratteristiche economiche e sociali di Rimini, penso che analogo piano debba essere fatto anche per la nostra città. Ovviamente fatte le dovute proporzioni.
Un piano da 2mila appartamenti in dieci anni potrebbe coprire le esigenze di abitazione del nostro territorio. Servono appartamenti a canone sociale, servono posti letto per gli studenti, servono appartamenti di edilizia residenziale pubblica, servono appartamenti da vendere a prezzi calmierati per giovani coppie e famiglie. Un piano che deve vedere anche la collaborazione del privato.
Credo serva un grande progetto per la casa da realizzare in anticipo rispetto al PUG (Piano Urbanistico generale) per accorciare i tempi. Il tutto deve essere fatto guardando alla rigenerazione urbana (hotel chiusi ad esempio, dove compatibile con il contesto) alle ricuciture urbane e ai vuoti. Aumentare in sostanza la densità della città senza lo spreco di nuovo territorio. Il sindaco pochi giorni fa, proprio intervenendo sul problema casa, ha detto che necessita “un intervento radicale”. Bene la richiesta di una legge nazionale per gli affitti brevi ma da accompagnare da un piano per la casa di prospettiva e coraggioso.
Sanità ad un bivio
‘Sanità, sempre più diseguaglianze’, ‘Così salta la sanità’, ‘Dalle visite oculistiche alla dermatologia: mancano gli specialisti’, ‘Si allungano le liste d’attesa’: sono alcuni dei titoli occupano periodicamente le pagine dei quotidiani nazionali e locali, in un ‘tragitto cartaceo’ che va dalle nostre località ad altre del Paese e che evidenzia, ancora una volta, la panoramica preoccupante in cui versa il sistema sanitario italiano a causa dei guasti derivanti dai ripetuti mancati investimenti.
Ferite aperte che si ripercuotono inevitabilmente sulla qualità delle prestazioni sociosanitarie e, in parallelo, sulle tasche dei cittadini, spesso costretti a ricorrere al privato per accorciare i tempi di attesa.
Per fare un ECOCOLORDOPPLER con il servizio sanitario può succedere che la tua richiesta venga evasa verso la fine del mese di maggio 2023 in una struttura dell’Ausl Romagna ma lontana da Rimini, il che rende forse conveniente rivolgersi alla sanità privata.
Altre visite specialistiche hanno tempi di attesa molto più lunghe. Evidente che chi se lo può permettere farà ricorso alla sanità privata che garantisce prestazioni in tempi rapidi e con costi a carico dei cittadini. Chi non se lo può permettere dovrà attendere i tempi della sanità pubblica che talvolta o spesso non coincide con i tempi di cura.
C’è il rischio oggi di una “controriforma” del Servizio sanitario nazionale, che aumenterà le diseguaglianze perché, come diceva il sociologo Achille Ardigò, “la sanità dei poveri diventa sanità povera”.
La rottura del meccanismo universalistico di cure gratuite per tutti è a un passo e l’idea della Flat Tax portata avanti dal Governo Meloni aggrava il quadro.
Questo è il momento di mobilitarsi. Una petizione on line dei giorni scorsi ha raccolto oltre 150mila firme. Un segnale forte. Ma non basta, è ora di una mobilitazione nazionale che coinvolga forze politiche e forze sociali.
Ancora sull’ex questura
Domenica scorsa credo di aver chiarito che la responsabilità principale del mancato utilizzo della questura di via Ugo Bassi sono da imputare a chi l’ha costruita: l’”imprenditore” Gianfranco Damerini.
Ho fornito solo due dati, non smentibili. Il precontratto di affitto di 3,3milioni di euro che il Ministero degli Interni avrebbe pagato per l’uso dell’immobile. I 15.700 mq che l’”imprenditore” poteva realizzare oltre alla questura con destinazione residenziale, commerciale e direzionale. Sulla base di questi due parametri è facile arrivare ad utile tra i 40-50 milioni di euro. Un’enormità.
Oggi rispondo a un’altra domanda da parte di chi continua a ritenere che il Comune di Rimini non abbia fatto tutto il possibile. Il pubblico poteva fare atti per imporre all’”imprenditore” di rendere fruibile la struttura? La risposta è sì.
Vi erano due possibilità che il Comune di Rimini ha preso in considerazione e sottoposto alle istituzioni che dovevano applicarle. La prima era impugnare il precontratto di affitto firmato da Gianfranco Damerini presso il tribunale e chiederne l’esecuzione coatta.
La seconda soluzione era di attivare una procedura di esproprio del solo uso della struttura questura (non della proprietà che sarebbe costata una cifra enorme) versando l’affitto concordato, 3,3 milioni di euro, su un conto vincolato. Vi sarebbe stato eventualmente un contenzioso con la proprietà per l’ammontare dell’affitto, ma nel frattempo la struttura sarebbe stata utilizzata.
Entrambi le proposte dovevano essere attivate dal Ministero degli Interni, il soggetto fruitore dell’immobile. Nonostante il Sindaco abbia insistito assieme ai tecnici del Comune con ministeri e prefettura non si è fatto nulla. Fine della storia. Ogni altra supposizione, illazione è priva di fondamento.
Poi vi è un’altra storia che inizia dopo il fallimento, ma è appunto un’altra storia.
Maurizio Melucci