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Emanuele e Marco, prima unione civile a San Marino: “Siamo solo due che si amano”

Nella Repubblica di San Marino avere rapporti omosessuali era un reato; l’ articolo 274 del codice penale che lo stabiliva, pur non essendo mai stato applicato fu abolito solo nel 1997.  Ora sul Titano si è celebrato il primo matrimonio arcobaleno. Pochi giorni dopo l’approvazione della legge da parte dello stato sammarinese sulle unioni civili,  Emanuele Leuzzi (33 anni), e Marco Cervellni (32), hanno deciso di unirsi in matrimonio. Abbiamo chiesto ad entrambi come mai hanno deciso di compiere questo passo e quanto può essere importante per loro e per tutte le coppie gay unirsi civilmente.

Marco, quando hai incontrato Emanuele?

«All’incirca cinque anni fa in palestra… gay e palestra, che cliché, vero? Comunque, dopo essere usciti un paio di volte, ho capito subito che sarebbe stato l’amore della mia vita».

Emanuele, che cosa hai provato quando ha incontrato per la prima volta Marco?

«Al di là della infatuazione amorosa, che credo possa e debba essere sottinteso in un rapporto sentimentale, quello che in realtà ho percepito e quindi concretizzato col tempo era il fatto di poter costruire qualcosa di serio con Marco: una famiglia. E soprattutto, nell’ultimo periodo, la mia preoccupazione maggiore era di non poter garantire un futuro sereno alla mia metà. Quando si è giovani spensierati e anche incoscienti è un conto, ma voler bene, secondo il mio parere, è anche dare e avere un futuro certo e finalmente ora è possibile».

Marco, chi ha fatto la proposta a chi?

«In realtà non c’è stata la classica scena strappalacrime da cinema, con genuflessione ed anello, per intenderci. Io personalmente, non credo che per voler bene ed amare, sia necessario tutto questo. Semplicemente stavamo seguendo la proposta di legge di iniziativa popolare sulle unioni civili ed abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare questo passo e così ottenere quelle tutele giuridiche per vivere più serenamente».

Emanuele, voi siete la prima coppia gay che si è unita civilmente a San Marino, una bella responsabilità, vero?

«Sinceramente non sento questa grande responsabilità, perché alla fine dei conti siamo solo due persone che si amano e che hanno deciso di andare al di là di una relazione o convivenza. Non c’era nessuna brama di notorietà o qualche altra motivazione. L’esposizione mediatica è nata solo dal fatto che ho fatto un post su Facebook per ringraziare il gruppo sulle unioni civili che ha portato in porto questo atto legislativo. Non avrei mai pensato di innescare tutto questo».

Marco, avete sentito, per così dire, gli occhi di tutti i sammarinesi addosso?

«Ad ogni modo citando D’Azeglio: “Fatta l’Italia, bisogna fare l’Italiani”, e usandola come similitudine, non è che promulgata la legge e i relativi decreti attuativi, come con un colpo di spugna, tutto si risolve e tutto si sdogana. Ancora c’è tanto da fare in relazione ai diritti sociali, soprattutto sarebbe bello che tutto fosse più semplice e spontaneo».

Emanuele, state pensando di allargare la famiglia?

«Le normative attualmente vigenti non permettono nessuna adozione o quant’altro. Personalmente la mia opinione è che se un bambino è amato e voluto, piuttosto che lasciarlo in un orfanotrofio a soffrire, perché non farlo adottare da una coppia gay? Ad ogni modo, al momento non ho nessun istinto genitoriale».

Nicola Luccarelli

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