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Elezioni Rimini 2021. Ex dipendente comunale: “La Democrazia è svanita, prevale l’autoritarismo”

Un ex dipendente comunale  ci ha inviato un commento agli interventi di Maurizio Melucci su “il passato di Rimini e il sindaco del futuro, chiedendo di non rendere noto il suo nome.

Leggere gli articoli di Maurizio Melucci che ripercorrono le vicende amministrative di alcuni anni fa debbo dire che è un vero piacere ed è anche un particolare stimolo, a cui non sono riuscito a resistere, per tutti coloro che hanno vissuto, più o meno direttamente ed intensamente, quel periodo.

E’ un piacere perché, ancorchè estremamente sintetizzato, forse fin troppo, credo si siano posti lo scopo di lasciare una memoria scritta che la vacuità e superficialità dei mezzi di comunicazione sociale di oggi invece non danno.

Ripercorrere il tempo passato, non solo per ricordarlo ma anche per analizzarlo, confrontarlo con il presente e valutarlo per il futuro, ritengo sia sempre un doveroso impegno per tutte le persone, soprattutto per chi si è occupato e si occupa di politica cioè di quell’attività che, amministrando una collettività, ne determina in modo sostanziale i cambiamenti e quindi il destino.

Sicuramente quanto raccontato deve essere letto con gli “occhi” di quei tempi, certamente diversi da quelli attuali, e se oggi c’è la crisi della pandemia non bisogna dimenticare che allora ci fu una crisi economica mondiale.

E’ un piacere quindi ricordare quanto è stato fatto ma è anche uno stimolo, uno stimolo per evidenziare i cambiamenti che sono avvenuti e che pare non siano neppure stati percepiti.

Vorrei parlare di quei cambiamenti che incidono sulla società, sulle persone, sui rapporti umani, direi: la politica nel suo senso più profondo.

Melucci ha sottolineato la professionalità e la collaborazione degli uffici comunali nel perseguire gli obiettivi che l’Amministrazione intendeva perseguire: “un lavoro immane reso possibile dalla struttura del Comune di Rimini.”.

Ha parlato di “capitale umano” quale valore per tutte le aziende compresa la pubblica amministrazione. di rapporti gestiti nel rispetto reciproco, dei ruoli e delle competenze.

All’epoca, ricordo, c’erano importanti momenti e luoghi del confronto tra Amministrazione e Cittadini: i Quartieri erano attivi e partecipavano alla vita pubblica, i partiti avevano strutture organizzate, le discussioni in Consiglio Comunale erano occasioni per apprezzare punti di vista diversi, spesso con interventi di alto profilo, si poteva conoscere, discutere, dare contributi, esprimere le proprie opinioni liberamente.

Come diceva Gaber: “la libertà è partecipazione”!

Oggi tutto questo è definitivamente perso, niente più Quartieri dove presentare e discutere le iniziative, i partiti sono destrutturati ed emergono solo alcune personalità che così devono e vogliono rappresentare solo sé stessi, i cittadini che intendono conoscere e partecipare alla vita pubblica non hanno né strumenti nè luoghi per farlo e, nel caso, non hanno nessuno che li possa rappresentare e quindi sono inermi e spinti a subire passivamente, poi, nel caso, guai se si permettono di criticare perché verrebbero subito tacciati per nemici.

Gli organismi di rappresentanza civile, economica, sociale, culturale non sono più presenti (Ordini professionali, sindacati, associazioni, ecc.) non riescono più a rappresentare nessuno, non esprimono il proprio ruolo, non danno contributi.

Il Piano Strategico, prima costituito da settanta associazioni, ora è involuto solo in sé stesso con 3-4 persone che si targano “Piano Strategico” ma non coinvolgono più le associazioni e non le rappresentano, rappresentano solo le volontà del Sindaco.

Il cittadino ha come referenti solo dei call center, le sue istanze si perdono nel vuoto, nessuno lo aiuta o lo rappresenta.

La democrazia è un esercizio complesso e difficile, ma io dico che è indispensabile per una società moderna e la politica, direi la sinistra, dovrebbe essere la prima a perseguirla ed alimentarla, non deve invece soffocarla.

Certo che così è più facile: nessuna discussione, nessuna critica, si decide a tavolino, giochi di potere e di forza, nessuno provi a criticare… ma così non cresce la classe dirigente di una società.

La dico grossa: pare che la democrazia sia svanita e abbia preso sopravvento l’autoritarismo del singolo personaggio, che si chiamerebbe in un altro modo.

La gente comune è fuori dai processi decisionali, annullata dai sempre più grandi centri di potere: le banche, le aziende fornitrici di beni e servizi, le Ausl, gli enti, i Consorzi, ecc., le istanze vengono incanalate in percorsi tortuosi, lunghi, di cui non si conosce l’esito, nelle pieghe formali di una burocrazia disumanizzata.

La burocrazia è pienamente attiva, si opera solo con PEC, trasmesse al sig….. che risponde… e dopo… in attesa che… ecc., non c’è più chi si prende carico di una situazione e cerca di risolverla, tutto passa per protocolli, mail, posta, norma, procedura, regolamento, ecc.

Ho vissuto circa 40 anni nella pubblica amministrazione.

Ho sempre pensato che avere un ruolo speciale, un certo potere, fosse una responsabilità e non un elemento di forza o di prevaricazione, ho sempre creduto nel lavoro di gruppo e nel rispetto di tutte le persone e dei cittadini.

Ma poi debbo dire che molte cose sono cambiate, basta parlare con i dipendenti pubblici per rendersi conto di quale realtà lavorativa stiano vivendo.

La macchina comunale, il “motore del Comune”, è stato falcidiato dai pensionamenti senza sostituzioni. Dirigenti sempre più ridotti e sovraccaricati, funzionari chiamati a fare le funzioni dei dirigenti, gran parte del personale demoralizzato da continui comportamenti sprezzanti, offensivi e da pressioni inaccettabili.

Penso sia necessario un profondo processo di innovazione per la prossima amministrazione comunale altro che continuità.”

Lettera firmata

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