Era abitudine da parte dei partiti politici, nel secolo passato, dopo elezioni importanti come quelle di domenica, svolgere approfondite analisi del voto. Anche quando non vi era la tecnologia e i flussi elettorali si misuravano analizzando i dati per seggio, per quartiere, per comune, si confrontavano con quelli delle elezioni precedenti e si cercava di capire dove si era perso o vinto e perché.
Ora tutto questo è scomparso. Basta ascoltare l’istituto Cattaneo che ci dice come si sono spostati gli elettori. Qualche battuta sui social o sui giornali ed è finita lì, in attesa della prossima competizione elettorale.
Anche rischiando di prendermi del “vecchio”, penso che un’analisi del voto non sarebbe male. Sulle Europee non mi soffermo più di tanto. E’ già stato scritto da autorevoli commentatori.
Evitiamo di esultare per il risultato del Pd alle Europee. Non siamo andati male, siamo il secondo partito, ma il tutto è avvenuto in retromarcia. Abbiamo meno voti del 2014. In Italia si è votato meno del 2014. In Germania e Francia, con tutti i loro problemi, invece si è votato di più. Il voto inoltre consegna l’ennesimo errore di presunzione di alcune forze politiche progressiste e di sinistra.
La lista della Bonino-Della Vedova-Pizzarotti non ha superato il quorum. A sinistra del Pd vi è non più nulla. Solo percentuali da prefisso telefonico. Scontati i mea culpa e i propositi per il futuro. Ma anche in futuro ci sarà qualche “fenomeno” di turno che proporrà una ricetta nuova.
Consiglio l’eurodeputato Carlo Calenda che chiede più attenzione al centro moderato di lasciare perdere. Di moderato non vi è più nulla. Al Pd spetta il compito di fare proposte radicali, non moderate. Di moderatismo l’Europa muore. Questo il lavoro delle prossime settimane. Una proposta per l’Europa mettendo in pratica il programma elettorale.
Più interessante il voto amministrativo.
Gli elettori hanno scelto. Un voto alla Lega che non vuole i migranti, che non vuole delinquenza chiesbatte i pugni in Europa per fare più debiti. Per questo in tanti hanno votato Lega. Poi che sia realizzabile il programma oppure no, cambia poco. Hanno dato credito a Salvini.
Gli elettori (una parte di chi ha votato Salvini) alle amministrative hanno però scelto il buon governo e la competenza dei sindaci del Pd e del centro sinistra. Nulla di strano. Anche nel passato alle politiche una parte degli elettori votava Dc per il governo nazionale e alle amministrative votava Pci.
La vittoria del centrosinistra ha anche altri motivi. Coalizioni unitarie e rappresentative anche di una parte della società civile. Senza questo ingrediente, a Misano avrebbe vinto Cecchetto, a Santarcangelo vi sarebbe stato ballottaggio con Samorani, per citare le due sfide più importanti ed incerte.
Hanno vinto i sindaci orgogliosi delle proprie identità, del lavoro fatto, di un buon rapporto con i cittadini. Una fatica quotidiana che alla fine ha pagato.
A Sant’Agata Feltria il sindaco Cerbara non ha accettato la staffetta con il suo vicesindaco della Lega Paolo Ricci. A Sant’Agata governava una strana alleanza del centrosinistra con la Lega. Ma era la Lega più vicina a Bossi che a Salvini. Ora non più. Cerbara ha corso con la bandiera del centrosinistra ed ha vinto.
A San Leo, nella stessa situazione di Sant’Agata, il Pd ha sostenuto il candidato leghista Bindi. E’ stato un errore.
A proposito di errori, il più macroscopico è stato quello di Verucchio. Il Pd decide di rompere con il suo sindaco Stefania Sabba e candida in alternativa Maffei. Alla fine sulla scheda ci sono tre liste. Due di centrosinistra, Sabba e Maffei, ed una di centrodestra. Ha vinto Stefania Sabba evitando di consegnare Verucchio al centrodestra. Lezione compresa? Penso di no. Nessuna autocritica da chi comanda nel Pd a Verucchio. Solo silenzio e poche battute fuori luogo sui social.
Il massimo, tuttavia, lo abbiamo raggiunto a Bellaria. Da sempre il centrosinistra di quel comune si è vantato di essere un laboratorio politico nazionale. Si sostiene che l’Ulivo sia nato a Bellaria a metà degli anni ’90 con l’alleanza tra Italo Lazzarini storico esponente della Dc di Bellaria ed il Pds. Italo Lazzarini sarà sindaco dopo Nando Fabbri con Gianni Scenna del Pds vicesindaco.
Ora a Bellaria vi è chi pensa di essere ancora un laboratorio politico. E’ stato un suicidio politico perfetto. Un candidato sindaco, competente e capace, come Gabriele Bucci che evita di marcare una identità di centrosinistra. Il simbolo del Pd scompare, ma compare una generica lista Alternativa Democratica. E poi la novità nazionale: Italia in Comune di Pizzarotti.
Operazione tenuta a battesimo in pompa magna, in una iniziativa pubblica a Bellaria, con la presenza dello stesso Pizzarotti del sindaco di Rimini Gnassi e di Nando Fabbri. Dire deludente il risultato del “laboratorio” è dire poco. Alternativa Democratica prende la metà dei voti del Pd alle Europee. Italia in Comune il 3,81%. La lista di Bucci il 18,56%. Come ha commentato un mio amico “abbiamo messo a disposizione voti a chi non ne aveva. Tutto gratis senza niente in cambio”. A Bellaria vi è un solo consigliere del Pd. Non ci sono modelli Rimini (Patto Civico esperienza inesistente) o Bellaria. Ci sono programmi, valori ed identità con donne e uomini ad interpretarle.
Maurizio Melucci