Fermi tutti, le elezioni sono da annullare. E’ quanto chiede un cittadino riminese, che ha depositato in tal senso la richiesta alla Corte Costituzionale. Il ricorrente si dichiara portavoce del Comitato R.I.V. (Movimento Riscatto Nazionale) presieduto da Vittorio Palmieri.
Secondo l’esposto, «E’ necessario l’intervento del Capo dello Stato e che la Consulta intervenga il prima possibile, poiché la Costituzione è stata palesemente violata dando al Paese solo ingovernabilità».
Ma quando tale palese violazione si sarebbe consumata? Qui l’argomentazione si fa un po’ più nebulosa: «è stata violata dal momento in cui al rifiuto al voto permesso dai regolamenti presenti anche ai seggi nulla è stato concesso di spazio televisivo ed elettorale, ne ai tg e ne in nessun organo di informazione. Riteniamo questo comportamento un violento attacco alla democrazia partecipativa…». Quindi, pare di capire, non c’è stata par condicio dal momento che in occasione del voto non è stato dato spazio a chi chiedeva di non andare a votare.
A darne notizia, in termini di esultanza, è il portale Atuttadestra.net. che ringrazia «Vittorio Palmieri per aver fatto diventare virale una protesta cominciata dal basso con piccoli comitati e per mezzo del suo Movimento allargatasi a macchia d’olio in una protesta consapevole di rifiuto del voto».
A parte che le ultime percentuali di votanti (73%) non parrebbero confermare la “viralità” di quella protesta, forse il portale non conosce il riminese in questione, ben noto invece nella sua città. E’ Emilio Manaò, 43 anni, funambolico personaggio di origini siciliane, già dipendente del Comune di Rimini e poi “operatore dello spettacolo”, partecipante a “diversi concorsi letterari e di poesia”, autore di “due spot pubblicitari per grandi società”, impegnatissimo su ogni fronte, dal volontariato al diritto alla casa e in favore dei malati.
Manaò quanto a collocazione politica è dotato di un dribbling alla Neymar: “frequenta fin da piccolo il Meeting per l’amicizia fra i Popoli” di Comunione e Liberazione. Ma viene intervistato da Progetto Comunista (organo ufficiale del Partito di Alternativa Comunista) in qualità di “portavoce del Coordinamento Glbtq Rimini Pride”. Oltre, come si è visto, a saper raccogliere gli encomi di un portale che esibisce nel logo la fiamma tricolore del fu Movimento Sociale Italiano.
Un anno fa Manaò si candidò a sindaco di Sommatino, 7.200 abitanti in provincia di Caltanissetta, terra dei suoi antenati. Con la Lista Civica Sommatino Vince presentò “una proposta vulcanica e roboante che darebbe al Cittadino il senso della partecipazione attiva e diretta attraverso metodologie innovative”: è cioè, tanto per cominciare, un vero casting pubblico per selezionare gli assessori. Non andò benissimo: alla vigilia del voto, con un colpo di scena, il candidato ritirò la lista “per problemi legali” alla composizione della stessa.
Del resto il riminese Manaò non è nuovo a iniziative di alto respiro. Nel 2016 aveva già avuto i suoi cinque minuti di celebrità: “Petizioni, le richieste più bislacche dei cittadini alle Camere. C’è chi vuole introdurre un’ora di discoteca a scuola“, titolarono i giornali. E chi, nel diluvio di 2.700 e passa petizioni fino ad allora inviate alle Camere, poteva conquistarsi quel titolo, se non il nostro Emilio Manaò?