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Educatori cinofili e padroni, serve collaborazione

Educatori cinofili e padroni.

Il lavoro di un educatore cinofilo non è facile. Non per colpa dei cani, magari con qualche problema comportamentale lieve o grave che sia; ma lo è soprattutto a causa dei padroni, sono loro infatti lo scoglio più arduo da superare. In seguito alla manifestazione di un comportamento anomalo da parte del cane, il proprietario chiama l’educatore cinofilo perché risolva il problema. Un bravo professionista sa che spesso ci vogliono tempo e molta pazienza perché questo si risolva, ma non può fare da solo, serve anche la piena collaborazione del padrone che continui a comportarsi nel modo insegnato dall’educatore anche quando questo se ne sarà andato, quindi modificando qualcosa se non tutto della routine, della vita e persino di sé stesso.

E qui viene il problema principale: molti padroni non vogliono mettersi in gioco, non vogliono sentirsi dire che hanno sbagliato e non vedono l’educatore cinofilo come una persona che, avendo studiato pagine e pagine di psicologia canina, è lì anche per trasmettere il suo sapere a loro, affinché il rapporto uomo-cane migliori, ma lo vedono come qualcuno che scombussola la loro vita, una vita che vogliono che resti così, per molti di loro, l’educatore cinofilo è solo uno che non sa quello che dice solo perché non dice le cose che loro vorrebbero che dicesse.

Quando si decide di prendere un cane, si deve, tra le altre cose, mettere in conto che la vita subirà un profondo cambiamento, una consapevolezza che non tutti hanno. E purtroppo ci sono educatori cinofili che davanti all’ottusità di certi padroni, abbandonano la professione e fanno altro e questo è un vero peccato. È chiaro che per abbandonare una professione, dopo aver studiato tanto, vuol dire che la cosa è grave. Dopo tutto aver a che fare con il cane, diciamolo, è la parte più semplice. Il cane con il tempo e con il percorso giusto può cambiare, cosa che non ha intenzione di fare il padrone, padrone che spesso dopo l’intervento dell’educatore, non mette in pratica quello che gli è stato insegnato, ma ripristina il comportamento precedente, cancellando i progressi fatti, così facendo il problema non si risolleverà mai, ma anzi andrà peggiorando perché il cane si ritroverà a dover comportarsi in due modi diversi e non saprà qual è quello giusto.

Per fortuna nei canili sta iniziando una nuova filosofia che accompagna le adozioni: i padroni adatti sono quelli dalla mente aperta, disposti a mettersi in gioco e a cambiare la propria vita e il proprio approccio guidati da chi i cani gli conosce davvero.

Giovanna Foschi
Giornalista e Scrittrice
Volontaria Enpa
Volontaria Canile e Educatrice cinofila in formazione

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