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E torneremo in spiaggia orgogliosi di essere fuori forma e bianchi come mozzarelle

Il 18 maggio, data ufficiale per la riapertura delle nostre spiagge, si assisterà a un fenomeno mai visto negli ultimi cinquant’anni: riminesi fuori forma e bianchi come mozzarelle a maggio inoltrato. Per questo motivo, e non per mantenere il distanziamento, saranno in pochi ad accorrere sulla battigia: vedersi gambe e torace ancora color quarantena e per di più mollicce nello scenario che di solito li vede già tonicissimi e color cuoio già a inizio stagione potrebbe essere uno choc.

In epoca pre-coronavirus l’indigeno, e soprattutto l’intrepida indigena, esibivano in maggio il risultato di bagno di sole iniziati già a fine gennaio, e se il clima non aiutava c’erano sempre le docce solari nell’istituto di bellezza. Quanto alla prova costume, da noi si fa abitualmente subito dopo l’Epifania. Ma nell’anno del lockdown, con palestre e centri estetici off-limits da mesi e cucine casalinghe trasformate in panifici-pasticcerie attivi h24, è stato praticamente impossibile provvedersi di fisico da spiaggia in tempo utile, se non si voleva essere braccati da un drone, tipo Cary Grant nella famosa sequenza di Intrigo internazionale.

Così quando ci ripresenteremo fra gli sparuti ombrelloni superstiti saremo più pallidi e imperfetti che mai, con i peli incarniti causa cerette artigianali fatte in casa, insalsicciati nei costumi dell’anno scorso perché a negozi chiusi non c’è stato tempo di rinnovare il guardaroba-mare, e nemmeno l’entusiasmo, e forse nemmeno i soldi. Mai come quest’anno noi riminesi saremo simili ai turisti del Nord e dell’Est, che abbiamo sempre guardato con un pizzico di superiorità.

Considerato che di stranieri se ne vedranno pochini, per forza di cose, la parte dei bagnanti slavati e cicciottelli costretti a spalmarsi la crema protezione 30 la faremo noi locali. Pazienza: nell’estate 2020 la carnagione color ranocchio e i rotolini di adipe non sono l’inevitabile conseguenza dei nostri peccati di gola e accidia, bensì la prova visibile e tangibile della nostra disciplina e dell’assoluto rispetto del diktat «restate a casa».

Anziché mimetizzarli con autoabbronzante e pareo nascondi-tutto, dovremmo esibirli con orgoglio, come le cicatrici riportate nella difesa della collettività dal coronavirus. Anzi, chi sfoggia addominali e colorito bronzeo può essere a buon diritto sospettato di essere stato spia e disertore e additato come nemico del popolo sofferente: andava a correre quando non si poteva? Faceva ginnastica nel parco, alla faccia delle raccomandazioni di Conte e dei fervorini di Borrelli? Si concedeva sortite sulla spiaggia rimpiattandosi dietro alle dune al profilarsi di una divisa?

E se l’indiziato sosterrà di aver preso un po’ di colore facendo il tapis-roulant sul terrazzo di casa verrà guardato con scetticismo se non con diffidenza: “sì, come no, io questo qui lo conosco, ha un terrazzo di mezzo metro quadrato e per di più verso nord”. Vuoi vedere che quest’anno saranno i magri e abbronzati a fare brutta figura sotto l’ombrellone?

Lia Celi

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