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E per ricominciare tutti a Bologna a vedere l’imperdibile capolavoro riunito dopo tre secoli

Nell’incertezza di questa fase 2, Chiamamicittà.it ha visitato per voi la mostra La Riscoperta di un Capolavoro di Palazzo Fava a Bologna, che ha riaperto i battenti dal pomeriggio del 18 maggio. Senza troppi giri di parole, insieme a Raffaello alle Scuderie del Quirinale e ovviamente Fellini 100 di Castel Sismondo (visitabile anche online), si tratta a nostro avviso della più importante esposizione italiana del 2020. Prima ancora della riapertura dello spostamento fra regioni, dunque, invitiamo tutti gli Emiliano-Romagnoli a partecipare a uno degli appuntamenti artistici più rilevanti dell’anno.

La mostra-evento, infatti, riporta a casa dopo oltre 500 anni dalla sua realizzazione, e a 300 dal suo smembramento, le tavole della pala d’altare dedicata a San Vincenzo Ferrer e commissionata nel 1470 da Floriano Griffoni per la sua cappella nella Basilica di San Petronio. Si tratta di una delle opere più importanti del secondo Quattrocento italiano, realizzata dai ferraresi Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti (per chi volesse approfondire, consigliamo il celebre saggio Officina ferrarese di Roberto Longhi), che proprio a Bologna diedero avvio al loro straordinario sodalizio artistico.

Francesco del Cossa: “San Floriano” (National Gallery of Art, Washington)

Un viaggio di ritorno travagliato, che vede ora la luce dopo un lavoro di oltre due anni – senza tener conto delle ulteriori difficoltà legate all’emergenza COVID-19: un evento straordinario di respiro mondiale, che per la prima volta riunisce nella città felsinea le 16 tavole originali del Polittico Griffoni grazie ai prestiti di tutti i Musei proprietari (qui un breve video riassuntivo): National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (Va), Musei Vaticani di Roma, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia.

La mostra è costituita da due sezioni, suddivise nei due piani dell’edificio:Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna” e “La Materialità dell’Aura. Nuove Tecnologie per la Tutela”.

Al Piano Nobile di Palazzo Fava saranno esposte, con la curatela di Mauro Natale in collaborazione con Cecilia Cavalca, le tavole del Polittico Griffoni, in una location che da sola – essendo affrescata dai Carracci – meriterebbe il prezzo del biglietto, che potremmo dire dia quindi accesso a non una, ma a ben due mostre. L’opera venne smembrata nel 1725 dal nuovo proprietario della cappella, Monsignor Pompeo Aldrovandi, e le varie parti entrarono nel giro del mercato antiquario e del collezionismo, prima di giungere nei vari Musei sopracitati.

Ercole de’ Roberti: “Storie di San Vincenzo Ferrer” (Galleria Vaticana, Roma)

Al secondo piano i visitatori potranno vedere il lavoro di Factum Foundation, e l’importanza delle nuove tecnologie nella tutela e nella condivisione del patrimonio culturale, in un’esposizione curata da Adam Lowe e Guendalina Damone. La Fondazione, attraverso la registrazione ad alta risoluzione e le nuove risorse digitali di visualizzazione, ha lo scopo di ri-materializzare le più importanti opere d’arte del passato (in vista del loro inevitabile deterioramento), tra cui appunto il Polittico Griffoni. Sarà possibile anche vedere per la prima volta la scannerizzazione digitale del celebre Compianto sul Cristo Morto di Niccolò dell’Arca, conservato presso la chiesa di Santa Maria della Vita di Bologna, e celebrato anche da D’Annunzio.

I modelli 3D di alcune figure del Compianto sul Cristo Morto di Niccolò dell’Arca, proiettate su schermoIn conclusione, ci sembra che La Riscoperta di un Capolavoro sia un’ottima risposta gestionale dell’industria culturale italiana a quei problemi di display museale che, nel nostro Paese, generano spesso la paradossale sensazione di trovarsi di fronte a “troppa arte, tutta insieme”. Quante volte abbiamo sentito dire, di fronte a un sito archeologico abbandonato o a una tela messa in disparte: «all’estero ci costruirebbero un museo intero attorno»! Ebbene stavolta Genus Bononiae e i suoi collaboratori ci sono riusciti con grande consapevolezza, valorizzando e divulgando fino in fondo un’opera di enorme valore, ancora poco conosciuta dal grande pubblico.

Per quanto riguarda i prezzi e le agevolazioni, oltre che le norme di sicurezza sanitaria, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale della mostra.

Edoardo Bassetti

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