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E’ morto Amos Piccini uno dei pilastri del dialetto riminese

Era un po’ che non lo sentivo. E questo avrebbe dovuto allarmarmi, perché le sue telefonate erano regolari. Mi cercava per dirmi che era uscito un suo nuovo libro (ne aveva scritti oltre venti), per raccontarmi dei problemi di Marina Centro (viveva in Via Trieste), per chiedermi di chiedere al Sindaco Gnassi (ancora non aveva memorizzato il nome del nuovo Sindaco Jamil Sadegholvaad) di intervenire sui temi che a lui stavano a cuore e di passare a prendere gli ultimi suoi libri e di portarli al Sindaco.

Piccini amos

1991. Amos Piccini

Questa sera la nipote Bruna mi ha chiamato per dirmi che oggi, all’età di 96 anni (era nato nel 1926), è morto Amos Piccini, uno dei pilastri del dialetto riminese. Colui che assieme a Guido Lucchini (1925-2019) hanno scritto la storia del nostro teatro dialettale: Guido con la sua compagnia “E Teatr Rimnes”, Amos con “Sipario aperto”. Il primo con il Dopolavoro ferroviario, il secondo con il CRAL dei postetelegrafonici. Autori entrambi di decine di testi di commedie dialettali che per decenni hanno portato sulle scene dei teatri riminesi e dei comuni della provincia. Piccini autore del volume “Io … e Sipario Aperto. Ricordi curiosità racconti” (Giusti, 1994) e Lucchini autore di “E Teatr Rimnes 1973-1993. Venti anni di teatro dialettale” (Pazzini, 1998).  Guido Sigismondo d’Oro del Comune di Rimini nel 1992 e Amos no. E questo era un suo cruccio che con un po’ d’ironia manifestava però agli amici.

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22 novembre 1958. Quando la lingua è d’oro. I fratelli De Piccis. Da sin. Amos Piccini, Renato Piccioni

Collaboratore saltuario del settimanale cattolico “Il Ponte” di Rimini, con il quale editò anche alcuni volumi.

Più volte ospite delle iniziative della Biblioteca Comunale “Battarra” che organizzavo a Coriano.

Non avevo fatto in tempo a recensire il suo ultimo volume Chiacchiere e ricordi”  (La Stamperia, 2016), che una sua telefonata mi avvertiva che era uscito “Salvém e’ nòst dialèt: (Salviamo il nostro dialetto)” (2017) (tema questo sempre a Lui carissimo). L’anno dopo, nel 2018, il suo ultimo volume: “I miei vecchi” (La stamperia).

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26 settembre 1959. Rimini questa sconosciuta. Da sin. Amos Piccini, Edelweiss Rodriguez, Pietro Aluigi

Di lui diceva: “Io sono solo un modesto affabulatore, che riesce a ridersi addosso e cerca di far sorridere anche gli altri”.

In una intervista Piccini ebbe a dire del dialetto: “E’ opportuno continuare a scrivere in dialetto per testimoniare la cultura del passato, per soddisfare il piacere anche di coloro che non lo parlano. Purtroppo chi si interessa di lingua dialettale può essere considerato come appartenente ad un mondo antico, superato. Questo genere, spesso, è ridanciano ed allegro, è risaputo che il pubblico del teatro dialettale vuole ridere, ma non è detto che testi seri non possano essere veicoli di comunicazioni più riflessive. Spetterà ai vari registi o autori dare una moderna interpretazione anche a canovacci tradizionali”. Questa è la filosofia che ha mosso per decenni la penna di Amos Piccini, nei suoi testi teatrali e nei suoi libri.

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1975. Amos Piccini

Devo alla sua amicizia la concessione fattami di digitalizzare il suo (e quello di “Sipario Aperto”) archivio fotografico. Decenni di commedie, attori, amici immortalati in queste fotografie da Lui amorevolmente raccolte e conservate.

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1986. A sin. Amos Piccini

Immagino che tu e Guido riuscirete sicuramente con il Dopolavoro del Paradiso ad allestire tante nuove commedie, in dialetto naturalmente. Che la terra ti sia lieve, caro Amos.

Le mie più sentite condoglianze alla moglie e al figlio Claudio.

Paolo Zaghini

Il cordoglio del sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad:

“Ci ha lasciato Amos Piccini, uno dei pilastri del teatro dialettale riminese. Nei suoi testi e nelle sue commedie (tra i più noti il “Pinocchio riminese”, riscrittura della celebre fiaba di Collodi) ha usato la chiave dell’ironia e dell’umorismo per scavare a fondo e riflettere su noi stessi, sui pregi e difetti della nostra città e di chi la vive. Nel ritratto che fa di lui Paolo Zaghini in questo articolo di ormai qualche anno fa (http://archivio.chiamamicitta.it/evviva-nostri-grandi-vecchi… ), si ricorda come Piccini dicesse di essere “un modesto affabulatore, che riesce a ridersi addosso e cerca di far sorridere anche gli altri”. Un talento tanto raro, che mancherà alla vita culturale della nostra città. Un pensiero e le condoglianze ai famigliari a nome di tutta la comunità riminese”.

 

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Maggio 1990. Amos Piccini nella buca del “rammentatore”

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14 febbraio 1993. Rimini, Teatro Novelli. Commemorazione di Gianni Quondamatteo. Da sin. Amos Piccini, Ennio Grassi, Sergio Zavoli, Veniero Accreman, Massimiliano Filippini

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23 ottobre 1996. Coriano, Sala Biblioteca Comunale “Battarra”. Aperitivo con l’Autore. Da sin. Anna Gatti, Amos Piccini, Paolo Zaghini, Renato Piccioni

 

 

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