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E La Motta a Rimini traduce i classici in immagini

Il Festival del Mondo Antico di Rimini domani, sabato 12 ottobre, alla Domus del Chirurgo propone l’appuntamento “Lavorare con i classici”, a partire dalle ore 11.

Il fil rouge sarà “Fra le pagine della tradizione: la traduzione”. La traduzione è il luogo privilegiato di incontro tra passato e presente, dove l’Antico si mostra comprensibile al largo pubblico. Per secoli si è discusso se il vertere fosse vera arte, la decima musa, o semplice mestiere. A partire da questi stimoli si condurrà la presentazione del volume “Traduttori dal greco in Italia, 1750-1900”, un ricco repertorio che restituisce un quadro sull’importanza della traduzione dal greco nella nostra cultura. In dialogo con l’autrice Francesca M. Falchi ci sarà Fabrizio Loffredo.

Alessandro La Motta

A impreziosire il contesto alcune opere dell’artista riminese Alessandro La Motta. Quali saranno nello specifico? «Le opere che presento alla Domus del chirurgo nel corso di “Lavorare con i classici” per il Festival del mondo antico sono tratte da “Tradurre la Bellezza”, omaggio a Salvatore Quasimodo, traduttore dei Lirici greci – spiega La Motta –. La mostra realizzata per Naxoslegge 2018 in collaborazione con il direttore artistico del festival siciliano, Fulvia Toscano, nasce in occasione dell’anniversario dei 50 anni dalla morte di Quasimodo, anniversario che, in qualche modo, continua nel 2019, ricorrenza per altro della assegnazione del Nobel al grande scrittore siciliano. L’esposizione si inserisce a pieno nella ricerca degli ultimi anni che mi ha portato a riflettere sul mondo classico e in particolare sulla diffusione della cultura greca sulle coste del bacino del Mediterraneo e in particolare delle colonie greche di Sicilia e nella nostra Italia meridionale (una mostra venne realizzata proprio qui alla Domus nel 2014)».

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In questi lavori, che partono dalle traduzioni di Quasimodo, il testo diventa protagonista tanto da apparire insieme alle figure. Come mai questa scelta? «La mostra realizzata nel 2018 per Naxoslegge, alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Messina (deposito tra l’altro dell’archivio Quasimodo) aveva appunto lo scopo di mostrare quanto le “traduzioni” fossero a pieno titolo una riscrittura poetica dell’antico. Traduzione di forme e pensiero che dal mondo classico cerco di traslare in chiave moderna anche nel mio lavoro e non potevo non cogliere la proposta di Naxoslegge che si attaccava allo stesso nodo della ricerca offerta mirabilmente da Quasimodo nelle sue traduzioni. I lirici greci sono una pietra miliare nella produzione del poeta e io mi sono accostato ai miti e alle divinità classiche contaminando le composizioni dei frammenti dei versi di Saffo con le rappresentazioni di Afrodite o i Dioscuri raccontati nei versi di Alceo o ancora con testi più intimi e sognanti come nei lacerti tradotti da Ibico o da Jone di Ceo, con un tratto tutto contemporaneo che graffia, cancella e ricompone la figura per ritrovare intatta quella bellezza alla prova del tempo. Testo poetico e immagine si fondono per tradurne la bellezza».

Che tecnica hai scelto per renderli al meglio? «Le varie opere non hanno una sola tecnica espressiva, anzi sono spesso sovrapposizione e stratificazione di tecniche e materiali diversi con l’aggiunta dei testi che serigrafati sull’opera in greco e nella traduzione aiutano a veicolarne il senso e a fonderlo al tratto dipinto».

Aninimo: Arione di Metimna

Quale lezione potremmo apprendere oggi dai lirici greci? «I lirici greci tradotti da Quasimodo non sono solo una traduzione filologica ma si innestano nel suo essere poeta e nella sua natura profonda di greco di Sicilia. Certi scorci paesaggistici, certe visioni notturne sono siciliane, così come un certo sentire e certi moti dell’anima sono come una parola che non esce dalla polvere del tempo, ma pare essere letta dalla pelle del poeta, sentita nella carne. Assolutamente moderno nel guardare l’antico».

Anacherone: Marte

Come è strutturato l’evento di sabato? «L’incontro si occupa della traduzione, vista come luogo privilegiato di incontro tra passato e presente, in cui l’Antico si mostra comprensibile al largo pubblico. La presentazione del volume di Francesca M. Falchi “Traduttori dal greco in Italia, 1750-1900” sarà introdotta dal dialogo con Fabrizio Loffredo, portando all’attenzione un ricco repertorio che illustrerà l’importanza della traduzione dal greco nella nostra cultura e a seguire presenterò I Lirici di Quasimodo».

Dopo questa parentesi riminese, dove andrà la mostra? «Dopo aver attraversato lo Stivale dal 2018 ad oggi, la prossima tappa sarà al Parco Archeologico della Valle dei Templi ad Agrigento, nella Sede della Sopraintendenza e al Museo Archeologico».

Irene Gulminelli

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