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È di nuovo guerra dei cieli, il sindaco di Forlì: “Le polemiche? Tradiscono debolezza di Rimini”

Il vicino aeroporto “Ridolfi” di Forlì potrebbe riaprire molto presto sotto la guida della società “Forlì Airport” e lo scalo è stato inserito nella “tabella A” degli aeroporti di interesse nazionale. In breve tempo, in Romagna, potrebbero quindi coabitare due piste di atterraggio per voli commerciali nel raggio di pochi chilometri. Un futuro che a Rimini delineano tutt’altro che roseo. Il rischio è quello di dovere intraprendere una guerra dei cieli per altro nemmeno troppo inedita che finisca per danneggiare entrambi gli scali.

Secondo calcoli che girano in ambienti politici ed economici servirebbero 200 milioni di euro da spendere nei prssimi anni per l’attivazione di polizia di frontiera, guardia di finanza, Enav e vigili del fuoco: soldi che a Rimini considerano “uno spreco”. Anzi esiste un vero e proprio dossier che circola negli ambienti. Dove si legge che “in un emendamento alla legge Finanziaria che il gruppo di Italia Viva ha presentato per l’allocazione di circa EUR 12 milioni per il triennio 2020 – 2022 per 60 unità di vigili del fuoco e l’acquisto di mezzi antincendio aeroportuali e al netto di altri investimenti sui mezzi antincendio, ipotizzando circa 3 milioni di costi annui per le 60 unità di VVFF, nell’arco di 30 anni l’investimento arriverebbe a circa 90 milioni di euro“. In più “se a questi si aggiunge i costi per costituire ex novo il gruppo della Polizia di Frontiera (attualmente a Rimini ci sono circa 50 unità) della Finanza e dogana (a Rimini ci cono nel complesso una 20 di unità) e dell’ENAV (a Rimini circa 12 unità) lo spreco complessivo di risorse pubbliche supera i 200 milioni per l’arco della concessione“.

Così come non è ben vista l’ipotesi che il “Ridolfì” possa beneficiare di fondi regionali per il rilancio prima ancora di aprire, mentre Rimini aveva dovuto attendere sette anni. Il timore, come è facile pensare è che la fetta di mercato che andrebbe ad aggredire la società di gestione dell’aeroporto forlivese sia la stessa di quello rivierasco. E che anzi, siano già cominciate le manovre per accaparrarsi voli e accordi con le compagnie aeree che atterrano al “Fellini”. La compagnia albanese che collega Tirana con Rimini sarebbe già stata contatta dai forlivesi.

E da questo punto di vista l’analisi contenuta nel dossier è spietata. “Con l’aeroporto di Bologna, all’interno, che ha raggiunto nel 2019 circa 9,5 milioni di passeggeri e con l’aeroporto di Rimini, verso la costa, che con le compagnie già contrattualizzate nel 2020 superava i 500 mila passeggeri, lo spazio di mercato per aprire un nuovo aeroporto in Romagna che abbia una sostenibilità economica è praticamente inesistente, considerando Forli una città con pochi abitanti (quindi in grado di generare uno scarso traffico outgoing) e con poco appeal turistico (quindi non in grado di attrarre un’importante traffico incoming). Sicuramente l’aeroporto di Forli, non potendosi confrontare con l’aeroporto di Bologna che opera con un modello di business basato sulla logica di hub, si posizionerà sullo stesso mercato e approccerà le stesse compagnie del Fellini con la pretesa di vendere la Riviera Romagnola (si consideri che il grosso delle strutture recettive si trovano nella parte sud già servite da Rimini)”.

Per il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, “i 200 milioni di euro calcolati non saranno un cadeau per Forlì. Sono costi relativi alla gestione aeroportuale e riferiti all’attivazione di servizi di polizia di frontiera, vigili e guardia di Finanza. La Regione finanzierà anche l’aeroporto di Forlì come gli altri, certo”. Per il sindaco del capoluogo romagnolo “noi facciamo la nostra corsa. l’aeroporto Ridolfi vanta una storia di 100 anni. Abbiamo la scuola di volo, la sede di Enav all’interno dello scalo, una delle tre scuole di aeronautica in Italia. Parliamo di un contesto unico sul piano nazionale. Gli attacchi che arrivano da Rimini mostrano una certa debolezza per quel che riguarda la capacità di stare sul mercato. La nostra economia è basata sulla competizione e sulla concorrenza, che portano benefici a tutti“.

Intanto la Regione prova a spegnere le polemiche. Per l’assessore al Turismo Andrea Corsini “non ci sarà nessuna guerra dei cieli in Romagna. Ho sentito spesso anche in questi giorni i due gestori. Sono imprenditori capaci che stanno investendo e hanno obiettivi complementari e non sovrapponibili per la vocazione diversa degli scali”. Sul tema dei finanziamenti regionali, l’assessore chiarisce. “Sono legati ai piani industriali per sostenere investimenti. Se sono piani di sviluppo credibili e realizzabili non mancherà il sostegno della Regione per nessuno. Vedasi Parma e presto Rimini di cui in questi anni la Regione ha sostenuto per l’attività di promozione“.


LE REAZIONI DEI POLITICI RIMINESI

“Non c’è bisogno di una guerra tra aeroporti, servono invece piani di investimenti omogenei, più collegamenti possibili per persone e merci, perché tutta la costa Romagnola, col suo entroterra, oltre  alla Repubblica di San Marino, è una miniera d’oro”. E’ quanto sostiene da parte sua il sindaco di Riccione, Renata Tosi, a proposito dei 200 milioni di euro per 30 anni garantiti da un emendamento alla Finanziaria 2019 allo scalo di Forlì. “Dico sì ai 200 milioni per l’aeroporto di Forlì e dico sì a 200 milioni per l’aeroporto di Miramare qualora vi fosse la possibilità. Quindi ripeto, lavoriamo perché i soldi arrivino anche per l’aeroporto a noi più vicino e usciamo dalle vecchie logiche che si impongono troppo spesso portando danno a tutti. Non lavoriamo sempre per una parte a discapito dell’altra perché a quanto pare la partita sugli aeroporti è trasversale, da un punto di vista politico, e deve coinvolgere Governo, Regione e provincia. Insomma da anni sento dire basta con la politica dei campanili, è ora di farlo. I finanziamenti servono a Rimini come a Forlì perché la Romagna deve poter contare su un incoming crescente, mettendo da parte la politica che si litiga l’osso”.

Invece Marzio Pecci, capogruppo della Lega nel consiglio comunale di Rimini, se la prende con il segretario provincia PD Filippo Sacchetti: le sue dichiarazioni “sono il frutto dell’obnubilamento da lockdown e da Covid19”.

“In primo luogo – afferma Pecci – il Sindaco di Riccione non risulta essere iscritto alla Lega, non rappresenta la Lega e svolge il proprio mandato, in modo eccellente a Riccione. In secondo luogo l’on Morrone è il Segretario regionale della Lega che, per competenza, ha proposto, sul territorio comunale, la mia candidatura a Sindaco, la candidatura di Montevecchi in regione e dell’on. Raffaelli in Parlamento”. La Lega a Rimini ha conseguito ad ogni elezione grandi risultati: cinque consiglieri comunali, una sezione con centinaia di iscritti, un seggio riminese in Regione ed uno in Parlamento”.

“Al contrario – prosegue Pecci – le sconfitte accumulate dal PD sono moltissime. Ha perso, in poco tempo, il comune di Riccione, di Cattolica insieme ad altri comuni della provincia, un consigliere regionale e due parlamentari riminesi. Inoltre una parte di Consiglieri comunali riminesi del PD hanno abbandonato il partito per aderire ad Italia Viva. Ancora, il sindaco della città capoluogo Gnassi è tuttora sotto processo per il fallimento di Aeradria, altri dirigenti sono stati rinviati a giudizio per lo scandalo Tecnopolo ed altri, ancora, sono indagati dalla DDA di Bologna per Acquarena. Il segretario Provinciale del PD ha, dunque, in casa propria, materiale sufficiente di cui occuparsi. E’ evidente che le dichiarazioni di Sacchetti servono per nascondere le proprie incapacità politiche dato che al Ministero delle Infrastrutture siede l’on. Paola De Micheli, in quota al Partito Democratico ed in Regione Bonaccini, sempre in quota PD”.

“In ogni caso la Lega, primo partito riminese, guarda alle cose concrete e nell’interesse della città ritiene opportuno superare la contrapposizione politica per dare spazio ad una collaborazione tra maggioranza ed opposizione per promuovere una strategia comune, sostenuta dalla Regione. Da molto tempo chiedo che l’aeroporto di Rimini diventi “porta di ingresso del turismo culturale in Italia” e “Hub per l’avioturismo”, ma su queste proposte né il Sindaco, né l’assessore regionale Corsini, né i consiglieri comunale del PD, né il Segretario provinciale del PD si sono mai espressi. Ora è il momento delle risposte. Nell’interesse del territorio riminese, ritengo, quindi, di superare i campanili per costruire un serio progetto per il rilancio dell’aeroporto di Rimini le cui risorse per gli investimenti non dovranno provenire solo dalla società di gestione privata Airiminum, ma dovranno essere stanziate anche dalla regione perché l’aeroporto è una struttura indispensabile per fare fruttare i 50 milioni impiegati per il recupero del patrimonio storico culturale, per il nostro turismo e per le nostre industrie”, conclude il capogruppo del partito di Salvini.

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