Le elezioni comunali e provinciali del 13 giugno 1999 segnarono per i DS di Rimini un momento difficile: decisero di sostituire il Sindaco uscente, Giuseppe Chicchi, candidando al suo posto Alberto Ravaioli; Nando Fabbri fu candidato alla presidenza della Provincia di Rimini al posto di Ermanno Vichi; le liste a sostegno dei due candidati molto ampie (DS, Verdi, I Democratici-Quadrifoglio, SDI, Cristiano Sociali, Comunisti Italiani) ma con tante differenze fra loro. Il risultato elettorale vide l’affermazione di Ravaioli dopo il ballottaggio del 27 giugno 1999 con il 50,34% dei voti contro l’esponente del centro-destra Mario Gentilini; Fabbri invece fu eletto subito il 13 giugno 1999 con il 52% dei voti.
La coalizione di centro-sinistra a Rimini ottenne 26 consiglieri (Sindaco compreso) contro i 16 del centro-destra. In Provincia 15 consiglieri contro 9. Ma le trattative successive per la composizione delle due Giunte furono complicate, anche perché le nomine si intrecciarono fra i due enti: problemi con i Democratici-Quadrifoglio, con i Verdi, dimissioni del segretario dei Verdi Cesarino Romani e del PPI Mauro Ioli, ma soprattutto problemi in casa DS.
Il risultato elettorale riminese aveva penalizzato il partito con un -8,07% e 4 consiglieri in meno rispetto alle elezioni del 23 aprile 1995 (i DS ottennero solo il 25,25% dei voti e 15 consiglieri).
Il Segretario della Federazione Maurizio Melucci, chiamato da Ravaioli a ricoprire l’incarico di Vice-Sindaco, si dimise. A sostituirlo, guidando il Partito sino al Congresso di ottobre, doveva essere Riccardo Fabbri, che invece lasciò la segreteria provinciale ai primi di luglio per la non condivisione di alcune scelte. La Direzione, nelle due sedute assai accese del 6 e 10 luglio 1999, nominò come coordinatore del partito sino al Congresso il misanese Sergio Morotti. Ma il problema maggiore Melucci e Morotti lo ebbero con le donne del Partito: la mancata nomina ad assessore di Maria Teresa Casadei provocò un vero e proprio terremoto politico dentro il Partito.
Alberto Ravaioli le rifiutò la nomina (su pressioni molto forti di Tiziano Arlotti) adducendo varie motivazioni: ricambio totale della Giunta rispetto alla precedente a guida di Chicchi, il fatto che non fosse una consigliera eletta. Melucci fu costretto in Direzione a spiegare quanto avvenuto. Il Resto del Carlino l’11 luglio così raccontò quanto successo in Direzione dei DS nell’articolo “Casadei senza poltrona e Melucci chiede scusa” a firma Francesco Gaggi: “Ho sbagliato a promettere ufficialmente a Maria Teresa Casadei un assessorato che non sono riuscito poi a garantirle al momento della formazione della giunta. Un conto è riuscire a orientare i delicati equilibri interni del tuo partito e un conto è invece riuscire a mettere in piedi una giunta di coalizione. Un’operazione che si è rivelata più complessa di quanto non credessi. Riconoscere lo sbaglio è stato anche un’occasione da parte mia per fare piena chiarezza con la Casadei su tutti gli aspetti della vicenda che l’hanno coinvolta”.
L’8 luglio 1999 si insediò la prima Giunta guidata da Alberto Ravaioli (PPI): Maurizio Melucci, Marco Bellocchi, Anna Maria Torri per i DS; Arrigo Albini, Stefano Vitali per i democratici; Tiziano Arlotti per il PPI; Dino Fossacecchi per il PRI; Ariano Mantuano per i Verdi; gli indipendenti Carla Macrelli e Stefano Pivato.
Maria Teresa Casadei (per tanti solo “Lella”) era nata a Rimini l’8 settembre 1943. Si laureò in pedagogia, con una tesi su “Il movimento femminile dal 1943 al 1946. Il voto alle donne”, nell’anno accademico 1966/1967.
La scuola. Ad essa Lella dedicò gran parte della sua vita. Nel 1968 vinse un concorso pubblico presso il Comune di Riccione per la direzione delle scuole comunali per l’infanzia: ruolo ricoperto dal 1968 al 1970. Fu poi consulente presso il Comune di Santarcangelo di Romagna per l’organizzazione didattica delle scuole comunali per l’infanzia negli anni 1972 e 1973. Docente di lettere nel 1969/1970 presso la scuola media inferiore di Savignano, e poi dal 1970 al 1974 presso l’Istituto tecnico per il turismo e geometri di Rimini. Dal 1974 fu insegnante di ruolo presso l’Istituto tecnico per il turismo “Marco Polo” di Rimini. Vice-Preside dal 1984 al 1993 e poi Preside dal 1996 al 1998. In pensione dal 1° gennaio 1998.
Delegata sindacale della CGIL scuola dal 1972 al 1991. Membro del Consiglio di Amministrazione dell’O.M.N.I. di Rimini dal 1966 al 1968 e dell’Asilo Baldini dal 1969 al 1990. Membro del Consiglio distrettuale scolastico dal 1974 al 1982 e membro del Consiglio d’Istituto dal 1974 al 1994.
La politica. Giovanissima, nel 1961 fu tra i fondatori e gli animatori (sino alla sua chiusura nel 1966) del Circolo Gobetti, pur non essendo iscritta allora né alla FGCI né alla FGSI. “Giovani interessati alla realtà e all’attualità, con attività prevalentemente culturale” ebbe a dire Piero Meldini, un altro dei protagonisti di quella esperienza. Una fucina di giovani che segnarono poi la storia politica e culturale della nostra Città: Cesare Padovani, Giuseppe Bonura, Vittorio D’Augusta, Ivo Gigli, Mario Guaraldi, Massimo Conti, Giorgio Giovagnoli, Enrico Gnassi, Giuliano Ghirardelli, Sergio Quondamatteo, Guido Zangheri, Giorgio Franchini, Bruno Romagnoli, Claudio Costantini, Giancarlo Rossi. Per la storia e le attività del Circolo Gobetti rinvio al bel libro di Giorgio Giovagnoli “Quelli del Gobetti” (Guaraldi, 1993).
A metà degli anni ’60 si iscrive al PCI. Al 9° Congresso del PCI Riminese nel 1972 viene eletta nel Comitato Federale. Vi rientra all’11° Congresso nel 1977 e vi rimane sino al 1986. Vi ritorna al 15° Congresso nel 1989 e sarà tra le protagoniste della nascita del PDS dopo il 1991 e farà parte dei suoi organismi dirigenti e dei DS dopo. Membro, sino alla morte, del Coordinamento regionale dei DS.
Al rinnovo del Consiglio Provinciale di Forlì l’8 giugno 1980 vi venne eletta (vi rimarrà sino a maggio 1985). Il 9 dicembre 1985 entrò in Consiglio Comunale a Rimini subentrando al dimissionario Oddo Mercanti. Sarà rieletta alle elezioni del 6 maggio 1990 e dopo la crisi della Giunta di pentapartito, nel 1992 entrerà nella nuova Giunta PCI/PDS-DC-PSDI guidata da Giuseppe Chicchi con la delega alla Pubblica istruzione e alle Pari Opportunità. Non in lista alle elezioni del 23 aprile 1995, venne confermata dal Sindaco Chicchi quale assessore con le deleghe al personale, ai servizi al cittadino e alle Pari Opportunità.
Anni di attività intensa su fronti totalmente innovativi, quelli a Lei più cari: il Piano regolatore degli orari, la creazione dello sportello impresa donna, dello sportello delle imprese, della Banca del tempo, l’avvio della costruzione della Cittadella Universitaria nel centro storico, la riorganizzazione della macchina comunale e il suo ammodernamento informatico.
Degli accadimenti del 1999 abbiamo parlato in apertura dell’articolo. Ma Lella non se ne stette con le mani in mano. Divenne la coordinatrice delle donne dei DS di Rimini e con loro attivò una infinità di iniziative. Alle elezioni anticipate del 13 maggio 2001, susseguenti alla decadenza da Sindaco di Alberto Ravaioli su sentenza della Corte di Cassazione del 28 dicembre 2000, rientrò nella lista dei canditati al Consiglio Comunale dei DS. Ravaioli tornò Sindaco con il 52,45% dei voti battendo al ballottaggio del 27 maggio 2001 il candidato di centro-destra Gianluca Spigolon. Lella ottenne dagli elettori 352 preferenze, davanti a Giorgio Grossi (338) e a Antonio Gamberini (325), risultando la prima degli eletti della lista DS. Il 14 giugno 2001 divenne Presidente del Consiglio Comunale riminese.
La famiglia. L’11 dicembre 1966 Lella sposa Enrico Gnassi (1942-2015) conosciuto nella comune attività al Circolo Gobetti. Dal matrimonio nasceranno i figli Andrea, (1969) e Sergio (1974).
L’impegno femminista. Lella è stata per decenni militante attiva della Commissione Femminile del PCI riminese collaborando con la sua storica responsabile Clara Signori e tra le protagoniste della rinascita dell’UDI a Rimini nei primi anni Settanta. Partecipò alla campagna referendaria per la difesa della legge sul divorzio, fece battaglie per una legge sull’aborto a tutela della salute delle donne. Cessata l’esperienza dell’UDI alla fine degli anni Ottanta sostenne la nascita del Centro Documentazione Donna. Così Signori la ricordò su Il Corriere di Rimini del 19 aprile 2003: “Lella metteva il cuore in ciò che faceva. Ed era molto colta. Tanto che ha potuto operare anche in campi non tradizionalmente affidati alle donne. Se oggi negli organi interni di partito o in consiglio comunale c’è una presenza sostanziosa di donne, lo si deve anche all’opera e all’impegno di Maria Teresa. Agli inizi del nostro impegno di donne in politica ce n’erano davvero pochissime. Anzi era un vero deserto. Lella era una di queste pochissime”. Le vicende delle donne comuniste sono state ricostruite nella Mostra e nel suo catalogo “Libere, Uguali, Differenti. Le donne nel PCI Riminese, 1949-1991” (Fondazione Rimini Democratica per la Sinistra, 2014).
Il 17 settembre 1999 il Sindaco Ravaioli e l’Assessore ai servizi sociali Stefano Vitali parteciparono a una veglia di preghiera antiaborto davanti a Villa Assunta assieme a don Oreste Benzi della Comunità Papa Giovanni XXIII.
La reazione delle donne di sinistra (ma non solo) e dei DS in particolare fu molto forte. In un comunicato della segreteria della Federazione fu scritto: “Le donne e gli uomini dei Democratici di Sinistra hanno dapprima conquistato e poi difeso attraverso due referendum la legge 194 non intendono assolutamente fare passi indietro rispetto alle modalità di applicazione della stessa da parte delle istituzioni sanitarie riminesi”.
Il Comitato “Venerdì 17”, formatosi subito dopo l’episodio e che raggruppava tutti i movimenti femminili e laici riminesi, il 22 settembre in un volantino diffuso in tutta la Città scriveva: “Le forme assunte dall’iniziativa di don Benzi – già avviata da tempo, ma finita sotto i riflettori dei mass media solo grazie all’appoggio del Sindaco, eletto in questa città da una coalizione di centro-sinistra – sono quelle dell’integralismo e dell’intolleranza più radicali. Manifestare davanti ad una clinica dove viene praticato, in ottemperanza alla legge dello Stato, l’aborto volontario; pregare per gli ‘assassini’ che in essa vengono compiuti e quindi criminalizzare le donne che vi fanno ricorso e gli operatori che svolgono il loro dovere; proporre alle donne che vivono la lacerazione di una scelta drammatica, di portare avanti la gravidanza e poi dare in adozione il loro figlio, significa affermare una concezione del mondo in cui le donne sono soggetti da tutelare e non cittadine cui riconoscere dei diritti (oltreché dei doveri); significa attaccare la laicità dello Stato, fondamento del nostro sistema democratico, pretendendo che le istanze della sua componente cattolica, siano non solo rispettate, ma imposte a tutte le altre componenti di ispirazione culturale differente; significa riaprire lacerazioni che invece di far avanzare la riflessione e le iniziative per una soluzione positiva di problemi tanto delicati ed importanti, rischiano di inchiodarci ad una sterile contrapposizione frontale”.
Manuela Fabbri in un articolo su La Voce del 19 aprile 2003, di saluto a Lella ricordando l’episodio, scrisse: “Sempre laica nei giudizi, nelle opinioni. Siamo arrivate tra noi a congratularci ironicamente col dott. Ravaioli per aver fatto all’inizio della sua carriera da sindaco la … ‘scemenza’ (a sua detta non la rifarebbe e tu hai contribuito a fargliela capire) di manifestare contro le donne che abortivano”.
Lella morì nella sera del 17 aprile 2003 all’Ospedale di Rimini, dopo una lunga malattia. Non aveva ancora 60 anni. La notizia fu data la sera stessa nel corso del Consiglio Comunale dal Sindaco Ravaioli, che poi ne sospese la seduta.
Così il suo ricordo: “L’impegno quotidiano e una passione unita per la cosa pubblica. Maria Teresa Casadei, in oltre vent’anni dedicati all’amministrazione, non ha mai perso di vista lo spirito di servizio verso una città che amava profondamente e per la quale si è spesa completamente anche nelle dolorose fasi della malattia”. E proseguiva: “Maria Teresa è stata molto coraggiosa. Ha saputo serenamente guardare in faccia il dolore, ha affrontato consapevolmente e con dolcezza la più dura delle prove”.
Il Resto del Carlino nel pezzo che annunciava la sua morte così la definì: “Era una donna forte, capace di farsi rispettare, ma al tempo stesso ricca di umanità, mai sopra le righe”. E in quello commemorativo scrisse: “Lella non era pubblica amministratrice da grandi discorsi. Preferiva agire facendo sentire il suo fiato sul collo del sindaco e dei colleghi fino a quando non riusciva ad ottenere ciò che voleva. Conosceva come nessuno l’amministrazione nei suoi angoli e nei suoi inquilini per non sapere come strappare un risultato”.
Oltre mille persone, fra cui tanti giovani, parteciparono al suo funerale. All’Arco d’Augusto quattro le orazioni funebri, tenute dal Sindaco Ravaioli, dagli amici Nando Piccari e Piero Meldini, dal segretario della CGIL Meris Soldati.
Nando Piccari: “A ricordarci chi sia stata Lella e quale ruolo abbia avuto nella vita pubblica e nella vicenda politica della sinistra riminese, vi è il prestigioso elenco delle responsabilità da lei ricoperte e dei molti risultati conseguiti; la cui indiscutibile certificazione è venuta, in vita, dalla stima e dal rispetto che l’hanno circondata. Ma questo non basta. Perché Lella non ha solo ben operato in politica, ma ha vissuto la politica. Come ingrediente essenziale della propria esperienza umana e della propria crescita personale. Lella Casadei è stata un personaggio capace come pochi di innestare su di una solida e antica radice un’esperienza politica fresca e moderna; accettandone con stile e senso della misura sia i successi che le inevitabili sconfitte”. E ancora “altri aspetti di Lella, più privati e nascosti rispetto alla sua immagine pubblica: il generoso culto dell’amicizia, l’ironia, l’allegria, la proverbiale sbadataggine oggetto di tante conviviali risate”.
Le donne di sinistra riminesi non l’hanno mai dimenticata. A dieci anni dalla sua morte, il 16 aprile 2013, così l’hanno ricordata: “A dieci anni dalla sua prematura scomparsa, Lella Gnassi rappresenta oggi come allora per tutte le donne un modello di impegno politico, di competenza, di capacità di conciliare le sfere del privato e del pubblico, i mondi della famiglia, del lavoro e della società. Dal 2003 ad oggi passi in avanti sono stati compiuti verso una reale parità delle opportunità per le donne, ma ancora molto resta dare. Nella rappresentanza politica, nell’occupazione, nella conciliazione dei tempi le donne devono avere un ruolo sempre più importante e il partito democratico ha tra i propri valori la promozione e il sostegno della parità dei diritti. Ricordare oggi la figura di Lella Gnassi, che ha precorso molti dei temi di cui oggi ci occupiamo, significa valorizzare tutte le donne che ogni giorno lavorano e si impegnano per rendere la nostra società migliore”.
Paolo Zaghini