Cerca
Home > Politica > E IL DOTTORE DI RICCIONE RIPARTIRÀ PER SALVARE I PROFUGHI

E IL DOTTORE DI RICCIONE RIPARTIRÀ PER SALVARE I PROFUGHI

Antonio Manzo, noto medico riccionese e anima della Croce Rossa da oltre 25 anni, è in partenza per un’altra missione umanitaria.

253Una vita che non si è certo fermata alla sua professione: da anni infatti compie viaggi umanitari in tutto il mondo, più volte è stato impiegato in molti paesi dell’Africa e in altri teatri di guerra, oltre che sulle navi militari nelle missioni Mare Nostrum e Frontex in qualità di ufficiale medico del corpo militare della Croce Rossa.

Nell’operazione Frontex, solo nei primi sette mesi del 2016, i mezzi hanno soccorso 455 imbarcazioni di migranti e salvato 70.000 persone dirette in Italia e in Grecia.
Di ritorno a Pasqua, il viaggio di Antonio Manzo riprenderà a settembre nel Canale di Sicilia.
Dal suo racconto, dopo numerose esperienze, la missione Mare Nostrum è quella che lo ha colpito particolarmente.

“Spesso la domanda ricorrente è: perché li andiamo a raccogliere? – dice – Ma perché dovremmo lasciarli morire?”

Ha prestato soccorso nelle operazioni di recupero di migranti in arrivo dalle coste nordafricane. Il suo è un racconto drammatico e denso di emozioni:

“L’aggettivo che sta alla base di tutto è la disumanità. Persone trasportate come animali a cui è stata annientata la propria dignità, come al tempo degli schiavi. Scafisti senza scrupoli che si sono organizzati una vera attività redditizia: il commercio di uomini. Le immagini che la televisione diffonde sono ben diverse da quelle che la realtà fotografa e ripropongono l’imperativo morale: queste tragedie non devono ripetersi mai più”.

Da che cosa fuggono queste persone?

“Ci sono persone che scappano dalla guerra, come i siriani diretti verso il Nord Europa, altri per povertà, dal Ghana, Nigeria, Guinea, e altri da persecuzioni politiche. Queste persone non hanno scelto la loro condizione e sanno a cosa vanno incontro, ma la disperazione che hanno nel loro paese, supera il rischio di morire in mare”.

Viaggi al limite della sopravvivenza..

“Quelli collocati nelle stive sono i più poveri, viaggiano in condizioni disumane, nutrendosi di patate bollite. Molti di questi muoiono. Chi di noi vorrebbe trovarsi in queste situazioni? Noi abbiamo il dovere morale di salvarli da quell’inferno”.

Perché le vostre missioni sono così importanti?

“Mare Nostrum prima, Frontex adesso, rappresentano un impegno importante, spesso sottovalutato. E’ chiaro che si dovrebbe continuare con la partecipazione di altre nazioni, c’è un consumo di risorse umane spaventoso, marinai stremati e personale umanitario impegnati in un lavoro incessante. Sono migliaia le persone soccorse in questi mesi sulle navi”.

Quante vicende vi hanno toccato nel profondo?

“Tantissime, difficile ricordarle perfino tutte. Barconi rovesciati con tante donne e bambini morti annegati. Mi ricordo due giovani ragazzi, morti dalle esalazioni del motore del gommone che stava affondando; il tentativo di rianimarli per ore è stato inutile. Io credo che dovremmo ritenerci molto fortunati e pensare a quale calvario vivono queste persone. Ma se non insegniamo ai nostri figli che il razzismo e gli stereotipi sono inaccettabili, allora avremo fallito”.

Cinzia Bauzone

Ultimi Articoli

Scroll Up