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Don Nando e le bandiere rosse apocrife

Se c’è una cosa veramente noiosa sono gli anniversari, compreso quello importante della nascita del PCI nel 1921. Per fortuna ci pensa Nando Piccari a movimentarli un po’ con una specie di scenata di gelosia. Se la prende con i “I comunisti della mutua”; si tratta di alcuni aderenti a gruppi “comunisti” che, con tanto di bandiera rossa, il 21 di gennaio hanno portato un omaggio al monumento cittadino dedicato a Gramsci. Una scomunica in piena regola contro chi “osa” ricordare la nascita del PCI senza avere il permesso.

Visto che siamo ufficialmente entrati nel ‘700 della morte di Dante Alighieri, prenderò a prestito dal Sommo qualche argomento di confutazione del brano di Piccari pubblicato ieri da Chiamamicitta.it.

Nel XXVII dell’Inferno, Guido da Montefeltro parla a Dante di Bonifacio VIII definendolo “il gran prete, a cui mal prenda” (in pratica gli manda un accidente visto che Bonifacio era ancora vivo quando l’Inferno viene scritto) e racconta della guerra che il Papa (famiglia Caetani) ha condotto contro i Colonna:

“Lo principe d’i novi Farisei,
avendo guerra presso Laterano,
e non con Saracin né con Giudei,
ché ciascun suo nemico era Cristiano” (vv.85-88)

In pratica accusa Bonifacio VIII, il primo dei Farisei, di combattere contro i Cristiani invece che combattere contro i nemici della Chiesa.

Tornando al brano di Piccari, chi sono i Cristiani di turno? Sono quei comunisti che non sono o non sono stati obbedienti all’ortodossia, cioè al “verbo” del PCI?

Consentimi Nando: è un approccio leggermente “clericale” alla varietà del mondo comunista.
Magari il movimento comunista è qualcosa di più grande del PCI, magari è una cosa che si adatta alle condizioni di ciascun paese o di ciascun momento storico.

Togliatti, insieme a tutti i comunisti italiani, lanciando la via democratica al socialismo, era guardato con più di un sospetto dall’Urss. Basta pensare al confronto fra la grande intuizione del “partito di massa” e il politburo sovietico.
In Russia, dopo la morte di Lenin e dopo la NEP, il processo rivoluzionario si fermò e forse non fu solo colpa di Stalin che, poveretto, dovette organizzarsi per rispondere ai fascismi in Germania, Spagna e Italia. E se non si fosse organizzato, armandosi grazie ai surplus agricoli sottratti ai kulaki, forse non ci sarebbe stata la sconfitta di Hitler a Stalingrado e forse noi non avremmo avuto il dono della bella Costituzione repubblicana che, non a caso, porta la firma di Umberto Terracini.
Come dice il proverbio, il mondo è bello perché è vario.

Noi, in Italia, non dovremmo più dirci comunisti perché Stalin era un dittatore? E cosa dire della Cina che persegue il socialismo nella ricchezza con un duro capitalismo di Stato?
Se venisse a omaggiare Gramsci il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, don Piccari gli darebbe del “terrapiattista”?

E se fosse venuto Renzi appena eletto Segretario di ciò che restava del PCI e avesse tenuto un bel discorso contro l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, don Piccari lo avrebbe definito un no-vax?

Figuriamoci se io posso essere d’accordo con Rizzo (e Rizzo non è Xi Jinping)! Ma visto che i suoi seguaci compiono un innocuo omaggio a Gramsci (che appartiene a tutti!) non vedo perché lanciargli la scomunica. Sono frange del movimento immerse nel bisogno primario di identità, probabilmente non hanno capito dove si dirige la “vecchia talpa” del comunismo che intanto continua a scavare. Ma, caro Nando, ci vuole un po’ di pazienza!

Giuseppe Chicchi

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