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Domenica ArcheoMe va alla ricerca di un luogo misterioso in Valmarecchia

Tra le diverse modalità di fare archeologia, senza dubbio lo studio del paesaggio ricopre un ruolo fondamentale. Soprattutto se quello che si sta cercando, non ha lasciato tracce, o sono talmente labili da poter essere individuate solo in determinate posizioni se non addirittura stagioni. Per poter fare archeologia dei paesaggi è indispensabile osservare un determinato ambiente, cercando di capire quelle che sono state le dinamiche di insediamento e popolamento di un preciso contesto paesaggistico.

Non di poco conto per lo studio di un paesaggio, sono le fonti, scritte o tramandate oralmente, che si possono ritrovare per alcuni casi, mentre per altri è indispensabile l’azione sul posto. Un chiaro esempio di questa tipologia di lavoro è riscontrabile nell’iniziativa di ArcheoMe, chiamata Uncharted Places che andrà in onda sulle pagine social (ArcheoMe, ArcheoMe Emilia-Romagna, ArcheoMe Marche) questa domenica (6 settembre 2020) con la prima puntata dedicata a un luogo misterioso della Valmarecchia.

Il gruppo propone una serie di documentari archeologici, dove Daniele Frisoni, Lorenzo Montanari (Emilia-Romagna, Marche) e Francesco Tirrito (Sicilia) vanno alla ricerca dei luoghi storico/archeologici sperduti e abbandonati in tutta Italia. La loro esperienza di archeologi, legata alla ormai pluriennale esperienza nell’ambito della documentaristica social-media, ha portato alla fusione di queste loro competenze. Armati di videocamera e tanta voglia di riscoprire il passato, vanno alla ricerca di tracce di quelle che un tempo dovevano essere delle realtà prestigiose. Partendo dal dato topografico, tramite consultazione di mappe cinque e seicentesche (ad esempio la mappa Flaminia, che ritrae a volo di uccello la Romagna), e poi collimando con i dati letterari, riescono a rintracciare alcune aree completamente disabitate, dove un tempo dovevano trovarsi dei complessi, quali castelli, villaggi preistorici o centri produttivi romani, il tutto prontamente segnalato al portale della Regione E-R. Il modello seguito nella realizzazione dei video è quello della esperienza condivisa; ovvero gli archeologi vanno sul posto e cercano le tracce del passato, come piccoli alzati murari, crolli ancora evidenti, aree che presentano coltivazioni un tempo create dall’uomo.

Nel frattempo, senza aver mai visto prima quello che gli si presenta davanti (ovvero senza un copione preimpostato), ragionano su quegli antichi resti provando a datarli sulla base delle tecniche edilizie, sui frammenti di cocci che si possono trovare in superficie, ovviamente senza spostarli e decontestualizzarli; avanzando ipotesi sulle funzioni, sul motivo della distruzione e dell’inevitabile abbandono. In tutto questo lo spettatore viene coinvolto, seguendo passo a passo i ragionamenti che gli archeologi fanno e ragionando sui dati da loro forniti. Interessante notare come nei video non si arrivi mai a una soluzione definitiva, lasciando libera interpretazione a tutti coloro che guarderanno poi i video e fornendo magari più ipotesi plausibili. Con questo lavoro il gruppo spera di poter dare nuova gloria a questi luoghi, dando vita in futuro a una sorta di museo diffuso diverso dal tipico parco archeologico, che si possa inserire all’interno dei percorsi escursionistici e vacanzieri, collaborando, si augura, con le diverse realtà delle Valli.

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