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Dodici condanne al processo di Rimini Yacht

E’ finito con dodici condanne il processo sulla bancarotta di Rimini Yacht che si è svolto a Bologna. La società era stata fondata da Giulio Lolli per  vendere in leasing imbarcazioni di lusso. Lolli nel 2014 aveva patteggiato la sua posizione tramite il suo avvocato, ma nel frattempo era avventurosamente fuggito in barca a vela in Libia. Dove ancora più avventurosamente ha partecipato alle tumultuose vicende di quella nazione: incarcerato, liberato dalle milizie, arruolatosi lui stesso e convertitosi all’Islam fino a divenire “Capitan Karim” al comando di una flottiglia di motovedette. Dall’estate dello scorso anno “l’ultimo pirata”, come lui stesso si definisce, si trova di nuovo in carcere a Tripoli con accuse per le quali, si è appreso di recente, rischia la pena di morte.

Intanto Bologna sono andate a giudizio persone accusate in concorso con lui di aver distratto fondi per svariati milioni dai conti della società fallita nel 2010.

Si tratta di presunti prestanome, commercialisti, amministratori di altre società e membri del collegio sindacale. E’ di cinque anni e sei mesi la pena più alta stabilita, per il broker nautico Gianluca Giovannini, mentre la moglie Graziella Zanotti ha avuto una condanna a tre anni e quattro mesi ed entrambi sono stati condannati a pagare 4,4 milioni al fallimento.

Le pene per gli altri 11 imputati vanno da un minimo di due anni a un massimo di quattro. Per sei posizioni i giudici hanno ritenuto di escludere l’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità ed hanno disposto che dieci imputati paghino cifre che vanno dai 49mila euro ai 2,9 milioni al fallimento. Due le assoluzioni.

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