L’epoca digitale riserva tante opportunità e qualche rischio. Uno dei concetti più interessanti sviluppati dai principali pensatori moderni è il “digital fingerprint” (traducibile in “impronta virtuale”). Con questo termine si fa riferimento a tutte le informazioni personali che lasciamo sulla rete, in modo volontario o inconsapevole.
Navigare su un sito web, usare i social media, effettuare un acquisto online… sono tutte attività ormai di carattere quotidiano. E ognuna di esse lascia un’impronta virtuale di dimensioni variabili a seconda dell’interazione, delle politiche applicate dal sito con cui interagiamo e delle nostre preferenze.
In quest’articolo esploreremo il concetto di digital fingerprint, ne scopriremo le tipologie principali e offriremo qualche soluzione pratica per proteggere la privacy online.
Cosa significa digital footprint?
L’impronta virtuale è un insieme di dati che lasciamo quando usiamo Internet. Può includere informazioni di qualsiasi tipo: cronologia Internet, acquisti online, attività sui social, indirizzo IPdei dispositivi collegati e così via. Parliamo quindi di una sorta di “ombra digitale” che ci segue lungo ogni nostro passo online.
Tipologie di impronte digitali
Sono due le tipologie principali di digital footprint: quella passiva e quella attiva. La prima comprende i nostri dati che vengono raccolti dopo aver prestato specifico consenso (ad esempio l’indirizzo IP e la cronologia di navigazione). La seconda fa invece riferimento ai dati che condividiamo in prima persona online, come ad esempio i post pubblicati sui social media o le recensioni che scriviamo su ristoranti o altri servizi.
Esempi di impronte digitali
Vediamo insieme una lista con i principali esempi di digital fingerprint per offrire qualche riferimento pratico:
- Online shopping: acquisti online su siti di e-commerce, registrazione a piattaforme che offrono coupon e sconti, download di app per lo shopping, iscrizione a newsletter.
- Banking online: utilizzo dell’app della propria banca, compravendita di titoli o asset di investimento, apertura di un conto.
- Social media: utilizzo dei social su qualsiasi dispositivo, login su un sito esterno con le credenziali di un profilo social, collegamento con amici o colleghi, condivisione di informazioni personali.
- Informazione online: visite su pagine di testate giornalistiche, iscrizioni a newsletter, condivisione di notizie.
- Salute personale: dati raccolti dai fitness tracker, informazioni condivise con le app per allenamento/fitness.
Come proteggere la propria privacy online
Immaginare di non lasciare alcun tipo di traccia online è sostanzialmente un’utopia. Possiamo però fare qualcosa per ridurla al minimo e proteggere così la nostra privacy. Ecco una serie di consigli utili:
- Consapevolezza: ogni contenuto che postiamo o condividiamo online ha un’impronta e un possibile effetto. Ecco perché è bene riflettere prima di postare informazioni personali o dettagli sensibili sui social (anche relativi al nostro posto di lavoro, alla nostra famiglia o ai luoghi che frequentiamo).
- VPN: le Virtual Private Network sono reti private virtuali che mascherano la nostra attività online attraverso sistemi crittografici. Viene inoltre mascherato l’indirizzo IP, così da limitare l’impronta virtuale passiva (le aziende interessate a questo dato non potranno più raccoglierlo o, nel caso in cui lo facciano, non sarà particolarmente rilevante ai fini pubblicitari o di profilazione).
- Cancellare la cronologia regolarmente: gran parte dei dati più interessanti della nostra impronta virtuale si nascondono proprio nella cronologia. Ecco perché può aver senso cancellarla regolarmente o navigare in incognito. In questo modo, aumentiamo il controllo che abbiamo sulla nostra presenza online.
- Controllare attivamente la nostra presenza online: si può iniziare con una semplice ricerca su Google del nostro nome e cognome. Vale la pena dare un’occhiata ai risultati offerti dai principali motori di ricerca per capire quali informazioni sono disponibili. Possiamo far finta di essere un hacker in cerca di dati per rendere il tutto più realistico e affrontare il test con un occhio più critico. Se alcuni contenuti sono troppo rivelatori, potremo così eliminarli direttamente o chiederne la rimozione.