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Destini incrociati fra Rimini e Gemmano in 100 anni di storia italiana

Maurizio Temeroli: “Ritrovarsi. Due famiglie e cento anni di storia italiana”
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Maurizio Temeroli, classe 1954, ex dirigente della Regione Emilia-Romagna, ex dirigente della Provincia di Rimini, ex Segretario Generale della Camera di Commercio di Rimini, andato in pensione ha deciso di raccontare in forma romanzata la storia della sua famiglia negli ultimi cento anni. Abituato a scrivere relazioni, delibere, atti amministrativi si è voluto cimentare con una scrittura narrante, compiendo, per sua ammissione, una fatica improba. Testimonianza che raccontare storie, anche quando il fil rouge è già delineato, non è cosa semplice e facile. Ma Temeroli in questa sua prima (e ultima?) prova è riuscito ad avvincerci e trascinarci, sulle orme dei suoi avi, nella Rimini dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. Creando il giusto mix tra realtà e fantasia.

Scrive Temeroli presentando il suo lavoro: “La storia non è solo quella con la S maiuscola che si legge sui libri e si guarda sullo schermo, ma anche quella minuta famigliare, che ci segna come individui e che talvolta, come in questo racconto, si incontra con quella più importante. E’ nata così la curiosità di ricostruire le vicende che hanno interessato due famiglie: quella d’origine di mia madre, vissuta in un piccolo paese collinare, lontano dal clamore degli avvenimenti che andavano cambiando la storia dell’intero Paese, e una della vicina città, coinvolta, con alterne fortune, in quelle vicende”.

Tutto ebbe inizio dall’amore tra Amos e Vittoria, giovani a metà dell’800. Amos, trentenne, orafo nel negozio del padre Antonio sul Corso di Rimini, al piano terra del palazzo dei Conti Salvoni-Ripa. “La loro oreficeria era una delle poche botteghe del genere esistenti in tutta la città, ma era sicuramente quella più frequentata dai notabili del posto. I Burnazzi si potevano definire dei veri e propri artisti orafi”. Amos, con i fratelli, partecipò alla prima guerra d’indipendenza nel 1848-1849 e alla seconda nel 1859. “La famiglia Burnazzi si era distinta per l’apporto dato alla causa patriottica dell’unità d’Italia”. Dall’amore fra i due giovani, conclusosi drammaticamente per la decisione di Amos di partire volontario per la guerra, sarebbe nato Raffaele.

Vittoria, dopo il parto ed aver affidato il bambino all’Ospedale (“figlio d’ignoti”), tornò a Gemmano, dai genitori. Qui, grazie all’aiuto di alcuni parroci, si rifece una vita e si sposò con un piccolo proprietario terriero, vedovo, Domenico Carrara. La nuova famiglia tornò a prendersi alcuni anni dopo dall’orfanotrofio di Rimini il piccolo Raffaele che crebbe a Gemmano.

Amos tornato dalla guerra cercò Vittoria, ma senza esito. Anche lui si rifece una vita sposandosi. Dal matrimonio nacquero quattro figli, un maschio e tre femmine. Il maschio, Probo, proseguì l’attività di orefice del padre e del nonno.

Nella sapiente ricostruzione famigliare Temeroli inserisce piccoli cammei tratti dalla storia riminese: la visita di Papa Pio IX l’1 giugno 1857, l’inaugurazione del Teatro il 16 agosto 1857, le feste di carnevale al casino civico, lo stabilimento balneare.

Nel 1873 Amos rintracciò Vittoria a Gemmano e conobbe suo figlio Raffaele. Le due famiglie di Amos, a Rimini e a Gemmano, incominciarono a conoscersi e a frequentarsi. “Con Raffaele, il figlio avuto da Vittoria, si era ormai riconciliato e l’amicizia nata con gli altri suoi figli era per lui motivo di grande consolazione”.
Probo, dopo la morte di Amos nel 1899, aveva ereditato l’oreficeria, “continuando così la tradizione famigliare, giunta con lui alla terza generazione”. Raffaele, a Gemmano, invece “pur essendo analfabeta, oltre a seguire i suoi campi, lavorati dai mezzadri, curava come fattore gli interessi di altri possidenti della zona (…) rappresentava la tipica figura del fattore di campagna, rispettato dai suoi contadini e da quelli che lavoravano la terra dei possidenti di cui curava gli interessi”.

Il fatto di essere analfabeta gli pesava: “Fino a quando discuteva con i contadini, più ignoranti e meno scaltri di lui, non c’erano problemi, ma quando si dovevano trattare affari con altre persone, tutto si complicava e si rischiava di essere raggirati. L’ignoranza si paga, lo aveva capito da tempo”. Per questo mandò il figlio Attilio a studiare a Rimini.

A cavallo del cambio di secolo Rimini, come il resto d’Italia, visse alla grande gli anni della “Belle Epoque”: nuove invenzioni (la luce elettrica, il telefono, i collegamenti fra paesi con vetture a motore), crescita economica, sviluppo del turismo. Ancora nuovi cammei di storia riminese: il Circo di Buffalo Bill l’11 aprile 1906, lo spettacolo dell’equilibrista boemo Arthur Strohschneider l’1 novembre 1912.

Ma “i mutamenti del primo decennio del nuovo secolo non avevano prodotto alcun apprezzabile cambiamento nelle abitudini e nelle condizioni delle persone che, come Raffaele e la sua famiglia, vivevano a Gemmano e nelle sue frazioni. La coltivazione dei campi restava l’unica risorsa per il sostentamento, e la ristretta società locale era sempre rigidamente divisa tra possidenti e contadini. Quasi tutti erano ancora analfabeti”.
Alla morte di Probo Burnazzi nel 1937, l’oreficeria sarebbe passata al figlio Corrado.

La Prima Guerra Mondiale, il terremoto a Rimini del 1916, il fascismo (il figlio di Raffaele, Attilio, divenne nella seconda metà degli anni ’30 il federale fascista di Gemmano e in questa veste ricevette Mussolini a fine estate 1936), la guerra, lo sfollamento dei Burnazzi a Gemmano, le battaglie per la conquista della Linea Gotica, la distruzione di Gemmano, la resistenza ed il ruolo di don Antonio Marcaccini.
La storia raccontata da Temeroli termina ad aprile 1953 con il matrimonio a Gemmano di Iride Casadei con Aulo Temeroli, i genitori dell’autore del libro.
L’oreficeria Burnazzi in Corso d’Augusto è ancor oggi gestita da Probo (Dodo), figlio di Corrado. Con la sua gestione si è arrivati alla quinta generazione.

Il libro di Maurizio Temeroli è venduto presso l’oreficeria Burnazzi in Corso d’Augusto. Il ricavato, per decisione dell’Autore e della famiglia Burnazzi, sarà interamente devoluto alla onlus Namaste – Sezione di Rimini (338.6797018) che opera in India, in Nepal, in Moldova a sostegno di famiglie, bambini, micro-credito, imprenditoria femminile.

Paolo Zaghini

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