Si riapre la tragica vicenda della scomparsa di una ragazza 43 anni fa, un caso dai contorni mai chiariti.
Angelo Izzo, uno dei ‘mostri’ del Circeo, condannato a due ergastoli, ha riferito ai magistrati che Rossella Corazzin, la 17enne friulana sparita il 21 agosto 1975 nei boschi in Cadore, fu seguita dalla banda di criminali romani in vacanza, poi sequestrata e portata sul lago Trasimeno. Lì sarebbe stata violentata dal branco e uccisa. Il fascicolo con le dichiarazioni di Izzo è finito sul tavolo del procuratore di Belluno Paolo Luca, che poi lo ha trasmesso a Perugia.
Alla scomparsa della 17enne friulana Angelo Izzo si era già riferito nel 2016, sottoponendosi a due interrogatori del procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone. Gli atti furono inviati ai magistrati di Perugia perchè l’omicidio sarebbe avvenuto in Umbria, in una villa sul lago Trasimeno. La procura lo scorso anno archiviò senza trovare conferme alla ricostruzione.
Secondo Izzo, l’amico, Andrea Ghira (condannato all’ergastolo in contumacia per il massacro del Circeo, e morto sotto falso nome all’estero) con altre persone notarono Rossella: la caricarono in auto e la portarono prima in un casale a Riccione e poi nell’abitazione sul lago.
“Non partecipai al sequestro, mi trovavo a Positano” sostiene Izzo. “Sostenne che le fecero una specie di rito” ricorda Pavone. Avrebbero abusato di lei per poi ucciderla. Su quest’ultimo punto Izzo non fornisce indicazioni precise perchè, sostiene, non avrebbe preso parte all’omicidio. Il magistrato oggi in pensione, delegò alla Dia di Padova alcuni accertamenti. “Mi parve sincero – rileva – ed effettivamente trovammo dei riscontri: sapeva dettagli che poteva aver appreso solo da chi aveva direttamente partecipato ai fatti”.
Quelle dichiarazioni sono di nuovo all’attenzione della Procura di Belluno, e arrivano i primi riscontri. Tali da far pensare che Izzo non sia semplicemente un pazzo assassino con il culto dell’apparire. Un “assassino seriale che ha bisogno di reiterare il delitto che ha segnato tutta la sua vita; nella sua psiche, si è formata una miscela letale fra la vocazione sadica, il desiderio di violenza e una forte componente ideologica”, come lo definì Maurizio Fiasco, consulente dell’Antimafia e studioso dei profili criminali dei neofascisti. Non sono le farneticazioni di un folle, come le ha etichettate in fretta Massimo Ciardullo, avvocato difensore di uno dei tre massacratori del Circeo, quel Gianni Guido nel mentre tornato in libertà.