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De Pascale: “L’addio di Nanà? Riccione non piangerà, se solo fosse vero”

Marco De Pascale, Coordinatore di Patto Civico Riccione Oltre, saluta con parole sue l’addio alla politica riccionese pronunciato da Nanà Arcuri. Non credendoci troppo, come si vede:

E così siamo all’ennesimo annuncio alla città col quale il sig. Arcuri informa nuovamente del suo disimpegno dalla politica riccionese.

Nessuno aveva creduto a quello che fece nel marzo scorso, allorquando annunciò il suo disimpegno da Noi Riccionesi dimettendosi da segretario per motivi di lavoro. Ed infatti la sua presenza è rimasta immutata, ed a testimoniarlo vi sono le fotografie che lo ritraggono in trepidante attesa dei risultati la sera del ballottaggio presso la sede elettorale di Renata Tosi.

Ma quello che colpisce è questa necessità continua di comunicare il suo disimpegno, il suo allontanamento dalla politica riccionese. Siccome al primo tentativo nessuno ci ha creduto, ora il sig. Arcuri lo ribadisce. E questa volta non si limita a comunicare un semplice allontanamento. No questa volta dichiara testualmente che “con la politica riccionese ho chiuso”.

Viene il sospetto che il fondatore di Noi Riccionesi abbia preso definitivamente atto della mancanza di empatia della città nei suoi confronti e che al fine di tutelare la sua creatura si preoccupi di convincere i riccionesi che con quella lui non c’entra più nulla.

Anche in questo caso ci crediamo poco e frasi come “non lascio gli amici, se qualcuno mi chiama rispondo” avvalorano lo scetticismo. Ma quel che più conta è la presa d’atto anche da parte sua di ciò che è noto ai più: questa città non lo ama.

Arcuri arrivò a Riccione nel 2008 perché il PD di Imola lo fece responsabile della comunicazione del Palacongressi, che necessitava di un professionista della comunicazione per sopravvivere. Quando il sindaco neoeletto Massimo Pironi (sempre PD) lo esautorò dall’incarico, il “nostro” non la prese affatto bene.

E’ lui stesso a dire che mise in pratica un esperimento (un esperimento!) riguardante la gestione del consenso a mezzo social network. Si diede uno pseudonimo (Alberto Nardelli) ed iniziò a menare durissimo contro Pironi definito “Il Nazzareno”, riportando sulla piazza virtuale di Facebook, grazie ai suoi sodali piddini, ogni delicata questione che veniva discussa nelle segrete stanze del pd, sputtanando quotidianamente quel Pironi che lo aveva accantonato.

Dopo aver logorato Pironi per anni durante il suo mandato, ed aver portato lo scontro politico a mezzo social network a livelli di asprezza ed in alcuni casi cattiveria gratuita mai raggiunti prima a queste latitudini, giunto alla vigilia delle elezioni del 2014 scelse Renata Tosi quale paladina del movimento Noi Riccionesi che creò dal nulla per l’occasione, forte di quel consenso “social” che le sue bordate avevano suscitato tra qualche centinaio di cittadini. Di fatto una leadership costruita grazie alle fake news ed agli attacchi feroci ed alla demonizzazione degli avversari sul web, che hanno trovato terreno fertile nell’epoca del populismo sfrenato; è lui stesso a dichiarare di aver imparato il “metodo” negli USA, e grazie a tale metodo oggi la più grande potenza mondiale si trova come Presidente Donald Trump. Un metodo troppo spesso fondato su teoremi fasulli, vincente solo perché in grado di cavalcare il malcontento diffuso. Il tutto, lo dice lui, in esecuzione di un mero esperimento di comunicazione, “a prescindere da chi comunicava il messaggio”.

Ecco se già i riccionesi sono restii a fidarsi di qualcuno che non conoscono, che non hanno visto nascere, a maggior ragione lo sono nei confronti di chi ammette di averli usati per fare esperimenti comunicativi. Ed allora, meglio far apparire di farsi da parte: hai visto mai che questa diffidenza possa iniziare a tradursi in pregiudizio per Renata e la sua band? Peraltro alle prossime elezioni la figura della Tosi, scelta proprio per la sua popolarità dovuta ad oltre un decennio di battaglie contro il TRC dai banchi dell’opposizione, non potrà esser nuovamente spesa, poiché non è consentito per legge un terzo mandato.

I riccionesi hanno – purtroppo – creduto a Renata Tosi, non certo a Natale Arcuri; lo dimostra il fatto che – nonostante gli espliciti endorsement di Arcuri per Matteo Renzi, ed il suo rivendicare orgoglioso la sua appartenenza al PD – gli agguerriti sostenitori di Noi Riccionesi, che solo a pronunciare il nome di quel partito hanno sempre scatenato l’inferno (magari anche a ragione), non hanno mai fatto una piega di fronte a tali dichiarazioni di appartenenza proprio al PD del loro capo. E come mai? Perché c’era Renata, #renataprimaditutto, direbbe l’hastag.

L’attacco che Arcuri fa a Tirincanti quando lo definisce la persona politicamente più scorretta da lui incontrata in vita sua, è davvero grottesco: lui, Arcuri, che nascondendosi dietro lo pseudonimo Nardelli – per non farsi scoprire, altrochè esperimenti social! – grazie alle soffiate dei suoi confidenti che partecipavano alle riunioni ed ai direttivi del PD ha massacrato per anni il suo compagno di partito Pironi, per mero interesse personale, che dà del “politicamente scorretto” a Tirincanti, fa sorridere, nella migliore delle ipotesi. E dà la misura del profilo politico del sig. Arcuri, e del suo metodo: quello di accusare gli altri di ciò che invece è proprio il suo caratteristico modus operandi.

Se questa volta – ma non ci crediamo granchè – sarà addio vero, c’è da star certi che nessuno tra i veri riccionesi piangerà.

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